martedì 20 gennaio 2009
Il governo non torna indietro sull'atto di indirizzo che impone l'alimentazione e l'idratazione artificiale. Roccella: «Il Servizio sanitario nazionale cura, non lascia morire».
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«Eseguire la sentenza per condurre alla morte Eluana Englaro non è compito del Servizio Sanitario Nazionale che invece deve curare, rispettando così la sua legge istitutiva. Credo che la Regione Piemonte avrà gravi difficoltà a trovare gli strumenti procedurali per eseguire il decreto della Corte d'Appello». Così il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella è torna sulla vicenda umana e giudiziaria della donna da 17 anni in stato vegetativo persistente. Il sottosegretario ha invocato «il rispetto della legalità da tutte le parti». E dunque anche nei confronti «dell'atto di indirizzo inviato a tutti i presidenti regionali dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi». Un documento che, ricorda Roccella, «trova il suo fondamento, tra l'altro, anche nella convenzione Onu sui diritti delle persone disabili, firmata dall'Italia nel marzo scorso e in corso di ratifica. Una eventuale sospensione dell'idratazione e dell'alimentazione artificiali - incalza il sottosegretario con delega ai temi bioetici - significherebbe dunque ledere un bisogno primario».Sul caso nel pomeriggio è intervenuto anche lo stesso ministro Sacconi, che alle affermazioni della Besso secondo cui la sentenza sarà eseguita in una clinica pubblica visto che le private «sono sotto scacco dell'atto di indirizzo del ministro» ha risposto: Non metto sotto scacco nessuno, ho fatto solo una ricognizione delle leggi da applicare».La lettera dei radicali. Intanto una lettera aperta è stata mandata da Sinistra democratica, Radicali italiani e dall'associazione Luca Coscioni alla Conferenza delle Regioni, al suo presidente Vasco Errani e a tutti i governatori delle Regioni italiane. Contiene un appello affinché «la sentenza che consente di sospendere l'alimentazione e l'idratazione artificiali che tengono in vita Eluana Englaro» venga applicata, a difesa del funzionamento dello stesso servizio sanitario nazionale. Ieri la disponibilità del Piemonte. Nn è bastato l'atto di indirizzo del ministro Sacconi, il dietrofront della clinica friulana, il no dei medici dell'Emilia Romagna, il nuovo vigoroso appello lanciato dall'arcivescovo di Bologna Caffara. Ieri è arrivata una nuova dichiarazione di «disponibilità» all'esecuzione della sentenza sulla donna lecchese in stato vegetativo. Stavolta dal Piemonte. La presidente della Regione, Mercedes Bresso, si è detta infatti disposta ad accogliere Eluana in una struttura pubblica. «A noi non è stato chiesto niente e non ci offriamo, però se ci viene richiesto per noi non ci sono problemi», ha affermato. «Se ci viene richiesto, noi siamo disposti. Ovviamente in strutture pubbliche - ha aggiunto Bresso - perché quelle private sono sotto scacco del ministro». Poletto: «Sarebbe eutanasia». Non si è fatta attendere la risposta dell'arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto:  «Se Eluana Englaro venisse accolta in una qualunque struttura sanitaria piemontese al fine di toglierle l'alimentazione e l'idratazione», si tratterebbe di «un chiaro intervento di eutanasia». «Garantire l'alimentazione e l'idratazione ad una persona malata anche in condizioni particolarmente gravi come nel caso di Eluana Englaro - ha aggiunto il cardinale - non significa fare accanimento terapeutico perchè non si tratta di cure mediche ma semplicemente di dare cibo e bevanda ad una persona perchè possa vivere».
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