martedì 23 luglio 2019
Il Cismai si smarca dagli indagati: «Se un medico sbaglia la colpa è individuale»
Gloria Soavi

Gloria Soavi

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Bisognerebbe andare indietro al 2001, quando la Corte d’Appello di Bologna dava le prime assoluzioni ai cosiddetti 'Diavoli della Bassa Modenese', accusati di orge sataniche nei cimiteri, con decine di bambini seviziati, costretti a loro volta a uccidere altri bambini e berne il sangue nelle tombe. I giudici di Bologna (e poi la Cassazione) smontarono l’assurdo castello accusatorio e puntarono il dito sugli operatori che avevano ascoltato i bambini: erano stati proprio loro a suggestionare i piccoli, convincendoli man mano di cose mai accadute. Su 'Avvenire' di allora Giorgio Ferrari stigmatizzava il metodo del 'disvelamento progressivo' con cui erano stati interrogati: 'metodo caro a un sodalizio di psicologi dell’infanzia, ampiamente utilizzato dal Tribunale di Modena'. Nove anni dopo, quando ad essere assolti dalla Corte d’Appello furono i coniugi Covezzi, genitori di quattro bimbi affidati a quei periti e alla fine diventati accusatori dei genitori, Ferrari si illuse: 'Dei fantomatici periti dell’epoca nulla più sappiamo, né francamente desideriamo sapere...'. Invece sono i nomi tornati alla ribalta nella nuova inchiesta 'Angeli e Demoni' della procura di Reggio Emilia sui presunti affidi illeciti di bambini nella Val d’Enza: dopo 20 anni stesso metodo, di nuovo gli operatori della onlus piemontese 'Hansel e Gretel', ancora interrogatori – secondo l’accusa – manipolatori. E dietro i fatti più terribili degli ultimi decenni – i 'Diavoli della Bassa Modenese', ma anche il dramma di Angela Lucanto (data in adozione e desaparecida nonostante il padre, accusato di abusi sessuali, fosse stato assolto) o il quadruplice suicidio di Biella – c’erano le perizie di operatori legati a 'Hansel e Gretel' e associati al Cismai (Coordinamento italiano dei Servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’Infanzia), associazione di cui Gloria Soavi, psicologa e psicoterapeuta, è presidente dal 2014.

Presidente, nei fatti della Bassa Modenese operatori dei servizi sociali e psicologi erano soci del Cismai o si erano comunque formati al vostro metodo. Alcuni erano gli stessi oggi indagati a Reggio Emilia. Intervistata da 'Veleno', lei ha parlato di 'errori gravi' commessi nella Bassa, ma poi ha chiesto di non comparire. Ci aiuta a fare chiarezza?
Il Cismai si rivolge agli operatori, ovvero medici, psicologi, assistenti sociali ed educatori, e questi si associano volontariamente. Se poi qualcuno di questi nella sua professione è chiamato come consulente tecnico (Ctu) dai magi-strati, ciascuno in scienza e coscienza ha una responsabilità individuale. Se un medico sbaglia – ed è possibile – non è colpa dell’Ordine dei medici. Poi bisogna anche distinguere tra errore e dolo: sono cose diverse.

Visti i fatti nella Bassa Modenese, se non fosse stato dolo ma errore, sarebbe incompetenza gravissima...
Certo, assolutamente. Ma nel Modenese operatori e servizi non furono mai indagati. Se si riapriranno i procedi- menti, la magistratura valuterà se ci furono illeciti o no. Invece i servizi di Bibbiano sono indagati, qui ci sono un’ordinanza e indagini aperte.

Il Cismai non ha almeno il dovere di vegliare sull’operato dei suoi associati?
Noi non abbiamo organismi di controllo. Spetta farlo alle singole organizzazioni di cui fanno parte... Diciamo che nel corso degli anni siamo diventati più attenti alle associature, che almeno siano persone con una preparazione specifica e condividano le nostre linee guida. In passato non so, io posso parlare dal 2014 in poi.

Proprio il vostro metodo di ascolto dei bambini, però, non è considerato scientifico dalla stragrande maggioranza degli operatori. Nei video della Bassa Modenese si vede che i piccoli sono suggestionati, indotti a raccontare di aver commesso fatti di sangue assurdi, in realtà mai avvenuti. Il nome di don Giorgio, condannato a 14 anni come 'capo dei sanguinari' e poi riabilitato post mortem, non era stato detto da nessun bambino, sono gli operatori dei servizi di Mirandola, in buona parte affiliati al Cismai, a farglielo dire...
Le nostre linee guida sono state aggiornate nel 2015, ma già nel 2001, a ridosso di quei fatti, erano stringenti. Prescrivono 'un ascolto che non condizioni mai il bambino', mettono in guardia gli operatori dal 'ritenere vero un sospetto infondato', chiedono 'rigorose procedure valutative', evitando 'la suggestione nel dialogo'.

Esattamente l’opposto di ciò che si è fatto nei casi del passato, ma anche nel caso di 'Angeli e Demoni', l’inchiesta in corso a Reggio Emilia sui servizi della Val d’Enza, almeno secondo quanto scrive il giudice nell’ordinanza. Non si deve operare come loro. Se è vero che quello è stato. Avrà certamente visto le otto puntate di 'Veleno', la celebre inchiesta di Pablo Trincia con tutti i video dei bambini interrogati nella Bassa Modenese.
Ne ho sentito parlare, non li ho visti. Non ho motivo di non crederci, se quella era la modalità d’ascolto dei bambini non è quella giusta. Non ha senso cercare gli abusi dove non ci sono...

Il vostro metodo, però, ritiene che il bambino non menta, cioè che il ricordo traumatico non sia mai manipolabile.
Non sono espertissima, ma la letteratura scientifica su questo ha due posizioni diverse: una a livello internazionale considera possibile la costruzione di un falso ricordo, un’altra (la nostra) sostiene invece che non è così facile indurre un ricordo traumatico.

Eppure gli incubi di satanismo inculcati nei bimbi della Bassa dimostrano l’opposto. Luigi Cancrini, affiliato al Cismai, scrive sull’Espresso che 'il bambino racconta solo le cose che ha vissuto. Anche nel caso in cui un terapeuta decide di indurre in lui una leggera trance...', con la famosa macchinetta a impulsi elettrici.
Ciò che taglia la testa al toro è che noi non raccomandiamo la stimolazione, e nemmeno la suggestione di alcun genere. Bisogna accogliere il racconto così come ti viene fatto.

Avrà seguito a 'Chi l’ha visto' la disperazione di due ex bambine di allora, oggi donne distrutte, che tuttora 'ricordano' di aver ucciso e compiuto ogni genere di orrori in realtà mai accaduti, come stabilito dalla Cassazione. Come giudica l’operato di quegli psicologi, alcuni formati al Cismai?
Non ho visto la trasmissione, ma è una cosa terribile che sia potuto succedere. Non amo generalizzare e ogni caso è a se stante, non conosco la storia di queste bambine, oggi donne, vero è che se la magistratura non ha trovato alcun riscontro è accaduta una cosa molto grave, al di fuori dalla deontologia. Se ci fosse un riesame, richiederebbe uno studio molto attento: quelle ragazze hanno grande bisogno di essere aiutate.

Nei casi più gravi, da Rignano Flaminio alla Bassa Modenese a Biella, emerge sempre il nome della 'Hansel e Gretel' e del suo fondatore Claudio Foti, ora indagato per i fatti di Reggio Emilia. Anche loro del Cismai?
Noi abbiamo subito chiarito che dal 2017 non erano più associati, non c’è stato più un interesse reciproco, fine. Se ci fosse stato un solo elemento a farmi pensare che ci fossero degli illeciti, non sarei mai andata ai loro convegni. Se la magistratura dovesse confermare l’impianto accusatorio, il danno fatto sarebbe gravissimo sia per i bambini, sia per il sistema di tutela che invece lavora bene: l’affido è un istituto per aiutare le famiglie in difficoltà, in questa confusione lo si sta dimenticando. Da 40 anni lavoro nei servizi e ho visto migliaia di operatori sociali che invece lavorano bene. Quanto al ruolo di chi ascolta il bambino, però, va sottolineata una cosa importante: al consulente il magistrato chiede solo di verificare se il piccolo è in grado di testimoniare o no, non se quello che dice è vero o falso.

Una distinzione fondamentale, visto che da video e intercettazioni si evince che certi operatori agiscono da inquirenti veri e propri e torchiano il bambino. Come può accadere che alla fine il genitore sia assolto, ma il bambino non torni più a casa? I casi sono molti.
Dovrebbe esserci un raccordo tra il processo ordinario, quello verso gli adulti, e il procedimento del Tribunale per i Minorenni. Di nuovo non voglio generalizzare, ma in mancanza di un abuso può essere che ci siano altri motivi validi per allontanare quel bambino, se ha uno stato di sofferenza: esiste tutta una serie di inadeguatezze, la famiglia andrebbe supportata, ma la politica non investe nella prevenzione. C’è una mancanza cronica di risorse, per cui magari ai servizi lavora un solo assistente sociale, non ha un’équipe: il margine di errore c’è. Ed è alto.

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