giovedì 30 novembre 2017
Campo progressista rilancia anche la legge sullo ius culturae anche i tempi per l'approvazione delle leggi da varare sono stretti, soli sei giorni
Ultimo atto delle Camere. Intesa Pd-sinistra per portare la norma in Senato
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La definizione degli ultimi accordi per le alleanze passa anche attraverso il calendario delle Camere. Ed è in particolare quello di Palazzo Madama che sarà in grado di sciogliere le ultime riserve di Giuliano Pisapia sull’intesa con il Pd. A condizionare il cammino restano anche le leggi su fine vita e ius culturae che potrebbero, in teoria, vedere la luce a Palazzo Madama. Ma la legislatura è ormai agli sgoccioli. Lo slittamento a martedì prossimo della conferenza dei capigruppo, che stabilisce l’agenda dei lavori, restringe ancora di più lo spazio necessario all’esame e al voto di provvedimenti che hanno a che fare con la coscienza dei parlamentari. Il leader di Campo progressista chiede che vengano messe comunque entrambe nello scadenzario.

Ben sapendo che le ultime battute del governo dovranno essere guidate dalla prudenza, come consigliato dal Quirinale. L’orientamento è quello di non mettere a rischio il premier Paolo Gentiloni, di non esporlo a bocciature costringendolo alle dimissioni mentre è ancora in piedi l’iter della manovra di bilancio. Di fronte a un quadro politico poco chiaro e scomposto, il rischio di una nuova legislatura all’insegna dell’ingovernabilità rende necessaria la chiusura di questa con un esecutivo 'forte'. Perciò il presidente del Consiglio non intende mettere la fiducia sulle Dat, mentre appare ormai difficile che possa farlo sulla legge per la cittadinanza, tema su cui la sua maggioranza comunque si spaccherebbe e che per questo sembra quasi sparito dalle agende parlamentari.

Nonostante questo, per Pisapia resta fondamentale – oltre ai capitoli spuntati nella manovra – una dichiarazione di volontà di approvare i due provvedimenti. E perciò ancora ieri la delegazione di Cp capeggiata da Bruno Tabacci, che ha incontrato il mediatore Piero Fassino e il vicesegretario del Pd Maurizio Martina, ha insistito per la calendarizzazione delle due leggi. Martedì prossimo, dunque, i due provvedimenti potrebbero essere inseriti in agenda. Quasi certo che lo sarà quella per il fine vita. Ma sulla possibilità che vada in porto, però, ci sono molti dubbi. Lo stesso presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, ne ha auspicato l’approvazione, prospettiva che però vede incerta: «Bisognerebbe chiedere a un indovino », ha ironizzato.

Per lavorare sul delicato provvedimento, infatti, occorrerà attendere verosimilmente la settimana successiva. L’aula, una volta che verrà licenziata la legge di Bilancio, avrà da completare il lavoro sul regolamento. Ma la settimana sarà corta, perché il 7 (Sant’Ambrogio) e l’8 sono due giorni festivi, e si arriverà all’unica settimana a disposizione (quella dall’11 al 16), considerando che quella prima di Natale sarà utilizzata per convertire definitivamente in legge la manovra, se tornerà da Montecitorio.

Insomma, in soli 6 giorni si dovrebbe lavorare su un testo arrivato in aula senza relatore, su cui il governo si rimette all’assemblea e su cui molti partiti lasciano libertà di coscienza. Se è poi vero che non ci sono molti emendamenti, è anche vero che il ricorso al 'canguro' per accorparli appare una forzatura, non essendoci intento ostruzionistico da parte di nessun gruppo. Né sarebbe opportuno contrarre un dibattito su un tema così sensibile.

Sulla carta, comunque, la legge potrebbe avere la maggioranza. Lo scorso 20 aprile il testo venne licenziato dalla Camera con 326 voti favorevoli e 37 contrari (4 gli astenuti). A favore votarono Pd, 5 Stelle, Si, Mdp, Psi e gran parte dei Civici e innovatori. Libertà di coscienza da Des-Cd e Scelta civica. Sulla conferma del voto favorevole di M5S, però, ci sono dubbi nel Pd, che ricorda il voltafaccia dei grillini sulle unioni civili.

Nessuna certezza, quindi, se non che con il termine dell’anno, verosimilmente si arriverà alla fine della legislatura. Un segnale in questo senso è stato anche l’inserimento, quest’anno, nella manovra del decreto cosiddetto 'milleproroghe', tradizionale appuntamento di gennaio. Perciò la diplomazia dei dem stringe sulle alleanze. Lorenzo Guerini ha ormai l’accordo quasi fatto con Ap e con i centristi di Casini e di Des. Ma si fissano i paletti anche con le liste europeista di Bonino e Della Vedova, oltre che con Cp, ancora ottimista sulla possibilità di 'arruolare' la presidente della Camera Laura Boldrini, dopo la delusione per la probabile decisione del presidente del Senato Pietro Grasso di guidare la lista di Mdp, Si e Possibile, che vedrà la luce domenica. L’aula del Senato, a Palazzo Madama.

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