lunedì 2 febbraio 2009
La struttura di Udine che si era prestata ad accogliere la donna «è di natura pubblica», quindi risponde all'atto di indirizzo del ministro e non può farla morire. Lo ha detto in consiglio regionale l'assessore alla sanità Vladimir Kosic.
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L'Istituto "La Quiete" di Udine può accogliere Eluana ma non per accompagnarla alla morte. È quanto ha fatto intendere l'assessore regionale alla sanità, Vladimir Kosic, in consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. «La tipologia del percorso di ammissione alla struttura residenziale "La Quiete" - ha detto Kosic, con riferimento all'ingresso di Eluana Englaro nella lista d'attesa dell'istituto udinese, dopo l'autorizzazione del distretto sanitario - è avvenuta nel rispetto e con le modalità previste dalla normativa regionale». Ma questa procedura è finalizzata all'accoglimento di pazienti per «il recupero funzionale e la promozione sociale dell'assistito», nonché il «contrasto dei processi involutivi in atto». L'assessore ha poi aggiunto che «le strutture residenziali a cui appartiene "La Quiete" sono definite dalla Regione quali strutture residenziali per persone non autosufficienti.  Le strutture possono avere natura giuridica sia pubblica che privata. "La Quiete" ha natura pubblica ed è classificata come azienda per i servizi alla persona, agisce in regime autonomo, ma le prestazioni di carattere sanitario, tutte  le prestazioni, sono assicurate dall'azienda di competenza attraverso un atto convenzionale». In sostanza, essendo di natura pubblica, la clinica è sottoposta all'atto di indirizzo del ministro Sacconi, che impone l'alimentazione e l'idratazione artificiali alle persone disabili e in stato vegetativo in tutte le strutture convenzionate con la sistema sanitario nazionale.
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