giovedì 17 settembre 2009
Dopo l’attentato gli aderenti alla locale associazione contro l’estorsione hanno fatto quadrato attorno al loro presidente e raccolto i 28mila euro necessari per un anticipo sull’acquisto della macchina. Ma la sottoscrizione è ancora aperta: «I soldi verranno restituiti non appena otterremo il risarcimento previsto dallo Stato»
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Un attentato incendiario gli ha distrutto un escavatore, impedendogli di lavorare per un mese e mezzo, e i colleghi imprenditori glielo hanno ricomprato. Non è solo Rosario Barchitta, presidente dell’associazione antiestorsioni “Nicola D’Antrassi” di Scordia, non lo è mai stato. Quando nel 1997 nacque l’associazione antiracket in quel piccolo centro del Catanese che vive di agrumi, tra Lentini e Palagonia, Barchitta fu tra i fondatori e il primo presidente. Non poteva essere diversamente visto che vent’anni fa, quando il fondo di solidarietà per le vittime di racket e usura era solo un sogno, decise di denunciare i boss Di Salvo che spadroneggiavano su Scordia e gli avevano bruciato una pala scaricatrice.Negli anni gli imprenditori e gli artigiani che hanno deciso di saltare il fosso, non piegarsi al racket, ai ricatti e alle prepotenze, sono aumentati. Gli aderenti all’Asaes oggi sono centoventi e tutti hanno fatto quadrato attorno al loro presidente, quando la notte del 27 luglio scorso, ignoti hanno dato alle fiamme e completamente distrutto l’escavatore Fiat-Hitachi che si trovava in contrada Canalotto, in territorio di Palagonia. L’unico mezzo, assieme a un camion, appartenente alla ditta di trasporto e movimento terra Barchitta di Renda Mario sas.«La mattina dopo Rosario mi ha chiamato e mi ha detto “Le cose non cambiano mai a Scordia” – racconta Nino Pisasale, tra i fondatori dell’associazione antiracket –. Probabilmente l’incendio del mezzo è una ritorsione per aver fatto un lavoro che avrebbe voluto fare un’altra ditta. Così abbiamo deciso di raccontare in pubblico l’episodio, di fare uscire un articolo sui giornali. Moltissimi hanno manifestato la loro solidarietà, alcuni hanno fatto presente che non era giusto che Rosario non potesse più lavorare». Da qui la riunione del direttivo e la decisione di contribuire concretamente in favore di questo imprenditore coraggioso. È stata avviata una sottoscrizione e dodici imprenditori hanno raccolto, un euro dopo l’altro, l’incredibile cifra di 28 mila euro. Quanto basta per dare un cospicuo anticipo per l’acquisto di un nuovo escavatore che costa 45 mila euro. Quanto basta a Barchitta per tornare al lavoro. «Abbiamo pensato che potesse essere un segnale positivo, un messaggio nuovo – afferma Pisasale –. Che chi denuncia può contare non solo sullo Stato, ma anche sui colleghi».La consegna del mezzo è avvenuta martedì pomeriggio alla presenza dei vertici dell’associazione. Visibilmente commosso, Barchitta ha ringraziato i colleghi che gli hanno permesso di tornare a lavorare: «La solidarietà ricevuta dai tanti amici, dalle istituzioni, all’indomani dell’attentato, mi aveva dato la conferma che la lotta al pizzo e all’usura alla fine paga, ma questo gesto di generosità mi riempie di gioia e mi aiuta ad andare avanti nella quotidiana lotta alla criminalità, che anche a Scordia vorrebbe rialzare la testa. Mi ha commosso un piccolo artigiano che non aveva denaro sufficiente, ma se l’è fatto prestare per poter partecipare». Nei giorni scorsi si era mosso anche il consiglio comunale che aveva espresso la vicinanza delle istituzioni. Un consiglio aperto, presente anche il comando della compagnia dei carabinieri di Palagonia. Il capitano Francesco Di Costanzo aveva affermato di avere impegnato tutte le forze per trovare i responsabili dell’attentato alla ditta di Barchitta. La sottoscrizione per la raccolta fondi rimarrà ancora aperta. «Chi vuole può ancora partecipare – aggiunge Pisasale –. I soldi verranno restituiti non appena otterremo il risarcimento previsto dallo Stato con la legge 44 del 1999».Particolarmente vicini all’imprenditore e all’intera associazione sono stati i soci dell’antiracket di Catania “Libero Grassi”. «È un chiaro esempio di come gli ideali di legalità, condivisione e onestà abbiano la meglio sulle insidie della criminalità organizzata – dicono –. Questa colletta per la legalità è la dimostrazione che alle parole seguono i fatti e che esiste una realtà migliore, sana e in continua crescita, dettata dall’altruismo e dalla solidarietà».
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