martedì 17 settembre 2013
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​Sull’altare della cappellina, ha messo la statua della Madonna di Fatima alta un metro che viaggiava nella cappella della Costa Concordia. Gliela hanno consegnata la notte del naufragio insieme a un Crocifisso e a un Bambinello che stava nel presepe.«Quella sera – spiega don Lorenzo Pasquotti, parroco di San Lorenzo e San Mamiliano al porto dall’ottobre 2011 – era il 13 gennaio ed era da poco passato il Natale. Quella notte abbiamo spezzato il pane e celebrato l’eucaristia dell’accoglienza. Ci hanno portato decine di naufraghi di ogni nazionalità, donne, anziani e bambini e li abbiamo accolti in chiesa e nelle case». Don Lorenzo due giorni dopo, quando i naufraghi sono stati trasportati ad Orbetello ha raccolto il pane che avevano avanzato e lo custodisce come un dono per ricordare un momento di grande solidarietà. «La gente si è data da fare – aggiunge il sacerdote, milanese di nascita e toscano d’adozione – i residenti sono 1500 e hanno offerto letto, bagno e cibo a chi aveva perduto tutto. Pensi che i naufraghi mi hanno rispedito lavati, stirati e profumati abiti e paramenti sacri che avevamo dato loro per ripararli dal freddo».

Alvaro Andolfi lavora per il comune, è responsabile dell’area portuale e in tale veste aveva coordinato i soccorsi quella sera. «Appena ci siamo accorti del disastro siamo corsi al porto – ricorda – e abbiamo aperto la chiesa e l’asilo per accogliere i naufraghi». «Mia moglie ed io, come tanti altri, abbiamo aperto le porte di casa a chi non conoscevamo. Siamo andati avanti due giorni senza dormire. C’erano da controllare i registri della nave per controllare chi si era salvato». E oggi? «Il turismo ne ha risentito, anche se nell’ultimo anno i 500 tecnici e operai del consorzio hanno portato lavoro al sistema ricettivo. Ma tutti vogliono tornare alla situazione precedente al naufragio».«Gli alberghi dei rioni fuori del porto – conferma Daniela Brizzi propietaria dell’hotel Arenella – hanno perso il 25% dei clienti. Sarà forse anche a causa della crisi, ma anche per paura di trovare acque inquinate e per l’impressione che suscita il relitto».Un volantino appeso a un bar illustra il punto di vista degli isolani. «Chiediamo ai turisti – dice in sostanza – di evitare di passare con le barche vicino al relitto della Costa e di transitare ad almeno 150 metri nel rispetto delle vittime della tragedia. Un’escursione al Giglio, che vanta bellezze naturali uniche, vale molto di più». Resta da stabilire ora dove verrà demolita la nave. Qui si tifa Piombino, ma l’importante è che il relitto raddrizzato non resti qui oltre la primavera.

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