martedì 3 agosto 2021
Bilancio dell'iniziativa Fondo Gesù Divino Lavoratore promossa un anno fa dal Vescovo di Roma e sostenuta anche da Regione Lazio e Comune
Un anziano fruga tra i resti di un mercato romano

Un anziano fruga tra i resti di un mercato romano - Ansa

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Più di 2.500 persone, il 71,5% componenti di nuclei familiari, il 52% italiani, più del 50% con un’età tra 35 e 54 anni, il 69,1% disoccupati. Sono i fragili, a rischio esclusione della città di Roma che hanno potuto accedere al Fondo “Gesù Divino Lavoratore” istituito più di un anno fa dal vescovo di Roma, papa Francesco, con uno stanziamento iniziale di un milione di euro per sostenere quanti sono stati maggiormente colpiti dalla crisi economica dovuta alla pandemia da coronavirus. Il 12 giugno 2020 la Diocesi, raccogliendo il mandato del Papa, ha promosso una “Alleanza per Roma” tra le Istituzioni pubbliche, gli Enti del terzo Settore e le fondazioni private, che ha visto il contributo di Regione Lazio e Roma Capitale entrambi con 500mila euro. Nel corso del suo funzionamento, inoltre, a esso hanno contribuito con donazioni sia aziende che privati cittadini con 201 mila euro.

Il progetto ha ufficialmente concluso la sua prima fase il 31 luglio 2021 e i fondi stanziati alla data del 30 giugno 2021, impiegati sul totale delle varie misure previste dal Fondo, ammontano a 2.203.100 euro. A chi sono andati? I 150 Centri di Ascolto parrocchiali, coordinandosi con circa 75 Presidi Territoriali di Ascolto, hanno individuato le situazioni che potevano usufruire degli aiuti del Fondo: domiciliati nel Comune di Roma; con entrate non superiori 600 euro mensili (aumentate di 100 euro per ogni persona convivente); disoccupate o che abbiano drasticamente ridotto il proprio reddito a causa dell’emergenza sanitaria; che manifestino una chiara volontà di collaborare attivamente per superare la situazione di emergenza. A loro sono stati proposti differenti tipi di intervento: un “una tantum” a sostegno di criticità importanti legate alle morosità di affitto, utenze e spese condominiali fortemente messe a rischio dalla diminuzione di reddito; un contributo mensile, fino ad un massimo di 600 euro mensili rinnovabili fino a 5 mesi. che ha colmato l’improvvisa mancanza di reddito e per far fronte alle spese domestiche; un sostegno a progetti di piccola imprenditoria, per lo più artigianale, e reinserimento nel mercato del lavoro attraverso l’attivazione di corsi di formazione e tirocini formativi.

Alla data del 15 giugno 2021 il numero di domande presentate per l’accesso al Fondo era 875 ma presumibilmente si arriverà a 920, mentre si stima che il numero complessivo delle persone raggiunte e sostenute attraverso una o più misure del Fondo sia 2.500, in quanto come detto quasi tre quarti sono famiglie, con 3-4 componenti ma anche 9-10. “Si è trattato - sottolinea la Diocesi - di situazioni di già forte fragilità e di numerose famiglie, risucchiate nel vortice della crisi socio-economica, che fino a quel momento potevano considerarsi stabili”. Un trend in continua crescita. “Anche con il progetto “Alleanza per Roma”- sottolinea don Benoni Ambarus, vescovo ausiliare delegato diocesano per la Carità e già direttore della Caritas diocesana -, abbiamo agito con la consapevolezza dei “cinque pani e due pesci”, cioè sapendo delle risorse molto limitate rispetto alle richieste. Ma siamo contenti e orgogliosi di poter raccontare come siamo riusciti a vivere il miracolo della moltiplicazione. Le comunità si sono rese conto meglio di quello che stava succedendo, e incontrando le persone, le famiglie, hanno offerto non solo risorse finanziarie o percorsi lavorativi, ma anche compagnia, relazione, accompagnamento”.

Come abbiamo visto oltre il 50% delle istruttorie ha interessato le classi di età tra i 35 e i 54 anni, “quelle cioè normalmente riferibili agli adulti attivi in famiglia e che invece presentano evidenti difficoltà di mantenimento della posizione lavorativa”. Ci sono poi 56 over 65, un numero che “pone un’ulteriore questione: nonostante la titolarità della pensione diverse persone anziane sono state costrette a chiedere aiuto e sostegni a causa dell’insufficienza delle risorse reddituali di cui dispongono”. Infine ci sono anche tanti giovani tra i 25 e i 34 anni, ben 117. Un altro dato preoccupante. Per quanto riguarda la nazionalità oltre al 52% di italiani seguiti da persone provenienti da Bangladesh (4,1%), Egitto (3,9%), Perù (3,3%), Romania (2,7%). La percentuale maggiore, il 73,4%, possiede un diploma di secondo grado (39,37%), seguito da chi ha conseguito un diploma di primo grado (34,1%). Un numero basso di intestatari, ma comunque significativo in termini assoluti, possiede una laurea, per il 7% di primo livello e per il 6,1% di secondo livello. Il 4,3% possiede una licenza elementare e il 2,5% è invece analfabeta.

Tra il 69,1% di disoccupati abbiamo il 44,3% che ha perso il lavoro in precedenza (44,3%) e il 24,8% che non mai stato occupato. “Questo dato - sottolinea la Diocesi - conferma l’obiettivo perseguito dal Progetto sostenuto con il Fondo, quello cioè di intercettare e sostenere quella parte di popolazione con maggiori fragilità e fortemente in crisi in termini occupazionali”. Infatti il dato relativo agli occupati (26,5%) comprende anche uomini e donne con impiego irregolare o in Cassa Integrazione. Molto interessanti anche i dati relativi all’ultimo lavoro svolto. I settori che emergono maggiormente sono quello alberghiero e della ristorazione (35,6%), quello del commercio (14,5%) e quello della cura della persona (12,8%), soprattutto a colf e badanti. “In sostanza vengono ad essere rappresentati i comparti che con maggiore rapidità e gravità sono stati colpiti dalle conseguenze del Covid-19, creando letteralmente da un giorno all’altro una schiera di persone senza lavoro”.

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