sabato 6 marzo 2021
Entro fine marzo sono attesi 7 milioni di dosi Le Regioni chiedono chiarezza sulle tipologie di persone da vaccinare Si studiano nuovi siti e unità mobili ogni 20 40mila abitanti
Fasce d'età e scorte per le zone rosse. Ecco i primi passi sul piano vaccini

Ansa

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Non più Regioni in ordine sparso, anche nell’individuazione delle categorie da vaccinare prima. Adesso che la campagna vaccinale potrebbe entrare nel vivo, con l’arrivo nelle prossime settimane di un’importante ondata di vaccini, il punto è non farsi trovare impreparati.

La questione di fondo resta «l’ultimo miglio», come lo definisce il commissario Francesco Paolo Figliuolo, ovvero la distribuzione territoriale, l’impiego di tutti i siti possibili per la somministrazione delle 7 milioni di dosi che giungeranno in Italia entro fine marzo. Anche - questa una delle possibilità allo studio - con l’utilizzo di unità mobili ogni 20-40mila abitanti. Ma soprattutto attraverso un programma che sia uniforme da Nord a Sud, senza dimenticare quel principio di solidarietà che deve caratterizzare questo momento di difficoltà.

Per questo il neo commissario all’emergenza Covid-19 ha proposto ieri, nell’incontro con le Regioni e gli altri enti locali, di tenere a livello centrale una scorta di vaccini che faccia da «fondo di solidarietà». Un’ipotesi che fa seguito alla richiesta del ministro della Salute Roberto Speranza che pensa appunto all’accantonamento dell’1-2% di ogni consegna «per la creazione di riserve da utilizzare nelle zone in cui il virus si propaga con maggiore forza e rapidità». Una linea che, comunque, non deve mai far dimenticare la necessità principale per i territori: l’equità e l’omogeneità della campagna. È stata infatti la ministra per gli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, a sollevare la questione durante la videoconferenza con gli enti locali, il neo-commissario e il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, chiedendo che ci sia una campagna vaccinale «quanto più possibile uniforme sul territorio naziona-le, evitando disparità».

Un quadro d’insieme che, secondo le Regioni, va raggiunto attraverso due priorità: l’autorizzazione di nuovi vaccini da affiancare a quelli già in uso e «la chiarezza sulle categorie da vaccinare, anche in relazione alle modalità che caratterizzano la somministrazione dei diversi vaccini». Anche perché, ricorda il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, stabilire «quali siano le fasce di popolazione o le categorie da vaccinare prioritariamente è compito dello Stato». Così come allo Stato spetta dare certezza ai governatori sulle dosi che arriveranno nel loro territorio. Stato che in questo momento sta appunto mettendo in piedi la macchina per la campagna vaccinale di massa che, potenzialmente, potrebbe partire dopo Pasqua, seguendo la logica delle fasce d’età (non più delle categorie).

E così i vertici si susseguono. Ieri dopo l’incontro con le Regioni il commissario Figliuolo e il capo della Protezione civile Curcio sono stati ricevuti da Mario Draghi a Palazzo Chigi per illustrare il piano dei vaccini e il monitoraggio delle dosi somministrate. Poi la riunione si è allargata all’emergenza Covid con la presenza del ministro dell’Economia Daniele Franco e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli (sempre a Palazzo Chigi ieri pomeriggio è arrivato anche l’ex commissario Domenico Arcuri).

Oggi invece il capo della Protezione civile, che ieri ha visto anche il Comitato tecnico scientifico, riunirà il comitato operativo di via Vitorchiano (a cui parteciperà anche Figliuolo) proprio per fare il punto sui vaccini, ragionando sulla «strategia a moduli» di cui Curcio ha parlato ieri con le Regioni. Certo l’obiettivo del governo è produrre i sieri in Italia, non a caso il premier Draghi il 12 marzo si recherà proprio in visita in un centro vaccinale a Roma.

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