venerdì 21 dicembre 2012
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L’anno che si sta per chiudere è stato molto pesante per le famiglie, che, ancora una volta, hanno dovuto sopportare, quasi da sole, il peso della crisi. Lo dicono anche i “numeri” e le statistiche ufficiali. Secondo l’Istat il 28,4% degli italiani è a rischio povertà o esclusione sociale, mentre per il Censis la spesa delle famiglie è calata del 2,8% nel primo trimestre del 2012 e nel secondo è vicina al 4%. «Il declino è evidente», avverte il Centro di ricerca sociale. Ma c’è anche chi non si arrende alla crisi e lavora per uscirne. E sono ancora le famiglie a farsi carico del benessere di tutti, mettendo in moto la loro naturale propensione alla generosità e alla gratuità. Un contributo che, ricorda l’economista Luigino Bruni, se fosse adeguatamente (e correttamente) conteggiato, farebbe di colpo innalzare il Pil nazionale del 20-30%.«La famiglia – sottolinea Roberto Bolzonaro, presidente dell’Associazione delle famiglie italiane (Afi) – è erogatrice, diretta e indiretta, di servizi, attraverso una straordinaria rete di solidarietà presente in gran parte del nostro territorio».Bolzonaro fa l’esempio del proprio comune, Monselice (17mila abitanti), in provincia di Padova, dove da tempo è attivo il progetto “Famiglia aiuta famiglia”. In pratica, una decina di famiglie del paese, dopo un’adeguata formazione, si sono messe a disposizione di nuclei in difficoltà, economica e relazionale, offrendo sostegno e competenza. E, di conseguenza, sgravando i locali servizi sociali di un lavoro che, altrimenti, sarebbe stato pagato dall’amministrazione.Un altro esempio arriva da Fossano (Cuneo), dove vive la famiglia di Fabio Gallo, presidente della locale consulta delle famiglie e coordinatore del progetto sociale in Piemonte della Comunità Papa Giovanni XXIII. «Da almeno quindici anni – ricorda Gallo, padre di cinque figli – la scuola elementare statale non veniva tinteggiata e il Comune non aveva i soldi per farlo. Così, un gruppo di famiglie si è messo al lavoro e ha ridipinto la struttura gratuitamente, pagando di tasca propria anche la vernice».Di famiglie numerose si intende anche Mario Sberna, che presiede l’associazione nazionale di rappresentanza dei nuclei con quattro figli e più. Molto concretamente, testimonia che «più i figli sono tanti, più la famiglia contribuisce al Pil attraverso i consumi». Per questa ragione, insiste Sberna, «impoverire la famiglia non prevedendo un regime fiscale più favorevole, a lungo andare impoverisce anche il Paese».Se non ci pensa lo Stato a valorizzare questa grande ricchezza, sono allora le stesse famiglie a intervenire. È il caso di Famiglie per l’accoglienza, che da trent’anni promuove l’accoglienza familiare, in tutte le sue dimensioni e oggi conta su una rete di 3mila famiglie, con un migliaio di bambini (tra affido e adozione) e 150 adulti in difficoltà (soprattutto ragazze madri). Tutte persone che, per la gran parte, se non avessero trovato queste famiglie, sarebbero ancora in istituti e quindi a carico della collettività.«Siccome crediamo che le famiglie non debbano essere penalizzate per la loro generosità – spiega il presidente di Famiglie per l’accoglienza, Marco Mazzi – abbiamo creato un fondo di solidarietà proprio per sostenere chi apre la porta di casa a persone bisognose. La famiglia è il luogo naturale e più adeguato in cui crescere. È un tronco da cui nascono sempre nuovi germogli di generosità».Tagliarlo sarebbe un suicidio per il Paese.
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