venerdì 9 settembre 2016
Il titolare dell’Ambiente: ora pericolo rientrato. Non farò sconti. Il ministro: sospetti su aziende della zona e ’ndrangheta, grazie al comitato che ha dato l’allarme «Depurazioni, commissarierò le Regioni che non agiscono».
Galletti: fanghi nel Canale. Scoveremo i colpevoli
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«L’inquinamento riscontrato all’inizio nel canalone di San Ferdinando si è abbassato ed è rientrato nella soglia. Non vuol dire che il problema sia risolto. Ora dobbiamo scoprire chi lo ha provocato per evitare che si ripeta». Lo afferma il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti che spiega come i carabinieri del Noe «stanno facendo una verifica delle aziende intorno alla zona contaminata, e hanno scoperto casi anomali sotto osservazione. Non siamo ancora in grado di dire se sono questi gli inquinatori, ma sicuramente abbiamo riscontrato in alcune aziende limitrofe al canalone di San Ferdinando possibili irregolarità».

Quando vi siete attivati? Siamo venuti a conoscenza del fatto il 12 luglio. Ho subito mandato gli investigatori del Noe e del Reparto ambiente marino del Corpo delle Capitanerie di porto. Siamo aggiornatissimi sullo stato anche se non abbiamo competenze specifiche. Lì la bonifica spetta a Regione, comune e Arpacal. C’è stata una risposta molto pronta. Le informazioni che abbiamo oggi è che la bonifica è in stato avanzato e non riscontriamo più pericoli. Questo non vuol dire che il problema sia risolto. Essendo un “incidente” di tipo doloso è possibile che si ripeta. Quindi da un punto di vista ambientale siamo tranquilli, ma restano due fronti aperti, il completamento della bonifica e l’individuazione dei responsabili.

I cittadini chiedono anche l’intervento dell’Ispra? L’ha attivata? Certo. C’è un tavolo tecnico al lavoro del quale fa parte anche l’Ispra oltre a tutte le autorità locali competenti.

La vicenda è emersa per l’impegno dei comitati cittadini... Il controllo sociale è essenziale e soprattutto in questo caso ha una particolare importanza che sia avvenuto da parte dei giovani perché ci induce a credere che ci sia una cultura ambientale in evoluzione. Non c’è dubbio che questi casi capitano perché c’è la criminalità organizzata, ma anche perché c’è una generazione che non ha una cultura ambientale. Quindi il fatto che ci sia qualcuno che non solo non inquina ma diventa lui stesso controllore dei propri territori, soprattutto in zone come questa, è molto importante. È essenziale un controllo sociale. Esiste una Calabria bella, impegnata che difende il proprio territorio così come hanno fatto i ragazzi che hanno segnalato il problema sulla spiaggia. La Calabria terra di culture e di eccellenze ha diritto a un futuro sostenibile.

Per ora sono ipotesi, ma anche in questo caso potrebbe aver avuto un ruolo la ’ndrangheta. È la conferma degli interessi mafiosi sugli affari dei rifiuti?  Non mi sorprendo perché ormai è una realtà con la quale facciamo i conti tutti i giorni. Ed è una delle ragioni che mi ha spinto a portare avanti come governo con molta determinazione l’approvazione del disegno di legge sugli ecoreati. Penso sia stato un grande passo di civiltà per il Paese e un grande segnale che diamo soprattutto alla criminalità organizzata che pensa ancora che i crimini ambientali siano di serie B.

Purtroppo la Calabria anche quest’anno ha subito gravi fenomeni di scarichi a mare: fognature e depuratori che non funzionano, fiumi e fiumare ridotte a cloache. Una carenza ormai cronica. È la ragione per cui a fine luglio abbiamo approvato in sede di Cipe un forte finanziamento per la Calabria, quasi 89 milioni, che vanno nella direzione delle bonifiche, della depurazione e degli interventi contro il dissesto idrogeologico. Rimane il problema della spesa. Non mi stancherò mai di dire, anche in questi giorni in cui parliamo di risorse per il terremoto e per la manutenzione del territorio, che non è solo un problema di risorse. Anzi con l’impegno messo negli ultimi due anni è il problema che mi preoccupa meno. Le risorse le abbiamo trovate, ma oggi dobbiamo riuscire a spendere bene e in fretta i soldi. Ricordiamoci che comunque ci sono tempi tecnici che non possiamo accorciare. Fare una depurazione importante vuol dire trovare le risorse, fare il progetto, fare la gara, trovare l’azienda adatta e fare l’intervento.

A volte i tempi diventano eterni. Qui in Calabria molte opere sono bloccate. Come pensa di intervenire? Non farò sconti. Se i tempi sono compatibili con la legislazione vigente, lo ribadisco, commissarierò, perché questi interventi non possono più attendere e non ci sono più scuse. I soldi ci sono, le regole ci sono, c’è la dimostrazione che si possono spendere bene e in fretta perché alcune regioni sono avanti nella realizzazione degli interventi. Quindi non farò sconti a chi tarda e non è in grado di spendere.

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