sabato 7 febbraio 2009
Le testimonianze «scomode» che non sono state acquisite agli atti. La ricostruzione della personalità di Eluana, fatta dalla Corte d’Appello di Milano, contiene molte imprecisioni, se non vere e proprie omissioni. Per quale motivo?
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Tutte le domande ancora senza risposta Anche a una lettura superficiale dei due estratti, sono evidenti le diffe­renze tra i sentimenti attribuiti ad Eluana nella ricostruzione della sua perso­nalità « acquisita » nel decreto e le espres­sioni da lei rivolte all’ex-insegnante di Let­tere. Se, infatti, la frequenza al Liceo Ma­ria Ausiliatrice di Lecco fosse stata tan­to faticosa per la giovane da crearle u­na «forte crisi di rigetto e di insoffe­renza », perchè scrivere una lettera ad un’insegnante due anni e mezzo dopo la maturità? E soprattutto, perchè utiliz­zare toni e parole tanto affettuose nei confronti di una persona espressione di «un corpo docente del tutto refrattario al confronto e al dialogo»? Nel decreto si dice, inoltre, che la scelta di frequentare un istituto gestito da suore fu «costretta», perchè a Lecco non c’era un al­tro liceo linguistico pubblico. Benchè non pubblico, in città era già aperto l’Oxford al quale, se proprio si trovava tanto male dalle suore, Eluana avrebbe potuto transitare. Per­chè non lo fece? Non lo sapremo mai perchè di tutto ciò nel decreto non c’è traccia. Nel dispositivo della Corte d’Appello di Mi­lano, manca del tutto anche qualsiasi riferi­mento alla nuova facoltà scelta da Eluana. Dopo essersi iscritta a Giurisprudenza all’U­niversità Statale di Milano nell’anno acca­demico ’89/’90 e aver sostenuto l’esame di I­stituzioni di Diritto Romano, conseguendo u­na votazione di 26/30, Eluana il 10 ottobre 1991 inoltrò domanda di trasferimento al­l’Università Cattolica di Milano, nella facoltà di Lingue e letteratura straniere. Una deci­sione che, come si legge nella lettera a suor Rina, le aveva procurato grande gioia e sod­disfazione. Perchè tutto ciò è stato omesso in sede di ricostruzione della personalità di E­luana? Perchè tralasciare un particolare (es­sere transitata in Cattolica), per Eluana stes­sa, tanto importante e, anzi, decisivo per la propria formazione? Nella lettera a suor Rina, è riportata anche la frase «sono destinata a far la cavia tutta la vita», espressione usata da Eluana per ri­cordare la propria condizione “pionieristi­ca”. Tanto al Liceo linguistico quanto all’U­niversità, la giovane si era, infatti, trovata a frequentare dei corsi sperimentali istituiti da poco. Come si evince da queste considerazioni, il decreto di luglio presenta gravi lacune se non vere e proprie omissioni e imprecisioni, la­sciando senza risposta molti interrogativi. Tra cui questo: se la ricostruzione della per­sonalità di Eluana, per quanto riguarda al­meno la parte relativa agli anni della scuola superiore, presenta, come abbiamo visto, co­sì tanti punti oscuri, chi ci assicura che an­che il resto rappresenti veramente il sentire della ragazza?
Il padre: gli anni al liceo? «Solo disagio e sofferenza»La ricostruzione delle presunte volontà di Eluana è contenuta in numerosi passaggi del decreto della Corte d’Appello di Milano del 9 luglio 2008. «Il signor Englaro – vi si legge – ha posto in luce anche lo stato di disagio e di sofferenza che ha accompagnato una parte dell’esperienza scolastica di Eluana, quella riguardante i cinque anni trascorsi presso un liceo linguistico privato gestito da suore nella sua città di residenza (liceo che - a suo dire - si era trovata “costretta” a frequentare, perché non vi era in loco altro liceo linguistico pubblico, e non per particolari motivazioni religiose, in quanto Eluana non era una cattolica praticante, ma anzi piuttosto ribelle alle regole che una qualunque istituzione pretendesse di imporle dall’alto), essendosi dovuta adattare ad un contesto ambientale e ad un corpo docente che, nel giudizio di Eluana, sarebbero stati del tutto refrattari al confronto e al dialogo, mentre lei considerava questi ultimi di essenziale importanza». Questa esperienza, sempre secondo quanto scritto dai giudici milanesi, «avrebbe creato una così forte crisi di rigetto e di insofferenza da indurla a cercare, dopo i primi tre anni di frequenza, di transitare ancora alla scuola pubblica, ma trovandosi ancora impedita a farlo perché il liceo linguistico pubblico nel frattempo istituito non prevedeva ancora i corsi per la quarta e la quinta classe». Englaro ha anche fatto cenno al fatto che «nemmeno la successiva iscrizione di Eluana al corso di laurea in Giurisprudenza presso l’Università Statale di Milano, pur fatta per sua libera scelta, riuscì ad appagarne l’inquieto spirito, tanto che, desiderosa di intraprendere poi una carriera che le potesse permettere di viaggiare il più possibile e di valorizzare al massimo le sue abilità linguistiche, mutò successivamente indirizzo di studi passando a frequentare una facoltà linguistica di tipo turistico-manageriale».
Lei alla sua ex-insegnante: «Non sai quanto mi manchi»«Ho deciso di ricominciare da te. La mia educatrice». Così Eluana scrive, nel dicembre del ’91, a suor Rina Gatti, sua ex-insegnante di Lettere al Liceo linguistico Maria Ausiliatrice di Lecco, inviandole gli auguri per le imminenti festività natalizie e di inizio anno. L’originale della lettera, anni fa, è stato richiesto da Beppino Englaro a suor Rina: per quale motivo? Che fine ha fatto? Perchè non è stata inclusa tra le testimonianze raccolte, come invece è stato fatto per un’altra lettera della ragazza ai genitori, scritta negli stessi giorni? Suor Rina, che ha fotocopiato la lettera prima di riconsegnarla, attende ancora risposta a queste domande. In due paginette, dense di apprezzamenti per la religiosa («Volevo dirti sinceramente che mi manchi! Sì! E adesso chi mi sgrida quando ne combino una delle mie? Si sente che manchi. È proprio vero che quando una persona si allontana si capisce il suo valore») Eluana esprime la sua grande soddisfazione per aver scelto di frequentare l’Università Cattolica. «Sai – scrive Eluana – devo darti una supernotizia! Ho cambiato facoltà e, per la tua gioia, sono andata in Cattolica! Mi trovo molto bene! Ho dei professori eccezionali! Pensa te che da quando sono iniziate le lezioni, il 6 novembre, non ho perso neanche una lezione!». La scelta di cambiare università maturò in Eluana dopo due anni di frequenza a Giurisprudenza alla Statale di Milano, dove sostenne l’esame di Istituzioni di Diritto romano, conseguendo una votazione di 26/30. Un percorso che, evidentemente, non soddisfaceva la ragazza. «Lo so a che cosa stai pensando – aggiunge Eluana – ma quale sarà la Facoltà? Lingue, ma è una nuova facoltà!» E aggiunge: «Sono destinata a far la cavia tutta la vita!!», riferendosi alla coincidenza che, tanto alle Superiori quanto all’Unversità, si era trovata a frequentare un corso sperimentale. Eluana chiude dicendo: «Penso finalmente di aver trovato la mia strada!!! Non ho mai amato così tanto studiare e soprattutto frequentare le lezioni».
La compagana/1«Una Ragazza contenta di vivere»«Eluana era una ragazza come noi: contenta di vivere». Così, Federica Airoldi, per cinque anni compagna di classe della giovane. «Frequentava tranquillamente la scuola e partecipava alle varie celebrazioni religiose. Non ricordo che abbia mai manifestato o confidato, almeno in mia presenza, commenti relativi ad una vita degna o meno di essere vissuta, anche perchè pensieri lontani dalla mente di ragazze di 17/18 anni».La compagana/2«Mai sentita parlare così»Anche Laura Magistris è stata, per un quinquennio, compagna di classe di Eluana. «Personalmente – ricorda – non l’ho mai sentita fare discorsi di questo genere. Non ricordo una sua posizione così ferma e decisa su questi argomenti. Che, in ogni caso, com’è facilmente intuibile, non erano al centro dei pensieri di ragazze nemmeno ventenni». In un passaggio del decreto della Corte d’Appello, si ricorda di quando, in classe, le ragazze affrontarono il caso di Rosanna Benzi (donna vissuta per anni in un polmone d’acciaio e morta nel ’91), sottolineando come, in quell’occasione, Eluana avrebbe detto di preferire la morte a una condizione del genere. Ma nemmeno di questo episodio, Laura Magistris trova traccia nella propria memoria. «Con l’insegnante di Italiano – aggiunge – leggevamo spesso il giornale in classe e discutevamo di argomenti di attualità. Può darsi pure che abbiamo parlato del caso della Benzi, ma non ricordo particolari prese di posizione da parte sua o di altre compagne».La compagana/3«Era sempre felice»Tra le compagne di classe di Eluana c’è anche Flavia Monti. «Ricordo Eluana come una ragazza felice e amante della vita – dice –. Personalmente non ricordo prese di posizione nette e decise rispetto ad argomenti di questo genere, nemmeno rispetto al caso di Rosanna Benzi. Ricordo, semmai, profonde discussioni in classe riguardo i diversi aspetti della vita: frequentando una scuola salesiana è chiaro che si poneva evidenza sul valore della vita».Il docente«Giovane vivace e spigliata»«Eluana era una studentessa vivace e spigliata». La ricorda così, il professor Romeo Astorri, per dieci anni docente di Filosofia al Liceo linguistico Maria Ausiliatrice di Lecco e oggi preside della facoltà di Giurisprudenza all’Università Cattolica di Piacenza. Astorri aggiunge anche di non ricordare prese di posizione «nette e definitive» sui temi del fine vita, da parte della studentessa. Anche per la materia che insegnava, che favorisce le discussioni su tematiche “sensibili”, il docente è sicuro che, se Eluana avesse manifestato un pensiero deciso su questi argomenti, «senz’altro me ne ricorderei». E, invece, come tiene a sottolineare più volte, il professor Astorri non ha memoria di episodi di questo genere. Ma, come quelle delle altre compagne di classe, anche la sua testimonianza non è stata compresa tra quelle utilizzate per la ricostruzione della personalità presunta della donna.Il Giurista«Accertamenti da rifare»Gravi irregolarità sulle modalità di accertamento della volontà presunta di Eluana. A denunciarle è l’avvocato Paolo Panucci, del Foro di Pavia che, con altri colleghi, ha già presentato un esposto alla Procura di Udine. «L’accertamento sulla volontà di Eluana – spiega il legale – per stessa ammissione della Cassazione (sentenza 39592/2007) deve essere compiuto dal giudice penale - e non da quello civile - il quale deve accertarne la provenienza, la personalità, la consapevolezza, l’autenticità e l’attualità e permanenza al momento del reato». Nella sentenza citata da Panucci, infatti, la Corte ha stabilito che “in tema di responsabilità professionale, qualora la condotta incida su beni primari quali la vita o la salute delle persone, i parametri valutativi debbono essere estratti dalle norme proprie al sistema penale e non già quelle civilistiche”. Inoltre, aggiunge l’avvocato pavese, «nel caso di impossibilità di accertare con sicurezza la volontà odierna di Eluana, resta applicabile il reato di omicidio».
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