venerdì 19 aprile 2013
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Insiste sulla scelta di Stefano Rodotà, ma non chiude esplicitamente all’ipotesi di virare su Romano Prodi dopo il terzo scrutinio. La strategia di Beppe Grillo per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica inizia a prendere forma alle 18:30 di ieri, quando da Trieste, dove è impegnato nella campagna elettorale per le amministrative, annuncia: «Porteremo avanti la candidatura di Rodotà fino alla quarta votazione». E sono proprio le ultime quattro parole pronunciate dal leader del M5S che fanno riflettere sulla possibilità concreta di cambiare "cavallo" se il capo dello Stato dovesse essere eletto a maggioranza semplice. L’eventualità di un sostegno a Prodi viene confermata dall’assemblea convocata ieri sera dalla truppa parlamentare grillina per decidere la linea da seguire. Dall’incontro il movimento esce parzialmente diviso. La maggioranza preme per mantenere a oltranza la candidatura di Rodotà, ma un gruppo di 20 parlamentari chiede libertà di coscienza, soprattutto se rientrasse in gioco l’ex premier. «Lo stesso Grillo - fa notare un deputato -, al recente incontro nell’agriturismo fuori Roma, ci ha detto che Prodi è meglio degli altri nomi graditi a Pd e Pdl». Del resto, ricorda il consigliere comunale a Bologna, Marco Piazza, «Prodi è nella rosa delle "quirinarie", significa che ha lavorato bene e ricevuto un apprezzamento da una parte della base». «Detto ciò - aggiunge - il nostro candidato al momento resta Rodotà».Ma se si dovesse profilare un duello Prodi-D’Alema per salire sul Colle più alto, una parte dei Cinque stelle potrebbe piegarsi alla logica del "meno peggio". Anche perché Grillo continua a non fare chiarezza. Sollecitato a rispondere sul Professore, preferisce non commentare. E si tratta di un atteggiamento ben diverso da quello riservato a D’Alema («il principe dell’inciucio»), Amato («il tesoriere di Craxi») e Marini («il presidente di Berlusconi»). Le ultime dichiarazioni ufficiali di Grillo su Prodi risalgono a tre settimane fa e non sono affatto negative. «Cancellerebbe Berlusconi dalle carte geografiche», scrisse in un post a fine marzo. Inoltre, l’ex premier vanta un rapporto cordiale con il guru del movimento, Gianroberto Casaleggio. I due si sono incontrati in più occasioni, l’ultima volta proprio a ridosso delle elezioni politiche. Certo, gli ostacoli da superare non mancano. In primis, a pesare come un macigno, è lo scarso gradimento che arriva dalla maggioranza del popolo del web, che vede in Prodi un esponente della "vecchia politica". E poi c’è la contrarietà dei grillini di ferro: «È quello che non si è battuto per la legge sul conflitto di interessi», ripete la deputata Giulia Sarti. «È impresentabile e non lo voteremo mai, neanche se ce lo chiedesse Grillo», aggiunge il parlamentare Andrea Cecconi.  Già, Grillo. In attesa di rompere gli indugi, intanto l’ex comico si gode la rivincita dopo il caso Grasso. Con la carta Rodotà ha spaccato il Pd «in due o tre correnti».  Nella giornata del leader M5S non è mancata la solita dose quotidiana di insulti al segretario dei democratici: «Nessuno ha spiegato a Bersani che l’Italia è cambiata, che non vuole più accordi sottobanco con Berlusconi. Se mi fossi comportato come lui sarei dovuto andar via dall’Italia». Poi un ultimo affondo diretto a Pd e Pdl: «La guerra è finita, arrendetevi. Liberateci per sempre dalla vostra presenza». Su Prodi, nello specifico, neanche una parola.
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