domenica 3 aprile 2016
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Pompei, in duecento hanno varcato la Porta Santa del santuario POMPEI (NAPOLI) L’accoglienza della banda musicale dell’istituto Bartolo Longo è stata la prima emozione per i detenuti che ieri a Pompei hanno partecipato al Giubileo regionale delle carceri. I ragazzi che compongono l’ensamble sono figli di carcerati e nei giovani volti molti dei 200 detenuti hanno rivisto i figli che non possono abbracciare. Andrea Veneruso, detenuto nel carcere di Secondigliano a Napoli, ha sentito una stretta al cuore perché a Pompei spesso si recava con sua moglie. «Essere qui di nuovo spero mi aiuti ad avere un nuovo futuro» dice. Lavora nell’archivio del carcere e forse entrerà come volontario nella casa di accoglienza per gli ultimi che il cappellano, don Raffaele Grimaldi, ha aperto nella vicina Giugliano. Ad abbracciare per primo gli specialissimi ospiti è stato con gioia l’arcivescovo di Pompei, Tommaso Caputo. Il fondatore del Santuario e delle Opere di carità, il beato Bartolo Longo, aveva un amore particolare per chi pagava il prezzo della propria colpa con la privazione della libertà. Nel 1892 volle costruire, infatti, nella città mariana, l’Istituto per i figli dei carcerati e, nel 1922, anche l’Istituto per le figlie. «A Maria – ha ricordato Caputo – si rivolgono, oggi come ieri, migliaia di detenuti che affidano la propria vita e i propri cari all’intercessione della più tenera tra le madri che non dimentica nessuno». È stato un giorno straordinario di festa, vissuto in comunione da tutti coloro che a vario titolo gravitano intorno alle carceri della Campania, detenuti e magistrati, cappellani e volontari, direttori e polizia penitenziaria, insieme a Tommaso Contestabile, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria della Campania, al sottosegretario Gennaro Migliore, a don Virgilio Balducchi, ispettore nazionale dei cappellani delle carceri. Quasi mille persone che guidate dall’arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi, Pasquale Cascio, delegato per la Pastorale carceraria della Conferenza episcopale campana, hanno varcato la Porta Santa del Santuario di Pompei. «Se vogliamo vedere i frutti di questa giornata – ha detto – ognuno deve comprendere e accettare che nessuno è superiore agli altri né che qualcuno è più peccatore di altri». Al Giubileo hanno partecipato anche tre detenuti della casa circondariale di Fuorni, nel salernitano, accompagnati dal cappellano don Rosario Petrone e dai volontari dell’associazione Migranti senza frontiere. L’arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno è attenta a chi è in carcere: ogni domenica trenta fedeli di una o più parrocchie fanno visita ai detenuti, con loro condividono la Messa. «Sono momenti – annota Emanuele Muños, colombiano, detenuto a Secondigliano – che ti aiutano a capire che hai sbagliato e che devi essere disponibile a cambiare per riuscire a inserirti nella società». Sullo sfondo ci sono le pene alternative e l’accompagnamento del detenuto dopo la dismissione dal carcere. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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