mercoledì 28 marzo 2018
Il presidente della Repubblica, dopo l'incidente al porto che è costato la vita a due operai, sprona a rafforzare prevenzione e controllo. Il vescovo Giusti: di lavoro si vive, non si muore
Mattarella: intollerabile tragedia, non si può morire di lavoro
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Una tragedia intollerabile, ancor più perché non si può morire di lavoro. Il giorno dopo l'incidente al porto di Livorno, che è costato la vita a due operai, è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a spronare perché la prevenzione e i controlli sul lavoro siano sempre più rafforzati. Esprimendo cordoglio alle famiglie delle vittime, il capo dello Stato si augura, ancora una volta, che «dopo questa ennesima, intollerabile tragedia sul lavoro vengano rafforzate a tutti i livelli le misure di prevenzione e di controllo. Non è accettabile che si muoia sul lavoro».

La vicenda

Le mani nei capelli in segno di disperazioni dei colleghi che poco hanno potuto fare. Davanti, il silos 62 del porto di Livorno inclinato su un fianco per l’esplosione. In quello scoppio, probabilmente causato da una sacca di gas formatasi all’interno della cisterna, hanno perso la vita due operai – 25 e 53 anni – dipendenti della Labromare, una ditta di bonifiche ambientali. Le due vittime infatti, ieri mattina, stavano lavorando allo svuotamento del serbatoio nel deposito Neri del polo industriale che conteneva acetato di etile. Ad un tratto la deflagrazione che ha ucciso sul colpo il più giovane dei due addetti, che lavorava da tempo per la società, e di rimbalzo il suo collega che è morto durante il trasferimento in ospedale. Nell’incidente ci sono anche stati diversi feriti, fra cui due gravi. Sulla dinamica e le cause adesso indagherà la procura di Livorno che ha aperto un’inchiesta per disastro colposo.

Nell’attesa che la magistratura faccia il suo corso, adesso è il momento del dolore e dello sgomento nel- la città toscana, non nuova ad incidenti al porto. L’ultimo appena qualche mese fa, una decina quelli più gravi dal 2009 ad oggi. Il dolore delle famiglie degli operai è sempre lo stesso, come il loro grido per avere più sicurezza e arrivare alla verità. Nella messa del Crisma del mercoledì Santo in cattedrale anche il vescovo della città, monsignor Simone Giusti, ha pregato per gli operai. «Questa messa solenne è segnata dal dolore per le vittime e i loro familiari che stanno vivendo una terribile via Crucis», ha detto, annunciando che la celebrazione era «in suffragio per i caduti, di speranza per i feriti, di vicinanza per i familiari, di sostegno ai compagni dei due lavoratori periti nell’incidente». I tecnici diranno perché è accaduto e se vi siano responsabilità, «una cosa è certa – continua monsignor Giusti – si devono varare norme talmente attente e cogenti tali da poter sempre prevenire questi eventi: di lavoro si vive ma di lavoro non si deve mai morire».

L'appello delle istituzioni: mai più

Anche le istituzioni ora chiedono chiarezza. A partire dal sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, che ha deciso, insieme al primo cittadino del vicino comune di Collesalvetti, di proclamare il lutto cittadino nel giorno dei funerali. «In questo momento più forte del dolore è solo la rabbia», ha detto Nogarin. La convinzione di tutti è che queste morti siano imputabili non alla fatalità, ma «al lassismo e alla noncuranza » che – queste le parole usate dal governatore della Toscana, Enrico Rossi – stanno producendo una «vera mattanza». La seconda carica dello Stato, Maria Elisabetta Alberti Casellati ricorda che è il Parlamento ad «avere il dovere di dare risposte concrete con efficaci interventi legislativi, ma altrettanto importante è il rispetto rigoroso delle norme». Anche il mondo sindacale - che ha proclamato per oggi a Livorno uno sciopero di otto ore - chiede maggiore sicurezza nel posto di lavoro e dalla numero uno della Cisl, Annamaria Furlan, arriva la proposta di dedicare il primo maggio «alla lotta e alla denuncia forte» perché «sicurezza e salute sono una questione nazionale».



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