mercoledì 11 maggio 2016
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Sul Viminale critiche anche le associazioni: misure concrete P arole, promesse, progetti. Intanto però la situazione dell’azzardo, ormai un’emergenza nazionale, resta immutata. Le dichiarazioni rilasciate su Avvenire dal ministro dell’Interno Alfano non convincono le associazioni impegnate sul campo contro la ludopatia. «L’attenzione delle istituzioni al tema è importante, ma francamente ne abbiamo abbastanza dei discorsi – attacca don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca) –. Qui si dovrebbe imparare a parlare con gli strumenti e quelli a disposizione della politica sono le leggi». Il primo banco di prova per un governo davvero attento all’azzardo? «Il divieto assoluto di pubblicità – continua Zappolini –, una misura che si potrebbe adottare immediatamente e senza togliere entrate allo Stato, anzi facendo risparmiare i soldi che quest’ultimo paga per le concessioni e che per esempio potrebbero essere dirottati sulla cura della ludopatia». Un segnale concreto ed efficace sulla cui urgenza è d’accordo anche il presidente della Consulta nazionale antiusura, monsignor Alberto D’Urso: «Anche noi accogliamo con gioia la notizia che il ministro Alfano sia interessato al tema dell’azzardo e ne parli (Alfano sarà anche tra gli invitati all’assemblea della Consulta in programma per il prossimo 28 giugno a Roma, ndr), ma ciò che è evidente è che questo governo, nelle parole impegnato sul fronte della lotta all’azzardo, non sta facendo nulla per arginarlo». D’Urso è particolarmente critico sul riferimento di Alfano alle case da gioco legali che potrebbero rappresentare «un elemento attrattivo, incrementando il turismo e innescando dinamiche di sana competitività tra i territori». «Se vogliamo parlare davvero di quello che fa bene all’economia del Paese – conclude don D’Urso – non possiamo prescindere dalle famiglie, dagli italiani risucchiati nel pianeta dei debiti e dell’usura proprio dall’azzardo. Queste persone non possono essere restituite all’economia reale se non vengono assistite, se l’azzardo aumenta invece che essere scoraggiato». Durissimo il giudizio di Carlo Cefaloni, del movimento Slot Mob: «Nelle sue dichiarazioni il ministro mostra di non prendere assolutamente in considerazione la gravità della situazione – commenta –, o di non volerlo fare. Per quanto riguarda il divieto di pubblicità, per esempio, Alfano parla del rischio di proibizionismo: si tratta di un’assurdità, l’Europa ci offre tutti gli strumenti per applicare la norma e in Paesi come la Germania è in vigore da tempo. Così, invece, l’interesse delle multinazionali e dei privati viene messo davanti al bene comune. L’Italia insomma, invece che fermare l’azzardo, lo incentiva. Senza contare che chi lotta contro l’azzardo non è contro nessuno, è per il legame sociale e la dignità delle persone». Altra ferita aperta, quella della legittimazione delle case da gioco legali come strumento di “attrattiva” per i territori: «Le parole di Alfano si commentano da sole – continua Cefaloni –: mi hanno ricordato quelle pronunciate nel 2011 da Berlusconi a Lampedusa, quando nel pieno dell’emergenza sbarchi disse che sull’isola avrebbe voluto un casinò ». ( V. Dal.) Angelino Alfano
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