venerdì 28 dicembre 2012
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Quanto il Veneto riuscirà a risparmiare tagliando i costi della politica e tutta una serie di poste, ritenute oggi improponibili, nel bilancio regionale 2013, sarà consegnato alle diocesi, quindi alle Caritas, e a quanti altri si prodigano per raccogliere fondi di solidarietà a sostegno degli impoveriti dalla crisi. «Arriveremo auspicabilmente a 5 milioni di euro già entro un mese», prevede Dario Bond, capogruppo del Pdl, presentando l’iniziativa insieme, guarda caso, a Pietrangelo Pettenò, capogruppo della Federazione della sinistra. L’aiuto alle diocesi, e alle Fondazioni bancarie, al volontariato, alle parti sociali che insieme s’impegnano da anni - come a Vicenza e a Padova - è infatti trasversale. «I primi 2 milioni e mezzo di tagli alla politica sono già assicurati», conferma Clodovaldo Ruffato (Pdl), presidente del consiglio regionale. A cassintegrati, disoccupati, piccole imprese in difficoltà, andranno quindi le somme ottenute con la riduzione prevista di stipendi dei consiglieri e spese per i gruppi, oltre ai risparmi legati all’abolizione dei vitalizi. Qualche esempio: l’indennità di carica mensile scende dagli attuali 7.707,37 euro a 6.600, l’indennità di funzione ha un tetto massimo di 2.700 euro lordi per i presidenti di giunta e consiglio e minimo di 2.100 per vicepresidenti e segretari di commissione e revisori dei conti. Con l’aggiunta di voci del bilancio di previsione che saranno tagliate. Una per tutte, il finanziamento al Comitato per la promozione del tartufo veneto. Non si tratta però di un’offerta una tantum, ma - come ha spiegato il vicepresidente della giunta, Marino Zorzato - dedicheremo un apposito capitolo del bilancio di previsione al sostegno dei fondi di solidarietà già attivati - o che si intendano attivare - sul territorio regionale». Nulla a che vedere, dunque, con l’assistenzialismo; i contributi in distribuzione incentiveranno l’occupazione, da quella giovanile nelle imprese a quella dei soggetti più deboli nella cura del territorio (piccole manutenzioni, per esempio), mediante voucher, borse-lavoro, progetti di pubblica utilità o percorsi di formazione sia in cooperative non profit che nelle aziende private. Ma perché vengono coinvolte le diocesi? Perché, spiegano Bond e Pettenò, «non vogliamo creare sovrapposizioni tra competenze regionali ed esperienze maturate sul territorio magari istituendo nuove sovrastrutture che andrebbero solo a rendere più lento e farraginoso il percorso di ascolto e di risoluzione delle problematiche, iter che - visto il carattere spesso di urgenza sia morale che materiale delle vicende umane sottese - deve essere il più immediato possibile». «Un’idea, questa, che mettiamo a disposizione di tutti, non vogliamo metterci alcun cappello politico», conclude il vicegovernatore Zorzato.
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