mercoledì 18 maggio 2016
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Legambiente: sono 7 milioni i cittadini esposti quotidianamente a pericoli Sono 7 milioni gli italiani che convivono quotidianamente con il pericolo di frane e alluvioni, perché residenti in aree a rischio. In oltre 400 comuni ci sono interi quartieri costruiti in zone a rischio e in 1.047 (il 77%) ci sono abitazioni in aree vicino ad alvei e in siti esposti a potenziali frane. E addirittura ospedali e scuole. Ma solo il 4% delle amministrazioni ha intrapreso interventi di delocalizzazione di edifici abitativi e l’1% di insediamenti industriali. Lo denuncia Legambiente nell’annuale rapporto 'Ecosistema rischio', monitoraggio sulle attività nei comuni per la mitigazione del rischio idrogeologico. L’indagine, presentata ieri nella sede dell’Anci, è realizzata sulla base delle risposte a un questionario inviato ai comuni con aree a rischio idrogeologico. Sono 1.444 quelli che hanno risposto. Dalla ricerca risulta che nel 31% ci sono interi quartieri nelle zone a rischio e che nel 51% sorgono impianti industriali. Nel 18% sono presenti strutture sensibili come scuole o ospedali e nel 25% ci sono strutture commerciali. Non solo storia del passato. Infatti nel 10% dei Comuni sono stati realizzati edifici in aree a rischio anche nell’ultimo decennio: nell’88% dei casi sono state urbanizzate aree a rischio di esondazione o a rischio di frana con la costruzione di abitazioni; nel 14% sono sorti addirittura interi quartieri. Tra i 982 comuni in cui è stata segnalata la realizzazione di interventi e opere di messa in sicurez- za, in ben 413 (il 42%) tale attività ha riguardato la costruzione di nuove arginature o l’ampliamento di opere di difesa già esistenti. Solo nel 12% dei casi (115 comuni), gli interventi hanno previsto il ripristino delle aree di espansione naturale dei corsi d’acqua. Una gravissima situazione non adeguatamente affrontata dalle amministrazioni comunali. Anche quelle più importanti. Tra le città capoluogo, sottolinea Legambiente, «solo 12 hanno risposto al questionario: Roma, Ancona, Cagliari, Napoli, Aosta, Bologna, Perugia, Potenza, Palermo, Genova, Catanzaro e Trento». E non sono buone notizie. Dall’indagine emerge che a Roma e Napoli sono oltre 100mila i cittadini che vivono o lavorano in zone a rischio, e poco meno di 100mila anche a Genova. E, nonostante i pericoli ormai evidenti, confermati dalle ricorrenti alluvioni, a Roma, Trento, Genova e Perugia anche nell’ultimo decennio sono state realizzate nuove edificazioni in aree a rischio. «Il fatto che negli ultimi 10 anni nel 10% dei Comuni italiani si sia continuato ad urbanizzare – rileva il capo della Struttura di missione #Italiasicura di Palazzo Chigi, Mauro Grassi – è la prova che ancora c’è molto lavoro da fare per raggiungere la crescita culturale necessaria». E le conseguenze parlano da sole. Citando i dati del-l’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr, Legambiente ricorda che «nel 2015 frane e alluvioni hanno causato 18 vittime con 3.694 persone evacuate o rimaste senzatetto in 19 regioni», mentre «nel periodo 2010-2014 le vittime sono state 145, con 44.528 persone evacuate o senzatetto, con eventi in tutte le regioni». «È evidente l’urgenza di avviare una seria politica di mitigazione del rischio e ridurre i pericoli a cui sono quotidianamente esposti i cittadini – dichiara il responsabile scientifico di Legambiente, Giorgio Zampetti –. La prevenzione deve divenire la priorità per il nostro Paese. Per essere efficace però l’attività di prevenzione deve prevedere un approccio complessivo, tenendo insieme politiche che vanno da una diversa pianificazione dell’uso del suolo alla crescita di consapevolezza da parte dei cittadini ». Invece risultano «in ritardo le attività di informazione dei cittadini sul rischio e i comportamenti da adottare in caso di emergenza: l’84% dei Comuni ha un piano di emergenza che prende in considerazione il rischio idrogeologico, ma solo il 46% lo ha aggiornato e solo il 30% dei Comuni ha svolto attività di informazione e di esercitazione rivolte ai cittadini». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il rapporto
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