giovedì 15 novembre 2018
Palazzo Madama licenzia, tra le polemiche e bagarre in Aula, il testo con 167 sì. Undici grillini fuori dall'aula durante il voto. Casellati: 43 morti avrebbero meritato clima diverso
Il Dl Genova è legge. Bagarre in aula per pugno chiuso del ministro
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Alla fine è diventato legge. Dopo l'intoppo in commissione, dove il governo è andato sotto proprio sull'articolo che inserisce il condono per Ischia, stamattina l'Aula del Senato ha approvato con 167 voti favorevoli, 49 no e 53 astenuti il decreto che contiene le misure per il post crollo del Ponte Morandi a Genova e alcuni interventi per la ricostruzione di aree terremotate come Ischia. Tuttavia a non partecipare al voto sono stati 11 senatori grillini "ortodossi", tra cui il più duro oppositore M5s del testo Gregorio De Falco: «È vero non ho fatto in tempo a votare: ma tutto sommato meglio così. Evidentemente era destino, il fato...»

Ma il disco verde è arrivato tra le polemiche e i fischi dell'opposizione che hanno portato la seconda carica dello Stato a dover richiamare il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli - seduto tra i banchi del governo - perché durante le dichiarazioni di voto era sempre al telefono. Dopo qualche minuto di sospensione della seduta per i continui momenti di tensione tra maggioranza e opposizione, la presidente di Palazzo Madama Elisabetta Alberti Casellati ha definito il clima in Aula da «asilo infantile» e bacchettato tutti i senatori: «Avrei immaginato un'Aula diversa al di là delle posizioni che possono essere differenti. I 43 morti pesano su tutte le coscienze nostre».

Le polemiche non si sono placate neppure a scrutinio avvenuto, anche per il gesto di esultanza (un pugno alzato) arrivato dal titolare del ministero dei Trasporti Danilo Toninelli. Lui si difende dicendo: «Chi oggi ha gioito, ha gioito per i cittadini di Genova. L'esultanza è perché la meravigliosa città di Genova si rialzerà, ed è in ginocchio per un evento che poteva e doveva essere evitato. E magari c'è qualche responsabile in quest'Aula, che ha permesso ad Autostrade di ingrassare le proprie finanze e i bilanci». Dopo il voto è tornato a rilanciare la sua idea contraria a parti del testo il senatore De Falco: «Non posso prescindere da un mio futuro impegno per modificare tutto questo. Cercherò di fare quanto possibile, adesso studierò come fare».

Sull'approvazione del testo è intervenuto da Genova anche il governatore della Liguria Giovanni Toti dicendo che «Forza Italia si è astenuta per segnare la sua posizione di opposizione e per segnalare anche il fatto che su quel decreto molte perplessità restano. Ma siccome io tendo a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno come ha fatto anche Gagliardi alla Camera, io avrei dato fiducia a questa città e avrei votato a favore». A guardare ai prossimi step il sindaco di Genova Marco Bucci, commissario per la ricostruzione del ponte Morandi, che adesso «sceglieremo quindi tra l'ultima settimana di novembre e la prima di dicembre le aziende che si occuperanno del progetto, già pronte a lavorare». Perciò «sono fiducioso di poter partire con la demolizione il 15 dicembre e con la ricostruzione già ad aprile»

La bagarre in Aula

Il clima a Palazzo Madama, già teso in precedenza, si scalda con la capogruppo FI, Anna Maria Bernini, che accusa: «Toninelli ha alzato il pugno durante l'approvazione. Non venga più in quest'aula ad alzare i pugni! Non glielo permetteremo». Il capogruppo M5s, Stefano Patuanelli, difende il collega pentastellato: «Penso che un piccolo gesto di giubilo dopo l'approvazione di un decreto cosi importante restituisca sì dignità a Genova. Toninelli non ha fatto gesti volgari né inopportuni».

Durante le dichiarazioni di voto anche il Pd era intervenuto duramente contro il governo, con il senatore Matteo Renzi che ha attaccato frontalmente il governo. «Il Pd non ha preso una lira da Autostrade, e neanche la Leopolda. I soldi di Autostrade erano andati alla Lega nord non al Pd». Più volte il presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, ha cercato di ripristinare l'ordine: «Questa prova di indisciplina non vi fa onore».


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