mercoledì 20 aprile 2022
La macchina dell’accoglienza messa in moto a Quartu Sant’Elena dalle Figlie della carità: quaranta i piccoli ospitati grazie allo sforzo della comunità, dei volontari e degli scout
Alcuni dei piccoli ospiti della colonia Flumini aprono l’uovo di Pasqua

Alcuni dei piccoli ospiti della colonia Flumini aprono l’uovo di Pasqua - Collaboratori

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Fino a un mese le suore di San Vincenzo non prevedevano nessun cambiamento nel loro target caritativo: anziani, ammalati, bambini, donne vittime della tratta, uomini maltrattati. Improvvisamente una telefonata del console ucraino in Sardegna, Anthony Grande, a suor Rina Bua, consigliera della Provincia italiana delle Figlie della Carità, apre un altro fronte di solidarietà: assistenza, sostegno , aiuto psicologico, inclusione sociale a un gruppo di ragazzini in fuga dalle bombe che dal 24 febbraio sconvolgono la vita e devastano l’Ucraina.

Suor Giuliana Crobu, direttrice dell’ Asilo "Steria" di Quartu Sant’Elena ha solamente pochi giorni per un veloce maquillage della colonia estiva di Flumini, dove le religiose hanno deciso di ospitare una quarantina di bambini, di un gruppo di 77, in arrivo dagli orfanotrofi del Donbass.

«I lavori di risistemazione annuale della colonia iniziano, nei tempi normali, a fine maggio – dice suor Giuliana – ma questi purtroppo non sono tempi normali. Una guerra, “sacrilega” la chiama il Papa, miete vittime innocenti. In 3 giorni si è fatto quello che richiede almeno 20 giorni di lavoro: idraulici, imbianchini, muratori sono entrati nel refettorio, nelle stanze e nei servizi per rimettere in sesto intonaci, rubinetti, tubature. Con una bella novità: accanto alla gente del mestiere, anche volontari, tanti».

La prima festa è stata l’otto marzo, non solo per le bambine, arrivate nella colonia di Flumini dopo un viaggio interminabile: oltre 2000 chilometri attraversando – a passo d’uomo – il confine tra Ucraina e Polonia e poi, più velocemente, le frontiere con Cecoslovacchia, Austria e l’Italia.

«Sicuramente oggi si trovano in un ambiente accogliente: a dieci metri dal mare, in un vasto giardino, hanno spazi per correre, c’è verde, ci sono giocattoli, e soprattutto vivono in sicurezza. La mattina sono svegliati dallo sciabordio del mare e non dall’eco delle esplosioni che, anche se lontane, dicono che la guerra è vicina», dice suor Giuliana mentre guarda i biondi bambini giocare.

Sembrano sereni. Certamente si sentono sicuri, e non è poco. Non c’è tempo per distrarsi. Ci sono fanciulli con tre mamme affidatarie da ospitare come in una casa; altri minori con un accompagnatore si trovano nella casa madre Asilo "Steria". Unica collaboratrice suor Lina Lixi, oltre 80 primavere, che tra i ragazzi – il più grande ha 17 anni, il più piccolo 4 – ringiovanisce almeno di 10 anni. Suor Giuliana Crobu non è preoccupata dalla mole di lavoro: organizzativo, educativo, amministrativo-burocratico.

«In realtà non sono sola – dice la Figlia della Carità – c’è tutta la collaborazione della mia Congregazione. Intorno a me ci sono tanti volontari, organizzati – come 2 gruppi di scout – e persone che provvedono alla cucina, riordinano le stanze. Alcuni insegnanti fanno lezione, una si porta l’esperienza e le competenze acquisite nelle scuole russe. La giornata dei giovanissimi profughi non è rigidamente organizzata, tranne il pranzo alle 13. Nel pomeriggio parte l’animazione ad opera degli scout, che preparano anche la cena».

Non bisogna dimenticare il ruolo della “mamme affidatarie”, in pratica riferimento anche psicologico dei ragazzi, mediatrici del passaggio dal mondo ucraino alla realtà italiana. «La difficoltà maggiore – riconosce suor Giuliana – è quella linguistica, ci mandano interpreti, ma l’acquisizione dell’ucraino essenziale è problematica soprattutto per noi adulti, forse un po’ meno è imparare l’italiano per i bambini».

L’assistenza sanitaria è continua: un’unità medica è dedicata a questa emergenza. I giovani profughi sono come “spugne”, assorbono tutto, vedono le differenze tra le culture. «Ci hanno chiesto anche di organizzare, qualche volta, momenti di preghiera comune».

Suor Giuliana, da vincenziana, è entusiasta per l’ondata di carità creata, «una vera mareggiata. Famiglie residenti vicine alla colonia si mettono a disposizione per tante necessità. Non mancano gli aiuti alimentari, un’agenzia ci assicura il lavaggio gratuito della biancheria; figli di ucraini si mettono a disposizione per le traduzioni». Il grande lavoro di inclusione di bambini e ragazzi è partito.

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