giovedì 7 luglio 2016
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Ce lo dicono ormai spesso: «Siete una 'casta' pure voi, corporativi, autoassolutori, con la pretesa di essere intoccabili». E noi, lì, a ribattere che non è così. Che la libertà di stampa è un bene grande e fragile, un valore non negoziabile sebbene oggetto di troppi commerci. E che proprio per questo va difesa con le armi dell’onesto rispetto (dei fatti) e della responsabilità (dei cronisti), non certo dell’accampato privilegio.

Poi arrivano articoli come l’inquisizione visionaria e mistificante contro il civilissimo e ipergarantista processo agli imputati – traduciamo dalle fattispecie penali – di interessata slealtà contro la Santa Sede e le 'riforme' avviate da papa Francesco, che Ezio Mauro ha messo in pagina ieri su 'Repubblica', e cascano le braccia. Quando si tratta di noi cronisti, tutto viene piegato, con arte, all’interesse della difesa della corporazione. Che Mauro, che s’è fatto in quattro contro i conflitti di interesse degli altri, non si renda conto dell’autogol, lascia di stucco. Soprattutto chi ama davvero la libertà di stampa ed è stanco di 'caste'.

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