sabato 11 gennaio 2020
I due bambini, gravemente malati, allontanati per 6 anni in una comunità. Lì sono iniziati falsi ricordi. La loro disabilità escludeva qualsiasi violenza. Ma nessuno avrebbe letto le cartelle cliniche
Genitori accusati di abusi e riti satanici. Erano innocenti, sono stati assolti
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Non erano mai avvenute le violenze sessuali e i maltrattamenti. E nemmeno i "riti satanici", con tanto di «neonati denudati e abusati sotto una grande statua»: i genitori di due bambini, tolti alla famiglia ben sei anni fa dal Tribunale dei Minori di Milano, ieri sono stati assolti con formula piena dal Tribunale di Monza. Erano innocenti loro, era innocente lo zio, erano innocenti le due nonne ultraottantenni, tutti raggiunti dalle stesse pesantissime accuse e oggi tutti assolti. Meno una delle due nonne, nel frattempo morta senza avere giustizia... «Ma ora inizia il vero inferno», commenta Maurizio Bono, difensore del padre dei due bambini, e ha ragione, il copione è sempre quello: «Dopo sei anni lontani dalla famiglia, dopo sei anni di incubi indotti con interrogatori gravemente suggestivi da parte degli operatori della comunità per minori di Varese in cui erano stati mandati, dopo sei anni in cui nelle loro menti sono stati radicati falsi ricordi di abusi e satanismi mai avvenuti, come saranno diventati? Vorranno ancora vedere i genitori? Soprattutto nessuno sa dove siano, né i genitori né io... Potrebbero passare anni».

UNA VICENDA SURREALE. I due bambini sono nati con la sindrome FG, grave patologia che fin dalla tenera età li ha costretti a numerose operazioni all’ano e all’apparato riproduttivo, nonché ad almeno 50 visite urologiche all’anno con monitoraggi di 24 ore al giorno. È una malattia che causa pesanti ricadute fisiche e mentali. Il padre è il solo che lavora, fa anche turni di notte per guadagnare di più, così è la famiglia stessa a chiedere aiuto al Comune, affidandosi agli assistenti sociali e a maestre di sostegno. È a una di loro che un giorno il bimbo più grande racconta che il papà lo ha mandato a dormire in auto (fatto mai accertato) e questo basta perché – senza alcuna indagine né dialogo con il padre – gli assistenti sociali chiedano al Tribunale dei Minori di Milano di togliergli la potestà genitoriale. Cosa che subito avviene, anche se i figli restano a casa.
Secondo passo: «Gli assistenti sociali lamentano alcuni ritardi nelle visite urologiche cui continuamente quei poveri genitori devono portare i bambini», racconta il legale. Loro forniscono chiare giustificazioni, ma il meccanismo non si ferma, «il Tribunale dei minori parla di grave abbandono e toglie loro i bambini, mandandoli in una comunità per minori a Varese». È il 2014. Finora i due bambini mai hanno lamentato alcun abuso. Cominciano a farlo dopo mesi che vivono nella comunità, a contatto con operatrici che raccolgono le loro "confidenze" e segnalano al Tribunale dei minori violenze sessuali e riti satanici. Non esiste alcuna registrazione di queste "confidenze", solo la parola degli assistenti sociali. La procura di Monza ovviamente apre un fascicolo di indagine e lo segnala al Tribunale dei minori, che a questo punto blocca pure le visite del padre e della madre a Varese. Da sei anni non hanno più potuto vedere i figli, vietato anche sentirli per telefono. Intanto la patologia dei bambini è peggiorata e il maggiore ha persino tentato il suicidio.

SI ARRIVA AL PROCESSO. E al vero paradosso: «Abbiamo sempre chiesto che venissero valutate le tante visite mediche e le cartelle cliniche di anni di controlli serrati», denuncia Bono. «Se il Tribunale dei minori lo avesse fatto, in poche ore si sarebbe risolto il caso, non dopo 6 anni di strazio per tutti. Invece nessuno ha letto le carte. I nostri consulenti di parte hanno dichiarato che, a causa della grave patologia, in caso di penetrazione i due bimbi sarebbero certamente morti, e i segni sarebbero stati indelebili. Per fortuna il Tribunale ordinario di Monza invece ha lavorato bene e ha nominato i suoi consulenti tecnici, che hanno definito impeccabile il lavoro dei nostri, accertando che nessun abuso era mai avvenuto».
Ieri la stessa accusa ha dovuto chiedere l’assoluzione per mancanza di prove, ma i giudici sono andati oltre: tutti assolti con formula piena. «Ora aspetto tra 90 giorni le motivazioni», commenta il legale, deciso ad andare avanti: «Verificheremo le responsabilità, chi ha sbagliato pagherà. Non si distrugge impunemente un’intera famiglia senza appurare nulla, solo sulla base delle parole di un’operatrice. I bambini in comunità erano trattati con psicofarmaci, sono stati devastati». E come venivano interrogati? In modo antitetico a quanto raccomandano tutti i seri protocolli internazionali: «L’operatrice va dalla sorellina e le dice: sappiamo già tutto, tuo fratello ci ha detto questo e quest’altro, devi solo confermarlo». Il solito copione, appunto. Come pure il falso ricordo dei "riti satanici": in Sicilia, nel paese d’origine della famiglia, durante una festa religiosa i neonati vengono sollevati nudi davanti alla statua del santo. «Negli interrogatori delle operatrici questo diventa un rito a Satana davanti a una statua nel giardino del papà».

E ADESSO? I figli, oggi 18 e 12 anni, tornano a casa? Sarebbe ovvio... «Ora si comincia appena», risponde il legale, «il ragazzo nemmeno sappiamo dov’è, dopo il tentato suicidio è stato spostato. Per la sorellina dovrò fare istanza al Tribunale dei minori di far decadere il provvedimento che vieta ai genitori di vederla e sentirla. Ma dopo tanti anni come accoglieranno papà e mamma? Come la ricostruisci una famiglia? I genitori come gestiranno figli ormai così gravi? Farò battaglia contro i colpevoli, nessuno deve più subire tutto questo».

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