mercoledì 6 aprile 2016
Bindi (Commissione antimafia): ci sia un ripensamento, altrimenti lo show diventa il salotto del negazionismo della mafia. Ma c'è chi difende Vespa: libertà di stampa.
Riina junior a Porta a porta, caso politico
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La presenza questa sera a Porta a Porta di Giuseppe Salvatore Riina, figlio del capo della mafia Totò è diventa nel corso delle  ore un caso politico. Parte del Pd e del Movimento 5 stelle protesta contro la scelta di Bruno Vespa di invitare il giovane a presentare il suo libro dedicato alla figura padre, mentre la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi si augura "che ci sia un ripensamento". In caso contrario, aggiunge, "avremo la conferma che  Porta a Porta si presta ad essere il salotto del negazionismo della mafia". I membri M5stelle della stessa Commissione Antimafia rincarano la dose: "Un'offesa a tutti i cittadini onesti. Un vero e proprio insulto alla memoria dei servitori dello Stato, delle vittime innocenti, dei magistrati ammazzati per mano mafiosa. La Rai è servizio pubblico e non può permettere questo scempio". RIINA JR PARLA DEL PADRE, NON DELLA MAFIAL'accusa di Bindi di "negazionismo" è motivata dal fatto che Riina, che ha già concetto una ampia intervista al Corriere della Sera, ha messo come condizione di non parlare né della mafia né dei crimini di cui si è reso colpevole il padre. Riina junior, in sostanza, vuole esclusivamente offrire un profilo privato e umano di colui che è stato ritenuto responsabile di dolori immensi. Un esempio: nei mesi in cui Totò Riina pianificava gli attentati a Salvo Lima, e poi a Falcone e Borsellino, il figlio racconta delle ore trascorse a guardare la tv, sgranocchiando biscotti, senza apparentemente preoccupazioni: «Avevo 15 anni e lui era il mio eroe», commenta il giovane. "DIMENTICATE" LE VITTIMELa "dimenticanza" delle vittime da parte di Riina junior spinge Maria Falcone, sorella del giudice assassinato su ordine di Riina senior, a dirsi "costernata" per la scelta "indegna" per la Rai "che dovrebbe fare servizio pubblico". Da ricordare che anche Giuseppe Salvatore Riina è stato condannato per associazione mafiosa (più di 8 anni, già scontati), e ora vive a Padova "Da 24 anni - conclude la professoressa Falcone - mi impegno per portare ai ragazzi di tutta Italia i valori di legalità e giustizia per i quali mio fratello ha affrontato l'estremo sacrificio ed è indegna questa presenza in una emittente che dovrebbe fare servizio pubblico". ESPONENTI PD CONTRO VESPALe dichiarazioni di esponenti del Pd si sono susseguite per tutta la giornata. "In 20 anni di Porta a Porta - ha fatto eco il segretario Pddella Commissione di vigilanza sulla Rai Michele Anzaldi - Vespanon si è mai occupato del delitto Mattarella e non ha mai invitato instudio il fratello, oggi presidente della Repubblica. Adesso invita il figlio del carnefice. È questo il nuovo servizio pubblico?". "Dopo la triste vicenda dei Casamonica - ha aggiunto il capogruppo del Pd in commissione Antimafia Franco Mirabelli - sarebbe davvero grave e colpevole se ancora una volta il principale talk show televisivo della Rai tornasse ad occuparsi di mafia non per condannare la criminalità organizzata, non per mostrare le sofferenze che provoca alle vittime e ai loro famigliari, ma per intervistare il parente di un boss. Dare unpalcoscenico al figlio di Riina significa spettacolarizzare una vita come quella del boss che ha avuto la responsabilità degli anni delle stragi in questo Paese".

"Dopo i Casamonica - hanno denunciato per parte loro Fnsi eUsigrai - stasera a Porta a Porta la famiglia Riina. La Rai servizio pubblico non può diventare il salotto di famiglie criminali". LA DIFESA: VESPA ESERCITA LIBERTA' DI STAMPA
Ma ci sono anche le voci di coloro che pensano che l'intervista a Riina jr faccia parte della libertà di stampa e che tutto dipenderà da come Bruno Vespa si rapporterà all'ospite, a come lo incalzerà, se sarà possibile fargli domande per lui "scomode". A difendere la scelta di Porta a Porta sono intervenuti ad esempio Maurizio Lupi,  presidente dei deputati di Area popolare e membro della Commissione di Vigilanza della Rai, che parla di "libertà di stampa, dovere di informare i telespettatori, anche attraverso interviste con persone controverse". Anche Gianfranco Librandi, deputato di Unione Italiana iscritto al gruppo di Scelta Civica, trova "assurde le accuse" nei confronti di Vespa, che sta "esercitando legittimamente il diritto di cronaca e da giornalista, giustamente, cerca di raccontare i fatti guardandoli da tutti i punti di vista. Saranno poi gli spettatori a farsi un'idea".
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