Frederick, adesso perdonaci. Non siamo stati capaci di difenderti
mercoledì 21 giugno 2023

Un clochard, un mendicante, un senzatetto dalla pelle nera. In verità, un uomo. Un uomo solo, povero, lontano dalla sua terra, dalla sua gente, che pur avendo ricevuto quasi niente dalla vita, era felice di attraversarne i giorni. Come tutti coloro che non hanno dove posare il capo, aveva paura dell’inverno. Sapeva che il freddo infame avrebbe potuto tradirlo. L’estate invece, la sentiva amica, ed era ormai alle porte. Per letto aveva una panchina. Gli bastava. I poveri ci insegnano che per vivere ed essere felici, in fondo, basta poco. A volte, è vero, alzava un tantino il gomito.

Ma non dava fastidio a nessuno, Frederick. A Pomigliano D’Arco la gente gli voleva bene, e lui tentava di ricambiare aiutando le signore all’uscita dal supermercato a caricare i pacchi pesanti in auto. Da quale Paese dell’Africa veniva? Forse dal Ghana, forse dalla Nigeria. Della sua vita non sappiamo niente. Dei suoi sogni di libertà, quando adolescente scorazzava nella sua terra, ancora meno. Era approdato in Italia. Secondo quali misteriosi criteri si sia fermato da noi, a Pomigliano, anziché procedere oltre, non lo sapremo mai. Un fratello nostro, l’uomo dalla pelle nera e dal volto buono. Per coloro che si dicono cristiani, una sfida. Certo, perché per quanto possa suonare scomodo ricordarlo, sono loro, i poveri, i miseri, gli sfruttati, gli umiliati che sono – siamo – chiamati a promuovere e servire. E saranno sempre loro, nel giorno del giudizio, ad aprirci – Chiuderci? Dio non voglia – le porte del Regno dei cieli. Se la società civile ha il dovere di trovare risposte serie al dramma degli immigrati e dei senzatetto, sui cristiani incombe l’obbligo di porsi il problema alla luce della Parola di Dio e delle sue richieste esigenti e liberanti.

Omaggio a Frederick, il clochard morto a Pomigliano d'Arco

Omaggio a Frederick, il clochard morto a Pomigliano d'Arco - ANSA

Frederick è stato ucciso. Senza motivo. Da almeno due persone, di cui una minorenne. Vigliacchi. Fratelli, sì, ma vigliacchi. Per quanto mi sforzi, un altro termine, non offensivo ma vero, non riesco a trovarlo per chi esercita violenza su un uomo solo e malandato. Ma perché? Magari ci fosse un perché. La cosa che più spaventa è proprio questa: Frederick è morto senza un motivo. Chissà, magari per scherzo. I poveri spesso servono per ridere. Pagliacci. Sono fatti oggetto di scherni, battutacce, lazzi. Li si prende in giro, tanto non si rischia niente.

Abbiamo bisogno di convertirci. E per farlo, occorre saperci spogliare di una mentalità vecchia, forse un po’ razzista, maschilista, ed essere pronti a farci invadere da un modo di pensare e di agire nuovo, sereno, fraterno. Convertirci significa credere che la dignità di un immigrato, povero, senzatetto è del tutto identica a quella dell’uomo più ricco del mondo. Convertirci vuol dire sapersi inginocchiare, sì, ma non davanti ai potenti di turno, per qualche ritorno personale, ma avere il coraggio di farlo davanti a chi dal punto di vista economico, culturale, politico vale poco, forse niente. La sfida è questa. Ed è continua. Perché «i poveri li avrete sempre con voi» disse Gesù.

Frederick è morto. Sotto i nostri occhi. E noi, Paese di antica fede cristiana, non siamo stati capaci di difenderlo. Adesso non ci resta che abbassare la testa e implorare il suo perdono. E continuare a tormentarci chiedendoci – come da giorni ormai – che cosa possiamo fare. Se dobbiamo rassegnarci facendo finta di non vedere o siamo ancora in tempo per arginare una falla che rischia di allagarci. Sono davvero troppi i minorenni, o giovanotti appena maggiorenni, ma anche adulti, che si rendono protagonisti di atti di violenza biechi, inutili, devastanti. Senza gettare la croce su nessuno, bisogna pur riprendere in mano le redini per rimettere in carreggiata il carro della vita.

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