mercoledì 10 febbraio 2021
Il capo dello Stato ha ricordato le sofferenze e i lutti cui furono costrette decine di migliaia di famiglie nelle aree del confine orientale: "Le sofferenze patite non possono essere negate"
Mattarella: l'orrore delle foibe colpisce le coscienze

Ansa

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"L'orrore delle foibe colpisce le nostre coscienze. Il dolore, che provocò e accompagnò l'esodo delle comunità italiane giuliano-dalmate e istriane, tardò ad essere fatto proprio dalla coscienza della Repubblica".

"Le sofferenze patite non possono essere negate. Il futuro è affidato alla capacità di evitare che il dolore si trasformi in risentimento e questo in odio, tale da impedire alle nuove generazioni di ricostruire una convivenza fatta di rispetto reciproco e di collaborazione. Ogni comunità custodisce la memoria delle proprie esperienze più strazianti e le proprie ragioni storiche. E' dal riconoscimento reciproco che riparte il dialogo e l'amicizia, tra le persone e le culture".

Sono le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del Giorno del Ricordo.

LA DICHIARAZIONE INTEGRALE

"Si tratta di valori che abbiamo voluto riaffermare con il Presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, che ringrazio ancora per l'incontro e le iniziative del luglio scorso, in occasione della firma del protocollo d'intesa per la restituzione del Narodni Dom alla minoranza linguistica slovena in Italia. Da questi valori discendono progetti altamente apprezzabili come la scelta di fare di Gorizia e Nova Gorica, congiuntamente, capitale della cultura europea 2025", dichiara ancora.

"Atti di alto significato simbolico che dimostrano una volta di più come la integrazione di italiani, sloveni e croati nell'Unione Europea abbia aperto alle nostre nazioni orizzonti di solidarietà, amicizia, collaborazione e sviluppo. Il passato non si cancella. Ma è doveroso assicurare ai giovani di queste terre il diritto a un avvenire comune di pace e di prosperità. La ferma determinazione di Slovenia, Croazia e Italia di realizzare una collaborazione sempre più intensa nelle zone di confine costituisce un esempio di come la consapevolezza della ricchezza della diversità delle nostre culture e identità sia determinante per superare per sempre le pagine più tragiche del passato e aprire la strada a un futuro condiviso", conclude Mattarella.


Una celebrazione purtroppo segnata dal Covid, ma non per questo meno intensa: «È giunto il tempo di affrontare in uno spirito maggiormente collaborativo le più recenti pagine di storia dell’Adriatico orientale» ha rimarcato con forza il presidente di Federesuli nonché giurista, Giuseppe de Vergottini, proponendo di «istituire nuove Commissioni storiche bilaterali italo-slovene e italocroate, a 20 anni di distanza dalla precedente esperienza della sola commissione italo-slovena».

Molte cose, infatti, sono accadute dai tempi in cui i due Paesi oggi europei facevano parte della Jugoslavia comunista e antichi rancori non permettevano di collaborare al disseppellimento di una storia a lungo indicibile. In particolare de Vergottini ha citato «l’equiparazione da parte del Parlamento Europeo dei totalitarismi comunista e nazifascista con la risoluzione del 13 luglio 2020», ma anche la scelta di Gorizia-Nova Gorica come Capitale europea della Cultura 2025, e il recente impegno delle autorità slovene e croate nell’individuazione di migliaia di vittime del regime jugoslavo in fosse comuni. «È in questo ritrovato clima che vogliamo vedere un fattivo impegno a superare le avversità del passato impegnandoci tutti al di fuori di retoriche di circostanza», ha detto il presidente di Federesuli.

Non ha però tralasciato di ricordare le tante questioni ancora aperte dopo decenni: prima di tutto il totale stato di abbandono in cui versano le Foibe in Slovenia e Croazia. «Non possiamo più consentire che i luoghi in cui avvennero le esecuzioni siano ancora prive di apposite targhe e siano di problematica individuazione».

Non si tratta di toponomastica o turismo archeologico, ma del lutto mai elaborato da parte di tanti figli ancora vivi: «Non è ammissibile negare alle famiglie delle vittime di poter ricordare sul posto i propri cari» tuttora sul fondo delle Foibe.

Stringente ormai è «la ricerca dei resti delle persone uccise e deportate» ormai in tempo di pace, quando il resto del mondo ricostruiva e in Istria la mattanza accelerava. Questione di grande attualità, oltre che di civiltà, «come dimostrano i recentissimi ritrovamenti di numerose Foibe e fosse comuni che potrebbero contenere anche i resti di nostri connazionali» accanto a centinaia di migliaia di vittime slovene e croate di Tito. Dare a quei corpi sepoltura, ha concluso de Vergottini, non è più un’utopia, come indica la collaborazione già avvenuta con l’Italia nel recupero delle vittime di Castua (Fiume) e Ossero (Isola di Cherso).

I conti con la storia, quella vera, che non è quella scritta dai vincitori, deve prevedere anche il ritiro da parte dell’Italia della medaglia conferita nel 1969 al maresciallo Tito, a tutt’oggi 'Cavaliere di Gran Croce' come i benefattori.

È toccato infine ai presidenti della Camera Fico e del Senato Casellati condannare senza riserve i rigurgiti giustificazionisti tuttora in corso, anche se sempre più minoritari e chiaramente anacronistici.

Le celebrazioni in tutta Italia di centinaia di Giorni del Ricordo da parte di amministrazioni di centrodestra come di centrosinistra dimostrano che ormai siamo in grado come nazione di affrontare «con onestà intellettuale» un passato finora scomodo. In tal senso va letto anche il Giorno del Ricordo celebrato per la prima volta insieme (via web) da Unione Italiana (i rimasti) e Federesuli (gli esodati) dal titolo programmatico: «New generation, dal passato al futuro condiviso».

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