mercoledì 20 gennaio 2021
I quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani sono accusati del sequestro, delle torture e dell'omicidio del ricercatore Giulio Regeni
L'obitorio giudiziario egiziano dove venne portata la salma dello studente friulano Giulio Regeni nel quartiere Zeinhom (o Zenhom) del Cairo

L'obitorio giudiziario egiziano dove venne portata la salma dello studente friulano Giulio Regeni nel quartiere Zeinhom (o Zenhom) del Cairo - Ansa

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La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per i quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani accusati del sequestro, delle torture e dell'omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano trovato privo di vita in Egitto nel febbraio del 2016.

Per il generale Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif le accuse variano dal sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.

"La Procura di Roma - si legge in una nota - non essendo intervenuto alcun fatto nuovo dopo la notifica dell'avviso 415 bis, ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio negli uffici del giudice dell'udienza preliminare nei confronti dei quattro cittadini egiziani appartenenti agli apparati di sicurezza, già destinatari dell'avviso di conclusione delle indagini".

L'udienza preliminare sul rinvio a giudizio dei quattro agenti dei servizi segreti egiziani coinvolti nel caso Regeni dovrebbe essere fissata entro la fine della primavera. Il nodo principale da sciogliere in quella sede sarà la mancata elezione di domicilio, che non è stato possibile effettuare perché l'Egitto non ha ancora fornito, e con tutta probabilità non fornirà mai, gli indirizzi dei quattro indagati.
Nel nostro sistema giudiziario perché il procedimento vada avanti è necessaria la certezza dell'avventura notifica degli atti alle persone interessate, ma nel caso specifico il gup potrebbe ugualmente procedere, valutando decisiva la rilevanza mediatica dei fatti, a causa della quale è prevedibile immaginare che gli indagati siano al corrente del procedimento.

L'inchiesta, coordinata dal procuratore capo Michele Prestipino e dal pm Sergio Colaiocco, sui presunti responsabili, è stata chiusa nel dicembre scorso, dopo anni durante i quali a più riprese era stata chiesta la collaborazione da parte degli inquirenti egiziani, che mai hanno fornito, ad esempio, gli indirizzi degli indagati per notificare loro gli atti.

CHI ERA GIULIO REGENI

Il ricercatore italiano dell’università di Cambridge, Giulio Regeni è scomparso il 25 gennaio 2016 mentre stava lavorando al Cairo, in Egitto, a una tesi di dottorato sui sindacati del paese. Il suo corpo, con i segni di innumerevoli torture, venne trovato nove giorni dopo, il 3 febbraio, abbandonato lungo la strada che collega Alessandria a Il Cairo.

Nelle prime settimane dopo il ritrovamento del corpo, tante false piste si susseguirono: prima si parlò di un incidente stradale, poi di una rapina finita male, successivamente si insinuò che il giovane fosse stato ucciso perché ritenuto una spia, poi che fosse finito in un giro di spaccio di droga, di festini gay, di malaffare che l'aveva portato a farsi dei nemici. A un mese dalla morte di Giulio alcuni testimoniarono di averlo visto litigare con un vicino che gli aveva giurato morte.

Il 24 marzo del 2016 arrivò l'ennesima ricostruzione non credibile e questa volta c'erano di mezzo cinque morti: criminali comuni uccisi in una sparatoria con ufficiali della National Security egiziana, alla periferia del Cairo. I documenti di Giulio furono trovati quello stesso giorno in casa della sorella del capo della presunta banda e si disse che i cinque erano legati alla morte del giovane.






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