martedì 26 ottobre 2010
Oggi in commissione Affari costituzionali del Senato si decide se riaprire il termine per gli emendamenti al "salvacondotto" per le alte cariche, dopo le osservazioni di Napolitano. Alfano tende la mano: reiterabilità del Lodo non vitale. Bossi accusa il presidente della Camera: «Pensa solo a provocare, se bisogna chiedergli i voti di volta in volta, si torna alle urne».
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Sulla Giustizia, il governo può cadere. Ma non certo sul Lodo Alfano. Parere autorevole del presidente della Camera Gianfranco Fini, che ieri ha messo un altro macigno politico sul progetto di riforma targato Pdl. E siccome i suoi fedelissimi, in primo luogo Italo Bocchino, sono tornati a parlare di governo istituzionale, la "minaccia" del presidente della Camera è stata presa molto sul serio nel quartier generale del partito del premier.Oggi, in commissione Affari costituzionali del Senato, si discuterà se dare il via libera a nuovi emendamenti: alcuni fatti apposta per rispondere alle osservazioni del capo dello Stato; altri, presentati proprio da Fli, per evitare che lo scudo possa essere utilizzato più volte. Fini ieri ha alzato la voce: «Noi non cambiamo opinione sul Lodo Alfano, che serve a tutelare una funzione e non una persona». E ha aggiunto: «Non vedo come il presidente Berlusconi possa prendere questa questione come pretesto per fare una crisi di governo». Ma, sugli altri provvedimenti, il rischio di crisi esiste eccome: «Mi auguro – ha detto ancora Fini – che sul tema della Giustizia non ci siano questioni insormontabili e che non ne scaturisca una crisi di governo, ma su alcune questioni che la riguardano questa possibilità c’è. Noi non crediamo che si possa o si debba riformare la giustizia punendo la magistratura, che non deve essere sottoposta, ad altri poteri, e quindi nemmeno a quello esecutivo». Stesso stop al processo breve: «La legge è uguale per tutti, piaccia o non piacca». Il presidente della Camera ha ribadito: se il Pdl vuole questo, il rischio di crisi « è concreto. Mi auguro non si concretizzi». E quanto alle accuse di "ribaltonismo", chiarisce: «Resto dell’idea che chi ha vinto le elezioni ha il diritto di governare. A condizione di dimostrare di volerlo fare e di saperlo fare». Sul Lodo Alfano, evidentemente, il Cavaliere non vuole tirare troppo la corda, specie dopo le sua dichiarazioni pubbliche di disinteresse. Così, il creatore del Lodo, il ministro guardasigilli Angelino Alfano, offre una mano tesa a Futuro e Libertà: «La reiterabilità non mi pare una questione su cui vive o muore questo progetto di legge. Affronteremo questo tema con serenità, trovando tutti insieme l’assetto più equilibrato per assicurare al Paese una legge che serva al buon funzionamento delle istituzioni». E anche Ignazio La Russa sparge ottimismo: «Troveremo una posizione di equilibrio». Nel mirino di Fabrizio Cicchitto, invece, finiscono le dichiarazioni dei finiani sulla possibilità del governo tecnico: «Fli chiarisca. Non si può stare in una maggioranza e nello stesso tempo prepararne un’altra». Umberto Bossi continua a guardare allo scontro tra Berlusconi e Fini con impazienza. «Fini è preda di un cortocircuito della provocazione», ma «penso che come Berlusconi, abbia interesse a trovare la quadra». Ma, chiosa, «se Berlusconi su ogni cosa deve andargli a chiedere i voti, la strada diventa molto stretta e si corre il rischio di andare al voto».
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