mercoledì 29 dicembre 2010
Il Pdl: «Per noi testo in aula alla Camera a gennaio». Lo strappo della Casa Bianca ha riacceso il dibattito italiano su un ddl che, approvato dal Senato più di un anno fa, si è arenato a Montecitorio per i veti di una parte del centrosinistra e dei finiani.
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Lo "strappo" obamiano sul fine vita riaccende il dibattito nostrano. A prendere la parola diversi esponenti favorevoli alla rapida calendarizzazione del provvedimento alla Camera. Forti del vento in poppa messo, a nome del governo, dal ministro Maurizio Sacconi, per il quale «è ora di mettere all’ordine del giorno della Camera» il ddl Calabrò, uscito dal Senato.«È una legge che va al di là degli schieramenti e della divisione laici-cattolici, chiamando in causa la coscienza del singolo di agire per il bene dei cittadini», esordisce del relatore Domenico Di Virgilio (Pdl). L’ex sottosegretario alla Sanità prevede un approdo all’aula a fine gennaio, inizio febbraio. Le modifiche da lui apportate al testo del Senato sono passate con i voti della maggioranza e dell’Udc. Maggioranza che chiede a gran voce la calendarizzazione. E Di Virgilio si dice certo al momento del voto anche i finiani «si sfileranno dall’attuale opposizione». Intanto si deve pronunciare prima definitivamente la commissione Affari sociali, poi la capigruppo. «Noi siamo pronti ad andare in aula già nella terza settimana di gennaio. Ho avuto il via libera dallo stesso presidente Berlusconi», conferma il capogruppo del Pdl in commissione, Lucio Barani. L’iter del testo è stato «senza intoppi». Gli unici problemi, ricorda, sono venuti da ex pidiellini. «Della Vedova ha votato sistematicamente con l’opposizione e la Commissione Giustizia, presieduta dalla Bongiorno, finora non ci ha fatto avere il parere previsto». Infine, da laico socialista e da medico, ritiene inconcepibile l’eutanasia e l’arbitrio dei giudici, «che si sono trasformati in boia».«Va fatta chiarezza per evitare di restare in mano ai giudici. Si possono ripresentare altri casi Englaro e bisogna assolutamente evitare di agire sulla spinta emotiva», argomenta anche Dorina Bianchi, responsabile Sanità dell’Udc. «Non capisco – prosegue – cosa si aspetti, dopo tre anni e di fronte a una maggioranza trasversale, ad approvare un provvedimento utile». Concorda Emanuela Baio Dossi (Pd), che si domanda «perché tanti ostacoli vengano frapposti a una legge che molto probabilmente passerà con una maggioranza trasversale». E aggiunge: «La legge è urgente, perché aiuta famiglie e malati. Da un punto di vista scientifico e di cura». Infine, «va garantita una’assistenza che non si limiti alle palliative, ma deve essere a 360 gradi e omogenea su tutto il territorio». Marco Calgaro (Api) concorda sul carattere di urgenza e si dice convinto che dai finiani non sorgeranno problemi. Ma chiede modifiche. Una tocca lo spinoso argomento dell’idratazione e nutrizione. «Va fatto salvo il principio che queste non possono essere oggetto di Dichiarazioni anticipate. Ma secondo me va chiarito meglio che in situazioni di fine vita conclamato, di morte imminente (che non era il caso di Eluana) medici e parenti possano decidere di sospenderle». Paola Binetti (Udc) lamenta, infine, l’allentarsi dei vincoli di solidarietà con chi soffre. E in un articolo apparso ieri su liberal chiede al governo di passare dalle parole ai fatti. Facendo ripartire la legge ed evitando il rischio di «regolamenti ostili e aggressivi proprio verso le persone più sole e fragili».
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