venerdì 4 ottobre 2019
Secondo una ricerca dell'Istituto Italiano della Donazione, per la prima volta dopo 10 anni aumenta (dello 0,8%) il numero dei cittadini che hanno effettuato donazioni.
Aumentano gli italiani che si dicono favorevoli alle donazioni biologiche

Aumentano gli italiani che si dicono favorevoli alle donazioni biologiche

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Dopo anni di flessione e nonostante l’aggressione mediatica a molte organizzazioni non profit – in particolare le Ong che operano nel Mediterraneo –, l’Italia che dona riprende quota e torna a guardare con speranza al futuro. L’obiettivo è vedere nella gratuità un investimento, più che una mera pratica solidale. A certificare il passo in avanti è l’Istituto Italiano della donazione (IID), che ieri ha presentato a Roma il secondo rapporto “Noi doniamo”. La ricerca è il risultato di indagini svolte con finalità e metodologie differenti, alle quali hanno contribuito le realtà aderenti al progetto Osservatorio sul Dono. Uno strumento indispensabile per diffondere consapevolezza e sensibilizzare sulle pratiche donative: una pratica a cui è dedicato il “Giorno del dono” che si celebra oggi (e di cui “Avvenire” è media partner). A Roma, Teatro Ghione, si svolge la premiazione dei video sulla solidarietà presentati dagli studenti di cinque regioni.


Ma torniamo alle cifre. Nel 2018 sale di nuovo la percentuale di italiani che donano (+0,8%), ripresa contenuta ma significativa, se si considera che in 10 anni la quota era scesa dal 30% al 18%. Si può fare di più, ma non è semplice scalfire la diffidenza di chi, pur volendo donare, si fida sempre meno delle organizzazioni. Il motivo principale della mancata donazione a un’organizzazione è infatti proprio l’assenza di fiducia (il 24% degli italiani secondo Bva Doxa), mentre in molti lamentano scarsa trasparenza e comunicazione sull’uso dei fondi (21%). Stando ai dati dell’indagine IID sulle raccolte fondi, la maggioranza degli enti non profit afferma di aver aumentato o confermato le proprie entrate rispetto all’anno precedente, ma a differenza del 2017 risultano equamente suddivisi tra quelli che hanno entrate stabili e quelle che registrano un aumento (35%). Dodici mesi fa il 42% risultava in crescita e solo il 28% in stagnazione. Gli enti che peggiorano il risultato salgono al 30%. Se le variazioni nella raccolta fondi sono contenute, con il 38% delle organizzazioni capaci di migliorare la propria performance a fronte del 36% del 2017, va evidenziato il buon numero di non profit che incrementano la raccolta da fondazioni (27%), e soprattutto da aziende (33%).

Non solo denaro, però, perché il nostro Paese è fatto anche di persone che scelgono di donare il loro tempo. Secondo un’indagine Istat, nel 2018 sono 5,54 milioni gli italiani impegnati in attività di volontariato. Considerando un impegno medio mensile di 20 ore, si possono stimare 2 miliardi di ore donate ogni anno. Come riscontrato per la dimensione economica, il numero dei “donatori di tempo” appare stabile o con variazioni molto contenute. Trend in leggera crescita, infine, anche sul fronte delle donazioni biologiche. Lo scorso anno il Centro nazionale sangue ha registrato un’inversione di tendenza (+0,2%), dopo anni in negativo. Due italiani su tre esprimono parere favorevole alla donazione di organi, calano però le donazioni di tessuti.

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