sabato 18 luglio 2020
Meno sussidi e più potere agli Stati membri, l'ultima mediazione di Michel. L'Olanda: è la strada giusta. Conte attacca: no a veti e ora rivedere squilibri fiscali
Fondi Ue, sul tavolo una nuova proposta
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Dopo una prima giornata decisamente difficile, questo sabato è apparso decisamente migliore. Al mattino infatti il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha presentato nuove proposte di compromesso. in mattinata il belga aveva avuto una lunga riunione ristretta con Giuseppe Conte, il premier olandese Mark Rutte, la cancelliera Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier spagnolo Pedro Sanchez.

Tra le nuove proposte, la più importante è quella riferita alla governance per l’erogazione degli aiuti del Fondo di rilancio. L’Olanda ha sempre insistito per l’introduzione della regola dell’unanimità tra gli Stati membri per approvare il versamento. Rutte si è trovato isolato ma non ha voluto cedere. Già venerdì Michel aveva proposto un meccanismo di “freno d'emergenza” che però non era parso sufficiente a Rutte. Questa mattina il presidente del Consiglio Europeo ha ritoccato l’offerta. In essa si afferma che se anche un solo Stato (prima si parlava di un numero "x" di Stati) ha un problema con il rispetto degli impegni da parte di un beneficiario, potrà chiedere che la questione sia discussa dal Consiglio europeo, dunque dai leader, o anche dall’Ecofin (i ministri delle finanze), e i soldi non potranno essere versati finché non si sarà trovata “una soluzione soddisfacente".

Anche il premier Giuseppe Conte aveva presentato una sua proposta abbastanza simile, con la differenza però che l’ultima parola era della Commissione Europea, la quale avrebbe dovuto semplicemente “tenere conto” dell’indicazione dei leader. La proposta di Michel, hanno detto fonti olandesi, “va nella direzione giusta”. E tanto più che il belga ha aggiunto altri zuccherini per convincere l’Olanda e gli altri tre “ frugali” (Austria, Danimarca e Svezia). Primo, si aumentano ancora gli sconti previsti per loro, inoltre passa dal 15 al 20% la quota di Iva che potranno trattenersi (l’imposta è versata a Bruxelles in quanto tra le risorse proprie dell’Unione europea). Non basta: Michel propone anche la riduzione di 50 miliardi dei trasferimenti a vantaggio dei prestiti, per rispondere alla richiesta dei frugali di ridurre le sovvenzioni (anche se loro vorrebbero un taglio di 200 miliardi).

La cifra totale del pacchetto di aiuti resterebbe a 750 miliardi, ma ora “ribilanciata” a 450 di sovvenzioni e 300 di prestiti (prima era 500-250). Per ora Michel mantiene la sua proposta per il bilancio 2021-27 a 1.074 miliardi (i frugali chiedono di scendere a 1.050). Ritoccato anche il criterio di allocazione dei fondi rispetto alla proposta della Commissione considerata troppo sbilanciata a favore di Italia e Spagna. Si tratta di versare il 70% come previsto dalla Commissione sulla base dell’andamento economico tra il 2015 e il 2019, entro il 2022, ed entro il 2023 il restante 30% sulla base dell’andamento economico del 2020 e 2021. E per andare invece incontro alle obiezioni dei paesi dell’Est, anzitutto Ungheria e Polonia, il presidente ha fortemente annacquato la clausola che lega il versamento dei fondi al rispetto dello stato di diritto. Nel suo testo si afferma che per bloccare il versamento ci vogliono “prove concrete“ per le eventuali violazioni. Intanto la plenaria, aperta stamani alle 11 e 30, è ora sospesa per nuovi bilaterali. Il clima sembra ora più disteso, c’è qualche speranza in più di riuscire a chiudere.

Ci mette del tempo, il premier Giuseppe Conte, prima di far sapere cosa pensa della nuova bozza-Michel. Il presidente del Consiglio fa filtrare un intervento molto duro, prima della sospensione mattutina dei lavori del Consiglio europeo. Conte ha attaccato l’approccio "poco costruttivo" con cui alcuni Paesi stanno affrontando la discussione, dimostrando "scarsa consapevolezza sulla crisi epocale che l’Europa sta vivendo e sulla necessità di una pronta ed efficace reazione". Il premier è stato molto duro in particolare con i Paesi che vogliono riservarsi un veto sull’attuazione del budget che è "inaccettabile giuridicamente e politicamente perché altera l’assetto istituzionale europeo". Per il premier, "è una discussione spartiacque perché da domani dovrà essere affrontata in tutte le sedi europee una riforma organica della politica fiscale europea". Conte ha infine aggiunto che l’Italia ha deciso di affrontare, di sua iniziativa, "un percorso di riforme che le consentano di correre ma pretenderà una seria politica fiscale comune, in modo da affrontare una volta per tutte surplus commerciali e dumping fiscali, per competere ad armi pari".

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