venerdì 24 settembre 2010
Palazzo Chigi smentisce il dossieraggio contro il presidente della Camera. Fli va al contrattacco. Bocchino: «Ecco le prove, ha agito un uomo molto vicino al premier».
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Palazzo Chigi, servizi segreti e Guardia di Finanza smentiscono i finiani, Bocchino e Briguglio in testa, che hanno parlato di «falsi dossier» fabbricati contro il presidente della Camera e hanno chiamato in causa l’attività dell’intelligence. L’accusa più pesante, quella di «totale irresponsabilità» nella diffusione di certe «illazioni, voci e congetture», si legge nella nota ufficiale diffusa nella tarda mattinata di ieri dalla Presidenza del Consiglio. Poche righe durissime, dove si definiscono le affermazioni di Futuro e Libertà «assolutamente diffamatorie e destituite di ogni fondamento», messe in circolazione «solo per ragioni di polemica politica».Poco prima, anche il Dis (il dipartimento governativo che vigila sull’operato dei servizi segreti, come spieghiamo qui a fianco) e le Fiamme Gialle, avevano escluso ogni loro coinvolgimento nelle indagini sull’appartamento di Rue Princesse Charlotte 14 a Montecarlo, avuto in eredità da Alleanza nazionale da una ricca nobildonna e dopo qualche anno finito in affitto a Giancarlo Tulliani, fratello della compagna di Gianfranco Fini, dopo essere stato venduto in sequenza a due misteriose società off-shore con sede nel paradiso fiscale di Santa Lucia, isola dei Caraibi.Quelle società sarebbero dello stesso Tulliani, secondo un documento attribuito al ministro della Giustizia di Santa Lucia, pubblicato con grande evidenza dai giornali più vicini a Berlusconi. Ma per i fedelissimi del presidente della Camera quel foglio è «una patacca» confezionata ad arte, forse utilizzando in maniera distorta apparati di sicurezza dello Stato, come appunto i servizi e la Finanza.Intanto, malgrado tutte le smentite a livello ufficiale, il caso approderà al Copasir, il Comitato parlamentare di controllo sull’attività delle agenzie di intelligence. È stato il presidente dello stesso organismo bicamerale, Massimo D’Alema (Pd), ad annunciarlo in un’intervista pubblicata oggi da l’Unità: «Nessuno chiama in causa i servizi segreti come tali, in quanto strutture», ha spiegato D’Alema, ma va accertato «se possa esserci da parte di singoli, di gruppi che operano al di fuori di ambiti istituzionali, una collaborazione a queste attività vergognose», tenendo sempre presente «che il Copasir non è una commissione di inchiesta, non ne ha i poteri».Tuttavia, ha proseguito l’ex-presidente del Consiglio, «ciò che abbiamo fatto e faremo è sollecitare costantemente chi ha la responsabilità di coordinare i servizi, il Dis, a esercitare i propri compiti istituzionali che comportano la vigilanza sull’operato degli apparati di intelligence, affinché sia eliminato anche solo il sospetto di attività al di fuori delle leggi».
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