venerdì 23 aprile 2010
A rischio 8mila testate. I problemi: costi in aumento (carta e manodopera), vendite in costante calo, diminuzione della pubblicità, sistema distributivo inadeguato. Nel complesso, le risorse pubbliche per il settore sono crollate del 53%, passando da 414 milioni nel 2008 a 185 nel 2009. «Non è possibile aspettare che il peggio passi da solo, bisogna intervenire».
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«Aiutateci a uscire dal 2010» e stop alle «misure punitive per il settore». Nel lanciare l’appello affinché venga sanato il danno scaturito dall’abolizione delle tariffe postali agevolate, il presidente degli editori di giornali, Carlo Malinconico, guarda dritto negli occhi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Lo scenario è la Sala del Mappamondo a Montecitorio, dove ieri mattina sono stati presentati i dati del bilancio triennale della stampa in Italia, che documentano il protrarsi di una «crisi acuta e senza precedenti». Qualche ora dopo un aiuto arriva da Palazzo Madama, dove 143 senatori di tutti i gruppi, quasi la metà dei 315 elettivi, presentano un’interpellanza urgente al presidente Berlusconi, affinché «il governo proroghi almeno al 31 dicembre 2010 le tariffe agevolate, per risolvere un capitolo altrimenti angosciante... con gravi ricadute economiche e occupazionali per 8mila testate». Quindi si chiede di dire «quali misure intenda adottare per salvaguardare una indispensabile forma di sostegno all’editoria, soprattutto per i piccoli e medi editori, che hanno nell’abbonamento postale un’insostituibile forma di diffusione al pubblico».Buona parte della relazione di Malinconico è un dito puntato contro il governo. Nonostante il quadro negativo perduri da anni non sono stati adottati «com’era lecito attendersi», interventi di politica industriale per «correggere storture legislative e di mercato, per promuovere processi di adattamento ai new media». Anzi, «si è operato in senso contrario, imponendo la tariffa postale piena anche alle spedizioni per abbonamenti in corso, retti da condizioni non più negoziabili. Misure che non è improprio definire punitive». Nel complesso le risorse pubbliche per il settore sono crollate del 53%, passando da 414 milioni nel 2008 a 185 nel 2009.«Non è possibile aspettare che la crisi passi da sola, bisogna intervenire con urgenza». La sottolineatura del presidente della Fieg è chiaramente diretta al sottosegretario con delega per l’editoria Paolo Bonaiuti, anch’egli presente in sala, che ha più volte annunciato e rinviato gli Stati generali dell’editoria in vista di una riforma del settore attesa da troppi anni. I problemi sono molteplici e sono strettamente legati ai costi in aumento (carta e manodopera), alle vendite in costante calo, alla diminuzione della pubblicità, al sistema distributivo inadeguato, al diffondersi del comparto on-line. Su questo punto l’analisi di Malinconico si fa dettagliata, perché se si vuole la qualità dell’informazione non si può pensare di continuare a non pagarla e si è visto che le inserzioni pubblicitarie sul web non sono assolutamente sufficienti. Pertanto «è necessario adottare misure di tutela del copyright e sistemi di micropagamenti per i servizi offerti, per far affluire risorse ai produttori di contenuti editoriali, che attualmente non sono tutelati e vengono saccheggiati da rassegne stampa e motori di ricerca». Una situazione che condurrà «all’assenza di notizie attendibili sulla rete», mentre «la qualità giornalistica resta un valore dominante per vincere le sfide del futuro».Il governo, inoltre, favorirebbe lo squilibrio nel mercato della pubblicità. La stessa normativa comunitaria sul "product placement" (l’inserimento della pubblicità nei prodotti cinematografici e televisivi) senza un opportuno bilanciamento, «influenzerà negativamente i contenuti dei programmi e sbilancerà ancor di più le risorse a favore della tv», che dal 54% del mercato giungerà al 60. Nota finale sulle intercettazioni: «Le sanzioni sono esagerate e c’è sovrapposizione fra la responsabilità dell’editore a quella del direttore».
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