venerdì 11 marzo 2022
Tremila le persone in fuga dalla guerra arrivate solo ieri. E già diverse migliaia le famiglie che, da Nord a Sud, hanno dato la disponibilità all'accoglienza
Ucraini in cerca di pace appena arrivati a Genova

Ucraini in cerca di pace appena arrivati a Genova - Ansa

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Sono più di 2,3 milioni le persone fuggite dall’Ucraina, secondo gli ultimi dati Onu. Una marea in fuga dalla guerra e dalle bombe. Dalla distruzione e dalla paura. Sono soprattutto donne e bambini. Ma anche persone anziane e disabili. Solo un milione sono i più piccoli, stima l’Unicef. Ma molti di più sono rimasti in Ucraina.

«Dopo l’orrendo attacco all’ospedale di Mariupol, dove un bambino è morto, la situazione dei 6,5 milioni di minori rimasti nel Paese è al limite» lancia l’allarme Save the children. «Sono ancora nelle città ucraine, cercando riparo in rifugi sotterranei, accompagnati costantemente dalla paura e rischiando ogni istante la propria vita. Mentre i bombardamenti continuano a intensificarsi, cibo, acqua pulita e medicine nel paese scarseggiano e potrebbero essere presto inaccessibili per molti bambini e le loro famiglie», sostiene l’organizzazione. I 5 Paesi confinanti sono naturalmente quelli più esposti alla migrazione forzata: in Polonia si contano ben 1,5 milioni di ingressi e 320mila in Romania.

Il flusso prosegue spesso poi verso ovest, perché i profughi non intendono fermarsi nei Paesi confinanti. L’onda si allunga in Germania dove si contano oltre 80mila rifugiati. La Francia ne attende fino a 100mila. Ed altrettanto si attende l’Italia che è anche il Paese europeo con una delle più grandi comunità ucraine.

Qui, in circa dieci giorni sono arrivati quasi 27mila persone, (per l’esattezza 26.738): 13.419 donne, 2.425 uomini e 10.894 minori. Per ora il flusso è stato assorbito senza particolari problemi. A breve poi un Dpcm formalizzerà la possibilità di richiedere la protezione temporanea – con concessione praticamente automatica – per la permanenza sul territorio nazionale.

Intanto anche in Italia si muove la rete dell’accoglienza. Sono tremila i cittadini ucraini arrivati solo ieri. E già diverse migliaia le famiglie che, da Nord a Sud, hanno dato la disponibilità ad ospitare i profughi fuggiti dall’Ucraina.

C’è quindi un’Italia che accoglie e che apre le braccia alle famiglie che hanno perso tutto ma anche ai bambini malati e soli. Nei prossimi giorni è previsto l’arrivo in Toscana di 21 minori ucraini rimasti orfani, dall’età compresa fra i 3 e i 17 anni. Anche in Regione Lombardia «gira a pieno ritmo il motore dell’accoglienza», scrive su Facebook Letizia Moratti. «Ad oggi sono oltre 2mila i profughi giunti da noi, la maggior parte dei quali donne e bambini – spiega – sistemati presso la rete di accoglienza di parenti e amici».

E se dal Piemonte gli albergatori hanno offerto la disponibilità ad accogliere i profughi nelle strutture, da Napoli il primo cittadino chiede uno «sforzo forte da Regione e Prefettura». «Abbiamo già sistemato più di 700 cittadini ucraini. I numeri che ci aspettiamo sono molto più grandi, quindi è necessario uno sforzo organizzativo particolare» chiede Gaetano Manfredi.

Il decreto legge approvato la scorsa settimana ha determinato la possibilità di attivare 8mila posti nel sistema di accoglienza nazionale tra Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e Sai (Sistema di accoglienza ed integrazione). Ministero dell’Interno e Protezione civile hanno anche messo online una scheda informativa rivolta ai profughi «per favorire la loro regolare permanenza sul territorio nazionale »: dagli obblighi sanitari da rispettare secondo la normativa anti-Covid 19, a chi rivolgersi per usufruire di un alloggio.

Il Lazio ha attivato hub per tamponi e vaccini e la disponibilità di massima fino a un numero di 10mila posti per l’accoglienza. In Veneto si contano 2.500 arrivi e «i flussi sono costantemente in aumento », nota il governatore Luca Zaia. In Trentino sono 600. Il Friuli Venezia Giulia è la principale porta d’ingresso. «Sono per lo più donne e bambini, muniti di documenti biometrici che consentono la compiuta identificazione della persona. Finora non si è palesato alcun elemento di rischio», fa sapere il questore di Trieste, Irene Tittoni.

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