lunedì 18 maggio 2020
Indagato per calunnia dalla Dda di Napoli. Secondo le indagini dei carabinieri gli spari contro l'auto e la casa se li era provocati da solo. Era diventato un eroe anche aveva attaccato il mondo dell'antimafia
Erano falsi gli attentati al giornalista De Michele finito sotto scorta

Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Erano falsi i due attentati denunciati dal giornalista Mario De Michele, direttore del sito Campanianotizie.com, e che lo avevano fatto finire sotto scorta. In realtà i dieci colpi di pistola contro la sua auto dello scorso 14 novembre, mentre era alla guida (secondo la sua versione) e i tre sparati contro la casa il 4 maggio, se li era provocati lui stesso, con la complicità del vicedirettore del sito, Pasquale Ragozzino. Così venerdì è stato raggiunto da un avviso di garanzia della Dda di Napoli (procuratore aggiunto Luigi Frunzio e sostituto Fabrizio Vanorio), per calunnia e detenzione di armi da fuoco. De Michele, infatti, aveva collegato gli spari alla sua attività di denuncia. Ma non era vero.

Nell'avviso di garanzia si legge che i due "accusavano falsamente ignoti di aver commesso due attentati con colpi d'arma da fuoco". De Michele già interrogato, dopo una perquisizione dell'abitazione, avrebbe ammesso il falso, dimettendosi dalla direzione. “Ho commesso gravi errori imperdonabili”, ha scritto il direttore di Campania Notizie nel suo ultimo editoriale di domenica, annunciando “un passo di lato” e lasciando il testimone ad altri suoi colleghi, parlando di “stanchezza fisica e mentale”. Ha poi chiesto scusa “a magistratura, carabinieri, prefettura” e ha annunciato di volersi dedicare alla famiglia. Parole di ammissione e frutto di una strategia difensiva, molto diverse da quelle dei mesi scorsi. Era subito diventato un "eroe", invitato in varie trasmissioni tv. Anche se fin dall'inizio i carabinieri di Aversa, inascoltati, avevano invitato alla prudenza. Troppo le stranezze in quegli attentati. E anche la lettura di vari articoli pubblicati da anni da De Michele avrebbe dovuto porre dei dubbi: pieni di attacchi infamanti al mondo dell'antimafia casertano, in particolare Libera, il Comitato don Peppe Diana e le cooperative sociali che gestiscono i beni confiscati. Articoli che gli avevano provocato varie denunce per diffamazione. Tutto ignorato.

Ora l'Ordine dei giornalisti, che nei mesi scorsi lo aveva difeso, annuncia provvedimenti disciplinari. Insorge anche l'Fnsi, il sindacato dei giornalisti. Mentre "Ossigeno per l’informazione", l'osservatorio sui cronisti minacciati lo ha cancellato dall'elenco dei giornalisti a rischio nel quale era stato inserito dopo il primo (falso) attentato. Intanto sabato scorso si è riunito il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica e ha già stabilito di proporre all’Ucis di toglierli la scorta. Una gran brutta storia che, secondo il Comitato don Peppe Diana e Libera Caserta, bersagli degli articoli di De Michele, "ci invita, oggi più che mai, a riflettere sul ruolo dell’informazione nel nostro territorio", perchè "la verità venga ripristinata in modo integrale. Lo si deve alle tante vittime di attacchi sistematici, compiuti con aggressività crescente nei confronti di politici, giornalisti, cooperatori, attivisti del Comitato don Peppe Diana, Libera e Terzo settore".

Una storia certo non finita. "C’è un lato ancora totalmente nell’ombra - denunciano ancora il Comitato e Libera -. Crediamo ma speriamo di sbagliarci, che all’appello manchino registi e attori protagonisti, manchino gli intrecci e una diffamazione organizzata a tavolino. Siamo fiduciosi nelle forze dell’ordine, che già ora ringraziamo e che di certo sapranno ricomporre il puzzle". Si indaga soprattutto sui rapporti col mondo politico locale coinvolto in gravi inchieste su intrecci con la camorra.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: