martedì 19 marzo 2013
Raccolte migliaia di firme contro le slot machine libere. In piazza Duomo si sono alternate le testimonianze: dal giocatore d’azzardo che ha cambiato vita al sacerdote impegnato con chi si rovina la vita al cantautore che scrive canzoni contro la dipendenza.
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​Sotto le scarpe, i biglietti stracciati delle lotterie da grattare. Hanno camminato su questo simbolico sentiero, la pista sempre più rischiosa della dipendenza dal gioco, centinaia di cittadini trentini che hanno aperto in corteo un mese di sensibilizzazione sui danni del gioco patologico combattuto con una petizione popolare di oltre 6 mila firme. All’insegna del motto “M’impegno” si sono assunti la responsabilità di calpestare non solo idealmente le lusinghe del gioco d’azzardo ed hanno seguito, come le briciole di pane di un Pollicino sempre più attirato dal gioco, le tracce che dovrebbero invece far crescere la sensibilizzazione. Già alla prima tappa, nella centralissima piazza Duomo, la testimonianza di due ex giocatori: «M’illudevo che non servisse lavorare per guadagnare 2 mila euro al mese se in un colpo solo ne vincevo 15 mila», confessava il primo, e il secondo: «Non m’importava più di nessuno, nemmeno di mio figlio». Alla seconda sosta, un blitz nei meccanismi matematici delle vincite impossibili illustrati dalla mostra interattiva “Fate il nostro gioco” (ne parliamo accanto), con i curatori Paolo Canova e Diego Rizzuto che hanno smascherato le tecniche di persuasione. «Su queste schedine già giocate al Gratta-e-vinci – spiegano alcuni operatori della mostra – troviamo sempre un numero che s’avvicina a quello estratto: è il cosiddetto “mancato per poco”, il numero che spinge ad un ulteriore giocata, e via spendendo».In piazza Fiera, la testimonianza di un parroco, don Celestino Riz, che ha coinvolto nella prevenzione la sua comunità di Roncone e poi il contributo di un cantautore trentino, Giacomo Gardumi, che ha lanciato un brano tormentone in dialetto “Zugo ale slot” per destare attenzione rispetto a questa piaga sociale che cresce anche nella Provincia autonoma di Trento: il 2,1% della popolazione è da considerare a rischio o già malato di gioco d’azzardo. Al parco cittadino, le comunità di accoglienza hanno testimoniato i riflessi della ludopatia sui soggetti più deboli: «Sono sempre più numerose le persone che si ritrovano in poco tempo in condizioni di forte disagio a causa del gioco compulsivo – ha osservato Attilia Franchi, responsabile del Cnca Trentino Alto Adige e operatrice al “Punto d’Incontro” di Trento – è importante irrobustire la rete di protezione attorno alle persone che cadono nella trappola del gioco e far crescere le risorse di competenze specifiche nella comunità».A questo mira “l’Alleanza per la tutela e la responsabilità condivisa costituitasi un anno fa in Trentino per iniziative dell’Ama (l’associazione di auto mutuo aiuto), il Cnca, i Comuni (Trento e Rovereto in testa), la Caritas e le cooperative, la Fondazione Caritro e anche realtà private: «È l’impegno reciproco a prevenire e contenere le conseguenze sociali del gioco d’azzardo – osserva durante il corteo Violetta Plotegher, assessore comunale alle politiche sociali di Trento – ed a operare contro il paradosso di oggi: le famiglie vedono diminuire i loro risparmi, mentre aumentano gli introiti del gioco d’azzardo».La meta del corteo era il Commissariato del governo dove sono state consegnate le 6 mila firme della petizione popolare che richiede una nuova legge sul gioco d’azzardo con maggiori poteri a sindaci e giunte comunali. Si vorrebbe aumentare l’insufficiente tassazione dei giochi e vincolare il fatturato al finanziamento delle azioni di prevenzione, assistenza e cura. Sul fronte sanitario si chiede sia riconosciuto il gioco d’azzardo patologico nei livelli essenziali di assistenza. Infine, si raccomanda di dare seguito a quanto stabilito nel decreto Balduzzi per vietare la pubblicità che indica la possibilità di vincite senza contrapporla alle reali chanche di perdita.
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