martedì 13 novembre 2018
Di Maio e di Battista insistono sull'attacco ai giornalisti. E il premier Conte corregge il tiro (a metà): parole a volta eccessive, ma ci sta
La manifestazione No Bavaglio a Genova (Ansa)

La manifestazione No Bavaglio a Genova (Ansa)

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Dopo gli insulti ai giornalisti, arrivano le liste dei buoni e dei cattivi. Nel giorno in cui in tutta Italia migliaia di cronisti sono scesi in piazza per protestare contro le affermazioni sopra le righe di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista (giornalisti «sciacalli» e «puttane») a far discutere è un post sul Blog delle Stelle, che indica la "top five" dei giornali che avrebbero un conflitto di interesse. Così come solleva polemiche un intervento di Di Battista sulla sua pagina Facebook, nel quale si dedica ai "buoni" della categoria, fornendo un elenco di giornalisti dalla "schiena dritta".

E gli altri? A quelli scesi in piazza Di Battista rinfaccia di portare avanti una «difesa corporativistica, puerile, patetica ipocrita, conformista e controproducente». Non è da meno il vicepremier Di Maio, che ha ricordato le "epurazioni" a suo dire compiute da Berlusconi e Renzi. La libertà di informazione «è sacra», ma la stampa «deve essere libera da tutto e da tutti», ha insistito, annunciando una pdl «che incentiva i cosiddetti editori puri» e interventi sull’equo compenso. Perché la libertà «si tutela migliorando le condizioni di lavoro dei giornalisti», soprattutto quelli «sottopagati, al limite dello sfruttamento». Alla categoria il M5s ha già riservato annunci di interventi sul fondo per l’editoria (parzialmente finiti in manovra), per l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti. E ora sul conflitto di interessi. Il mantra pentastellato è che la stampa avrebbe costruito una campagna per orientare l’opinione pubblica contro il movimento, usando la vicenda giudiziaria di Virginia Raggi, assolta sabato. La sindaca di Roma a Porta a porta ha detto di sperare che la sentenza mette fine al «clima di odio». Ha, poi, definito il lavoro della stampa «ammirevole», ma ha chiesto gli stessi toni per tutti, lamentando di aver subito un «processo mediatico» in cui sarebbe stata trattata come Jack lo squartatore.

Un tentativo di correggere il tiro arriva dal premier Giuseppe Conte che a Palermo prima ha fatto visita, lunedì sera, alla press room del vertice sulla Libia. Poi ieri in conferenza stampa ha assicurato: «Questo governo è per la libertà di stampa, non dovete assolutamente temere». Anche se qualche tono polemico e parola «eccessiva» a volta «ci sta». A stanare il premier con una domanda è stato un cronista che ha ricevuto l’applauso dei colleghi.

All’interno del M5s si manifesta qualche mal di pancia, come quello della "dissidente" Elena Fattori, che invita per coerenza i giornalisti eletti con M5s a dimettersi. Ma a tenere banco sono i due interventi via internet, il mezzo di comunicazione preferito dai "grillini". Sul Blog delle stelle vengono indicate cinque testate con i relativi proprietari: Repubblica e Stampa (Marco De Benedetti, «figlio di Carlo, tessera numero uno del Pd», sottolinea il blog), Il Giornale (Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, leader di Forza Italia), Il Messaggero (del costruttore Francesco Gaetano Caltagirone) e Libero (del "re delle cliniche" Antonio Angelucci).

Giornali che perseguirebbero l’«inquinamento del dibattito» cercando di orientare l’opinione pubblica, tacendo o dando poco spazio a certe notizie e «in alcuni casi promuovendo vere e proprie fake news per soddisfare gli interessi affaristici o politici dell’editore». Per quanto riguarda la lista dei "bravi giornalisti" compilata da Di Battista, i nomi sono otto: Marco Travaglio. Massimo Fini, Pietrangelo Buttafuoco, Fulvio Grimaldi, Alberto Negri, Franco Bechis, Luisella Costamagna e Milena Gabanelli (la più votata nel 2013 alle Quirinarie del M5s).

«È tipico dei regimi scegliersi i giornalisti graditi. Nel suo lungo viaggio in Sudamerica, forse Di Battista ha imparato le cose sbagliate», attacca Pippo Civati (Possibile). «Bella rilettura della libertà di stampa sancita dalla Costituzione», ironizza il dem Ettore Rosato che ricorda a Di Battista i libri pubblicati con il "cattivo" Berlusconi. Francesco Lollobrigida (Fdi) bolla l’elenco degli editori come «odiosa lista di proscrizione». Mentre Maurizio Gasparri (Fi) annuncia che denuncerà Di Maio e Di Battista per le offese.

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