venerdì 15 maggio 2015
​Commozione e lacrime al funerale del ragazzo morto in gita a Milano. Il parrocco: "solo con la verità c'è futuro e libertà". Il padre: "ha lasciato qualcosa di importante".
Crisi di cultura, non delle gite (Ferdinando Camon)
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"C​i sentiamo tutti piccoli di fronte a un fatto come questo". Così ha esordito il parroco della chiesa di Altichiero (Padova) all'arrivo, per i funerali, del feretro di Domenico Maurantonio, lo studente padovano di 19 anni morto in gita scolastica a Milano. La bara coperta di fiori è entrata puntualmente alle 10,30 nella chiesa per una cerimonia composta, come richiesto dal parroco. Gremita all'inverosimile la chiesa per la funzione. "Se tutta la verità è uscita bene, se ce n'è ancora di nascosta sotto il magone e la paura speriamo che la si lasci uscire al più presto, per quanto male possa fare, perché solo con la verità c'è futuro e libertà" ha detto don Lorenzo, durante l'omelia. Accorato il saluto del padre. "Tutti abbiamo un debito di verità e coscienza nei confronti di Domenico. Era il mio amico, il mio eroe. Mi prendeva in giro perché ero troppo vecchio, ma lui ci ha lasciato troppo giovane. Per raccontarlo mi ci vorrebbero 19 anni, non so se avrò la forza di andare avanti" ha detto Bruno Maurantonio, parlando dall'altare al termine dei funerali. "Ha lasciato qualcosa di importante - ha aggiunto - che noi dobbiamo portare avanti". Intanto è ancora giallo sulla dinamica della morte del giorvane. Gli inquirenti stanno lavorando per confrontare le varie versioni sugli ultimi minuti di vita di Domenico, Hanno risententito per ore i compagni del liceo Ippolito Nievo, dopo gli interrogatori successivi al ritrovamento del corpo all'alba di domenica. Escluso il suicidio o una caduta accidentale, tra le piste che rimangono in piedi vi sono soprattutto quelle di una goliardata o di un festino finito male. Tutta da verificare la possibilità che nelle mani di chi si sta occupando del caso vi siano immagini, fotogrammi rubati nella stanza divisa da Domenico e dai suoi amici che potrebbero raccontare una verità diversa dai tanti "non so" e "non ho visto nulla" riferiti sino ad ora. L'ipotesi più probabile è che il ragazzo abbia ingerito una grande quantità di alcol che avrebbe provocato la dissenteria. Intanto i compagni si sono sottoposti volontariamente al test del dna. Il sospetto di mamma Antonia, insegnante, lanciato ieri su Facebook, appare come un j'accuse rivolto ai docenti che accompagnavano il gruppo in visita all'Expo ma soprattutto ai compagni di camera del figlio: impossibile che nessuno abbia visto o sentito nulla. Probabile, invece, che più di qualcuno non parli o ometta, magari per paura di un coinvolgimento diretto, pezzi importanti della ricostruzione dell'accaduto. Nelle mani degli investigatori, che procedono per omicidio colposo, si sono aggiunti pochi elementi nuovi. Una foto, raccapricciante, mostrata ad uno degli insegnanti dal telefonino di un inserviente dell'hotel, che ritrae il giovane esanime al suolo. E le parole della preside, Maria Grazia Rubini, che insinua nella vicenda l'ombra di un uomo misterioso, uno slavo, che si sarebbe aggirato in prossimità delle stanze dei ragazzi
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