martedì 23 maggio 2023
Anni di finanziamenti insufficienti hanno indebolito il nostro Servizio sanitario nazionale. I fondi europei, se impiegati bene, rappresentano un'opportunità per voltare pagina
Ambulatorio pediatrico

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Quanti dei miliardi di euro del Pnrr saranno destinati alla sanità?

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) nasce dal finanziamento previsto dall’Unione Europea, nell’ambito del programma Next Generation Eu, per favorire la ripresa dopo la crisi – sanitaria, economica, sociale – causata dalla pandemia di Covid-19. All’Italia sono stati destinati 191,5 miliardi di euro: di questi 68,9 sono a fondo perduto, mentre 122,6 sotto forma di prestiti a tassi agevolati. Alla salute in modo specifico è destinata la Missione 6 (l’ultima) del Pnrr, con un finanziamento complessivo di 15,63 miliardi. Si tratta di fondi che rappresentano una importante iniezione di risorse per un sistema che è stato nei fatti sottofinanziato, almeno a partire dal 2008: avere raggiunto un sostanziale pareggio di bilancio nel 2019 ha comportato però un indebolimento delle strutture e una riduzione del personale, una situazione che ha reso ancora più faticoso affrontare l’emergenza Covid-19.

Quali sono gli obiettivi da raggiungere?

Il Pnrr copre il quinquennio 2021-2026. La Missione 6 si divide in due componenti: la prima è Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale; la seconda è Innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale (Ssn). Due le riforme considerate essenziali per raggiungere gli obiettivi: quella della medicina territoriale (decreto ministeriale 77/2022), con le case di comunità, ospedali di comunità e sviluppo di telemedicina e quella degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) tesa a migliorarne la governance.

Quali sono gli interventi specifici per il Servizio sanitario nazionale?

La riforma della medicina territoriale è figlia della presa di coscienza dell’insufficienza di un modello gestionale ospedalocentrico, prevalente nel nostro Paese, nelle risposte alle esigenze di salute di una popolazione che invecchia e che quindi ha bisogno, e ancor di più in futuro, di una presa in carico delle fragilità e delle cronicità. Peraltro il modello delle Case e degli ospedali di comunità (ne sono previsti rispettivamente 1.350 e 400) ha sollevato più di un dubbio: da un lato per l’organizzazione possibile nelle città (è prevista una Casa ogni 40mila abitanti) ma poco adatta ai territori più disagiati e spopolati; dall’altro per il rischio di “resuscitare” i piccoli ospedali, in una forma non sempre utile. Inoltre il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha detto di voler ripensare le Case di comunità.

Che impatto potrà avere il Pnrr sul personale medico?

I fondi del Pnrr non possono, per loro natura, essere destinati all’assunzione di personale. Quindi sebbene il mancato turnover degli ultimi dieci anni abbia causato un invecchiamento degli operatori (medici, infermieri e non solo), per questo obiettivo si dovrà intervenire con altre soluzioni. Tuttavia – grazie ai provvedimenti adottati durante l’emergenza pandemica – il numero di dipendenti del Ssn nel 2022 è tornato ai livelli del 2011, anno in cui è iniziato il blocco del turnover. D’altra parte però, il Pnrr può essere utilizzato per favorire l’aggiornamento del personale, specie in relazione alle nuove tecnologie informatiche, utilizzate per teleconsulti e televisite. La Piattaforma nazionale di telemedicina è prevista nel 2026.

Come si articolano gli interventi?

Ogni Missione deve raggiungere milestone e target. Per la salute sono previsti 44 milestone e 56 target, che sono valutati con indicatori quali-quantitivi. E il cui raggiungimento secondo un preciso cronoprogramma è condizione per l’erogazione delle successive tranche di finanziamento. Una criticità rilevata è che non sono previste valutazioni sul miglioramento degli indicatori di salute che gli interventi avranno conseguito.

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