giovedì 28 novembre 2013
Un cittadino su tre online per ottenere consulenze e commenti su malattie Cresce anche il numero di chi prenota visite e acquista medicine Ma occhio alle truffe. (Salinaro)
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Sarà perché il digitale ci segue ormai pure sotto la doccia; sarà perché la crisi ha modificato i nostri stili di vita indirizzandoci verso modelli più parsimoniosi. Sta di fatto che gli italiani utilizzano sempre di più il web anche in ambito sanitario: lo fanno per ottenere informazioni e consulenze sulle patologie di cui sono affetti ma anche per ordinare farmaci che, online, possono costare meno. Secondo una rilevazione dell’Osservatorio di Alkemy, società specializzata nella consulenza digitale, oltre un terzo degli italiani ricorre al web con queste finalità.Dalla ricerca, che ha fotografato il mondo del farmaco su Internet raccogliendo e aggregando dati Censis, ma anche Google Usa e Google Trends Forrester, emerge che i pazienti, in numero crescente, cercano indicazioni, commenti e scambi di esperienze: se il medico di base rimane la fonte primaria per ottenere informazioni mediche (56%), Internet viene utilizzato (11%) più del farmacista (4%), principalmente per ottenere chiarimenti sulle malattie (90%), sulle strutture a cui rivolgersi (59%), e per confrontarsi con altri utenti. E così, blog, canali di ricerca e forum online diventano le «nuove sale di attesa virtuali». Secondo la casa farmaceutica Pfizer, ogni giorno sarebbero più di 500 i gruppi che si incontrano «solo per parlare di diabete», ben 36 mila i video dedicati a interventi chirurgici, e 170 mila i pazienti iscritti a social network specializzati che parlano della loro condizione cronica e che dedicano spazio a possibili trattamenti terapeutici. Anche per questa ragione le aziende del settore farmaceutico stanno investendo nel web e monitorano di continuo gli spazi di visibilità e di discussione per interagire nel modo più congeniale con i consumatori: da questo esigenza, osserva Alkemy, «hanno avuto origine una serie di applicazioni e di siti per gestire in maniera integrata il canale online con quello offline». Insomma, i canali digitali non hanno ancora sostituito quelli fisici ma per le aziende diventa sempre più importante «ascoltare il web» per costruire strategie di marketing e comunicazione. Non a caso, Sanofi Aventis ha creato, nel 2012, un canale Youtube dedicato per rispondere ai quesiti principali sul diabete, mentre una app, Go Meals, consente di calcolare la calorie ingerite dal malato, monitorando il livello di glucosio nel sangue.Anche i servizi si stanno ormai ampiamente diffondendo sul web: accanto alle prenotazioni di visite e di esami (15%), il 3% vi acquista farmaci. E gli stessi medici fanno largo uso del canale digitale: i dati di Google evidenziano come frequente sia l’utilizzo di Internet da parte dei professionisti per approfondimenti sui pazienti, per aggiornamenti scientifici e, soprattutto, per informazioni sui prodotti farmacologici dopo aver parlato con un rappresentante farmaceutico (34%), o dopo aver visto la promozione di un farmaco e per ottenere informazioni sulle controindicazioni (61%).Ma non sempre Internet è consigliabile: se in qualche occasione gli aggiornamenti e le novità terapeutiche, viaggiando veloci, possono costituire un’ancora di salvezza, non di rado, la Rete, a causa delle innumerevoli fonti poco affidabili, può contenere indicazioni sbagliate quando non controproducenti; senza contare le truffe legate alla vendita di farmaci online contraffatti, la cui origine non è verificata e i cui principi attivi sono spesso sconosciuti.A proposito di farmaci, Alkemy ha esaminato le parole più ricercate su Google e i risultati hanno mostrato come il nome dei principi attivi abbia superato quello dei brand. «Se Aspirina e Tachipirina sono ancora i termini più cliccati rispetto all’acido acetilsalicilico e del paracetamolo, le ricerche legate all’ibuprofene hanno superato quelle del Moment o dello Spidifen». Ma tra i mucolitici, «il brand prevale sul principio attivo: Fluimucil è ancora più ricercato dell’acetilcisteina».
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