sabato 25 febbraio 2017
Nel bando per un laboratorio di fecondazione assistita l’eventuale scelta di astenersi diventa «giusta causa di recesso»
Fai obiezione? Rischi il licenziamento
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Concorsi ad hoc per bypassare l’obiezione di coscienza nei servizi sanitari? Dopo il caso del San Camillo di Roma, ieri è emerso quello di Trecenta, il San Luca, nel Polesine, uno dei pochi in Italia a cui sono stati assegnati tre bollini rosa come «ospedale amico della donna e del bambino». Qui la procreazione medicalmente assistita (Pma) ha permesso 200 fecondazioni, 62 i bambini nati nel solo 2016. Ed è qui che l’Usl 18 di Rovigo ha assunto per il laboratorio specializzato una biologa con un bando nel quale si precisa che l’obiezione costituisce «giusta causa di recesso dell’Azienda, in quanto la prestazione lavorativa diverrebbe oggettivamente inesigibile». Oltre alla biologa, è stato stabilizzato un precario e si è dato spazio a un altro medico.

L’atto è conseguente all’obiezione di coscienza da parte di due biologhe dello stesso Centro di Pma. Nel 2009 l’Usl rodigina aveva indetto un bando grazie al quale venne assunta a tempo indeterminato una delle due biologhe che per cinque anni ha prestato il servizio nel centro di fecondazione artificiale di Trecenta. L’altra era già dipendente dell’ospedale, proveniente da un diverso laboratorio. Nel 2014 entrambe decisero di obiettare, col risultato che a una fu minacciato il taglio dello stipendio e all’altra addirittura il licenziamento. Il loro comportamento, ancorché legittimo, secondo l’azienda sanitaria avrebbe sospeso o quanto meno rallentato il percorso di 150 coppie (in attesa ce ne sarebbero 320).

«Il nostro obiettivo – spiega il direttore generale Antonio Compostella – è assicurare la continuità dell’attività, anche perché l’erogazione della Pma rientra tra i Livelli essenziali di assistenza stabiliti dal Ministero della Salute. E la figura del biologo è fondamentale». Il direttore assicura di non aver agito da solo: «Abbiamo fatto un approfondimento giuridico- amministrativo e la procedura è risultata corretta ed applicabile, altrimenti non avremmo emanato un bando con un vizio». Ma è inevitabile pensare a una discriminazione addirittura più esplicita di quella del San Camillo. «Trattandosi di selezione per dirigente biologo specifico per l’attività di laboratorio Pma – si legge nel bando –, considerata la sostanziale infungibilità della figura professionale ricercata, costituisce giusta causa di recesso dell’Azienda ex art. 2119 cc., l’eventuale comunicazione da parte del Dirigente di 'obiezione di coscienza' all’attività di Pma, ai sensi dell’art. 16 della legge 40/2004».

«Siamo al paradosso – denuncia il senatore Antonio De Poli Udc –: un diritto, quello all’obiezione di coscienza, diventa motivo di licenziamento. Il ministro Lorenzin e il Governo diano un segnale chiaro valutando l’opportunità di emanare una direttiva chiarificatrice». Per l’ex ministro Maurizio Sacconi «il bando è un atto incostituzionale perché discriminatorio. Sarebbe assurdo considerare quale causa di licenziamento l’obiezione». «Siamo per la vita – replica Luca Zaia, presidente del Veneto –. Questa Regione ha fatto da tempo la scelta di agevolare la procreazione assistita e su questa strada non si torna indietro».

Ma il senatore Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita, si dichiara allarmato. «La vicenda di Rovigo segnala il diffondersi di una tendenza a comprimere gli spazi dell’obiezione di coscienza, malgrado la legge 40 ne riconosca il diritto al pari della 194 per l’aborto – ricorda – . Questa tendenza, per quanto meno grave quando fa violenza al professionista che opera in strutture totalmente dedicate, pone problemi per chi opera dove la Pma costituisce solo un segmento del-l’attività ». Secondo Gigli c’è il rischio reale di penalizzazioni inaccettabili, soprattutto per la carriera di professionisti che aspirano alla direzione di strutture operative complesse, quando nel bando si richiede l’esperienza nella pratica della Pma.

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