venerdì 11 dicembre 2009
Donna di 37 anni muore dopo intervento al fegato: nella stanza sarebbero state trovate fiale di eparina un potente anti coagulante. La Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo ma non si esclude un atto doloso.
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È giallo sulla morte di una disabile 37enne con gravi patologie pregresse avvenuto all’ospedale San Martino di Genova. Sebbene, al momento, non risulterebbero indagati, il fascicolo aperto ipotizza il reato di omicidio colposo, ma non è escluso che possa trasformarsi in volontario se dovesse emergere che il decesso è stato provocato dalla somministrazione intenzionale di un farmaco sbagliato e contrario alla terapia necessaria. Sullo sfondo, l’ipotesi agghiacciante che si sia trattato di un atto di eutanasia, messa in atto per porre fine alla pesante situazione fisica della malata, reduce da un delicato intervento chirurgico durante il quale le era stato asportata parte del fegato, aggredito da un tumore. A causare la morte sarebbe stata infatti l’eparina, farmaco anti-coagulante che non solo non le era stato prescritto, ma non doveva assolutamente esserle somministrato come specificava anche la sua cartella clinica. Alcune confezioni vuote del medicinale, invece, sono state rinvenute nel bidone dell’immondizia della stanza di degenza nel corso delle pulizie effettuate dopo la morte della donna. Ritrovamento che ha fatto scattare l’allarme degli addetti al reparto e dei responsabili del San Martino che hanno avvisato l’autorità giudiziaria. Subito è scattata la perquisizione e la camera è stata sigillata. Il farmaco avrebbe agito sulla donna provocandole una letale emorragia; nessun medico avrebbe mai potuto decidere di somministrarlo ad una persona appena uscita da un intervento come quello subito dalla 37enne genovese, con ferite ancora aperte. Ieri, intanto, il medico legale Marco Salvi ha eseguito l’esame autoptico sul cadavere, come disposto dal magistrato, e dal quale si sarebbe avuta conferma della morte provocata dal farmaco.La donna scomparsa era malata dall’infanzia e, nel corso degli anni, aveva subito trapianto di reni e continui esami medici, visite e ricoveri, fino a quest’ultimo gravissimo male per cui era ricoverata al San Martino. Per i prossimi giorni è prevista una lunga serie di interrogatori per fare luce sul caso, a partire da quelli dei parenti che hanno assistito la congiunta malata e della madre adottiva, che è medico, per finire al personale sanitario che ha avuto contatti con la donna. Molti e delicati i punti da chiarire nell’inchiesta sulla quale il pm  mantiene strettissimo riserbo. Tra le molti e attendibili indiscrezioni, ieri c’è ne stata una che ha aperto un piccolo giallo: mercoledì scorso, quando si è saputo dell’indagine, pareva certo che una o più confezioni di Eparina rinvenute nell’immondizia fossero materialmente nelle mani degli investigatori; sequestrate per sottoporle agli esami del caso. Ieri, invece, il magistrato ha fatto intendere che la presenza delle confezioni nella spazzatura era stata riferita da testimonianze mentre l’oggetto non sarebbe agli atti. Sta di fatto che le ipotesi sulle quali si muove il lavoro investigativo sono quelle di un terribile e clamoroso errore nell’applicazione della terapia, o – ipotesi che pare maggiormente accreditata finora – c’è stata una precisa volontà di porre fine alla vita della donna che soffriva. Ieri, in un clima di commozione, si sono svolti i funerali della donna nel quartiere di Sampierdarena, dove abitava, mentre la madre, il giorno prima ed autorizzata dal magistrato, si era recata più volte a vegliare la salma.
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