mercoledì 18 aprile 2012
​Il governatore: «Gruppi di potere stanno cercando di farmi fuori, dopo aver eliminato Berlusconi. Non sono assolutamente azzoppato da quanto successo».
SECONDO NOI Il potere e il dovere
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«Sono limpido come acqua di fonte». Non ci sta il governatore della Lombardia Roberto Formigoni a finire nel tritacarne delle inchieste che a più riprese hanno coinvolto nove consiglieri di maggioranza, «per comportamenti personali» ci tiene a precisare, i suoi alleati leghisti, il San Raffaele e la Fondazione Maugeri. «Tutti i partiti hanno figure primarie sottoposte a processo», ha detto ieri il presidente della Lombardia. «Se parliamo della Lega dobbiamo parlare anche del Pd e del signor Vendola che ha ricevuto due avvisi di garanzia, e poi di Lombardo e perfino di De Magistris». Formigoni no: lo ha precisato anche la Procura di Milano che lui non è indagato per il caso Maugeri. La sua unica colpa, è tornato a difendersi ieri, sarebbe quella di aver frequentato amicizie sbagliate, quel Pierluigi Daccò, faccendiere del San Raffaele, che il governatore conosce da 30 anni e con il quale avrebbe fatto viaggi di gruppo regolando poi i conti a fine vacanza. «Anche Gesù ha sbagliato a scegliersi uno dei collaboratori», è arrivato a dire ieri ipotizzando poi l’ipotesi di un complotto orchestrato ad arte. Esternazioni rimbalzate su Twitter che hanno dato vita ad un lungo dibattito tra sostenitori e denigratori del governatore. «Io non sono assolutamente azzoppato da quanto avvenuto, sono ancora un leader del Pdl, anche se tentano in tutti modi, assetati di sangue, di danneggiarmi».Le sue parole non sono piaciute al vicepresidente della Camera Maurizio Lupi che ha definito «una battuta infelice» la frase su Gesù e «inopportune» le vacanze con Daccò. Rapporti tesi tra Formigoni e il segretario lombardo Mario Mantovani, che avrebbe espresso dubbi sul rimpasto. Il governatore avrebbe chiesto a Berlusconi un cambio alla guida del partito.Non ce l’ha con la magistratura Formigoni, che deve fare il suo lavoro, ma con il clima alimentato da «gruppi giornalistici editoriali e di potere». «Hanno fatto fuori Berlusconi e adesso cercano di far fuori Formigoni ma non ce la faranno» ha assicurato il governatore. Una caccia alle streghe che negli ultimi mesi ha coinvolto ben dieci consiglieri regionali, molti dei quali ex assessori delle sue precedenti giunte (l’unico del centrosinistra è l’esponente del Pd Filippo Penati). «Tutte queste persone potrebbero essere assolte, le accuse rivelarsi infondate» ha sottolineato il governatore. Quanto alle inchieste sulla sanità non riguardano il sistema lombardo, che gode di ottima salute, ma «due aziende private come ce ne sono tante in Italia».Quanto all’ipotesi di un suo passo indietro per candidarsi alle politiche l’anno prossimo, ieri il presidente è stato categorico, spiegando che alcune sue dichiarazioni erano state fraintese e che l’asse Lega-Pdl è determinato ad arrivare alla fine della legislatura. «Non c’è nessuna incertezza e nessuna titubanza, noi proseguiamo fino al 2015 alla faccia di chi ci vuole male». Nei prossimi mesi ha annunciato infine Formigoni verrà varata una nuova legge elettorale per eliminare il listino (per evitare casi come quello di Nicole Minetti di cui ieri Formigoni ha chiesto le dimissioni in un’intervista definendole «un bel gesto») e mettere il limite dei due mandati consecutivi.
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