lunedì 20 novembre 2023
Il Pontefice torna a invocare la fine della guerra in Medio Oriente e in Ucraina e a chiedere di fermare le violenze in Myanmar
Il Papa: la pace è sempre possibile

Siciliani

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Se la guerra «è sempre una sconfitta», la pace «è sempre possibile», a patto di non rassegnarsi alla violenza e impiegare «la buona volontà». Cambia la forma ma non la sostanza delle parole di Papa Francesco, che in occasione dell’Angelus di ieri è tornato a invocare la fine di ogni conflitto, in Palestina come nella «martoriata Ucraina», ma anche in Myanmar, «che purtroppo continua a soffrire a causa di violenze e soprusi».
Tra i pensieri del Pontefice c’è poi quello dedicato alla Giornata mondiale dei poveri (sempre ieri), un’occasione per ringraziare «quanti nelle diocesi e nelle parrocchie hanno promosso iniziative di solidarietà con le persone e le famiglie che fanno fatica ad andare avanti».
Francesco ha ricordato anche la beatificazione a Siviglia di Manuel Gonzales-Serna, sacerdote diocesano, e di «diciannove compagni presbiteri e laici, uccisi nel 1936 nel clima di persecuzione religiosa della guerra civile spagnola. Questi martiri - ha detto - hanno dato testimonianza a Cristo fino alla fine. Il loro esempio conforti i tanti cristiani che nel nostro tempo sono discriminati per la fede. Un applauso ai nuovi beati!».

La speranza e la fiducia in Dio sono invece al centro della riflessione sul Vangelo domenicale, la parabola dei talenti, che per il Papa rappresenta un invito a non aver paura di Dio, a fidarsi di lui e di noi stessi, evitando di seppellire «il talento ricevuto, nascondendo quella moneta sotto terra» e di conservare «un’immagine di Dio distante e sbagliata». Il rischio, altrimenti, è quello «di non vedere la stima e la fiducia che il Signore ripone» in noi, ma «soltanto l’agire di un padrone che pretende più di ciò che dà, di un giudice. Ricordiamo - ha ripetuto -: la paura paralizza, la fiducia libera».

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