sabato 26 marzo 2016
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ROMA «Il terrorismo jihadista non è mica un fenomeno solo belga, o francese, o tedesco, o britannico... Gli estremisti si muovono senza badare ai confini fra gli Stati, per ricostruire le loro reti serve una visione ampia, che metta insieme singoli elementi investigativi, anche minimi, e componga il quadro intero. Invece gli Stati nazionali, quando va bene, conducono prima le singole inchieste e poi si scambiano i dati». Già sostituto procuratore in inchieste di mafia, dal 2011 il magistrato Giovanni Kessler è direttore generale dell’Olaf, l’ufficio anti-frode dell’Unione europea. La sua esperienza nel contrasto al crimine transnazionale lo ha convinto della necessità di centralizzare alcuni tipi d’indagine a livello europeo, a partire da quelle sul jihadismo. Dunque lei è favorevole a una procura Ue antiterrorismo? Sì e non da oggi. E concordo con quanti, come il ministro Orlando, chiedono che le istituzioni europee inizino a discuterne. Inoltre, ritengo che la sua azione debba essere affiancata da un’agenzia investigativa di tipo federale. Come l’Fbi negli Usa. C’è chi dice: non si farà mai, perché diversi Stati temono di perdere un pezzo rilevante di sovranità. Cosa ne pensa? Che si deve riflettere su come si possa affrontare questo terrorismo transnazionale ingabbiati da strumenti dell’Ottocento, creati appunto per gli Stati nazionali. Peraltro, sarebbe una perdita di sovranità limitata agli aspetti di intelligence e giudiziari relativi al contrasto di questo fenomeno... Quali i vantaggi concreti? Prendiamo il caso di Abdelslam Salah: è un cittadino francese d’origine marocchina, naturalizzato belga, accusato di attentati a Parigi ma ora arrestato a Bruxelles per altri atti compiuti in Belgio. Un incastro di nazionalità e confini che già di per sé complica l’azione giudiziaria: il Belgio vuole interrogarlo, ma anche la Francia, entrambi gli Stati vorranno processarlo... Intanto l’arrestato tergiversa, valutando se collaborare o meno. E se farlo di qua o di là. Appunto. Potrebbe essere anche un atteggiamento strumentale. I terroristi sanno approfittare di lentezze e disfunzionalità. Ma ogni attimo, nelle inchieste di questa natura, è prezioso, perché potrebbe consentire di risalire a un altro covo o a un’altra cellula, magari in una terza nazione, e sventare un attentato... Invece il tempo se ne va in rogatorie. Con procura e 'Fbi' europee ci sarebbe maggior tempestività? Ovviamente, anche se tutto dovrebbe comunque avvenire nel rispetto delle garanzie dell’imputato. Il trattato di Lisbona consente solo una procura antifrode. Per ampliarne i poteri servirebbe l’unanimità in Consiglio Ue. Uno scoglio insuperabile? Il meccanismo previsto è quello. Ma io penso che una sintonia politica forte, fra diversi Stati, possa stimolare il raggiungimento di un’intesa che comprenda tutti. Vincenzo R. Spagnolo © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Giovanni Kessler
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