giovedì 31 marzo 2016
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Domani l’incontro con Renzi (che punta sugli investimenti Usa) ROMA Matteo Renzi arriva a Chicago, al 'FermiLab' (laboratorio d’eccellenza della fisica, con molti ricercatori italiani), seconda tappa del viaggio negli Usa, e ripete uno dei suoi 'mantra' preferiti: «L’Italia sta tornando ad attrarre» imprese e investimenti, perché «è tornata un Paese stabile» e questo «è frutto delle riforme del governo». A fare da prestigiosa 'cornice' - e anche questa ormai non è più una novità - trova anche Sergio Marchionne, ad di Fca, e Renzi rimarca la sua presenza: «È un segnale – dice –, quello che stiamo vedendo è che in Usa ci sono margini di crescita fantastici con l’Italia». Ma i riflettori sono già puntati su domani quando a Washington, sede della conferenza mondiale sul nucleare voluta da Barack Obama, inevitabilmente si finirà col parlare anche delle altre emergenze planetarie. Quindi soprattutto l’infinita crisi libica e l’offensiva contro Daesh: non è un mistero che il presidente americano vorrebbe chiudere il secondo mandato (di una presidenza che ha visto gli Stati Uniti assumere un ruolo più 'defilato' sullo scacchiere internazionale) con un qualche risultato di prestigio su questo fronte, in Siria o in Iraq o anche debellando le armate del Califfo sul suolo libico. Dietro le quinte c’è una convinzione che si va facendo strada, e che aprirebbe una prospettiva molto temuta: Daesh, messo in difficoltà in Medio Oriente, potrebbe concentrare il suo 'raggio d’azione' in Europa, intensificando gli attentati, o rafforzare la sua presenza sulla sponda opposta all’Italia, attorno alla 'roccaforte' di Sirte. Scenari dei quali Obama potrebbe parlare con Renzi. Fra i due è previsto solo un incontro informale, ma non è escluso che i due ne approfittino per uno scambio di opinioni sulla strategia anti-Califfo dell’Occidente. In questo caso l’interesse maggiore a cercare un confronto è da parte di Obama, che dal Belpaese si attende un impegno più esplicito. Invece è noto che Renzi ha già inviato alla Casa Bianca il messaggio che il governo italiano ritiene sbagliato, nelle attuali condizioni, un intervento di terra. Nemmeno l’approdo di Sarraj a Tripoli, asserragliato in una base militare, sembra per ora garanzia sufficiente per uno 'scatto in avanti': come pre-condizione per l’intervento di una coalizione internazionale (di cui Roma ha chiesto ufficialmente «la leadership ») è ancora troppo debole. Nel faccia a faccia Obama-Renzi potrebbe peraltro spuntare pure il tema Egitto. Il nostro premier ha sempre rivendicato il ruolo-chiave del presidente al-Sisi nell’opposizione al terrorismo jihadista. La vicenda Regeni ha gettato però nuova luce sul complesso rapporto con l’alleato egiziano, che al ruolo d’interlocutore affidabile nella 'lotta al terrore' affianca ora l’immagine (non nuova) di regime comunque torturatore. Nell’attesa Renzi prosegue questa sorta di road showdel 'sistema Italia', forte dei dati sull’export Italia-Usa, cresciuto nel 2015 da 29 a 36 miliardi di euro. «Negli ultimi anni ho fatto quello che andava fatto 20 anni fa, nei prossimi disegneremo l’Italia dei prossimi 20 anni», scandisce con un occhio anche a casa. Un messaggio a «quelli che fanno polemiche e si lamentano». L’Italia «non è il luogo dei problemi, li affronta, li supera, è una grande potenza mondiale», ripete nelle tappe della sua giornata a Chicago. Dei ricercatori italiani si dice «orgoglioso», invitandoli a scrivergli e a rimanere «in contatto». C’è stato spazio, a inizio giornata, anche per una corsa con il sindaco di Chicago, Rahm Emanuel. «Lui è più atletico di me», ha scherzato davanti ai bambini della prima scuola italiana dell’Illinois. © RIPRODUZIONE RISERVATA La missione LA CERIMONIA Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, circondato da studenti e insegnanti, ha presieduto l’inaugurazione della scuola italiana Enrico Fermi. È il primo istituto bilingue di Chicago e dell’Illinois e il terzo negli Usa, dopo quelli di New York e San Francisco. Le attività della struttura cominceranno ufficialmente il 6 aprile (Ansa/Ap)
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