martedì 22 febbraio 2022
Di Maio: daremo l'ok politico alle misure Ue. Pd a Salvini: no ambiguità. Meloni condanna l'annessione nel Donbass, poi sui social ammorbidisce i toni verso Putin. Verso una sessione parlamentare.
Mario Draghi

Mario Draghi - Ansa

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La definizione della posizione italiana arriva da Mario Draghi, che intervenendo all'insediamento del nuovo presidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini, esprime "la più ferma condanna per la decisione del governo russo di riconoscere i due territori separatisti del Donbass. Si tratta di un’inaccettabile violazione della sovranità democratica e dell’integrità territoriale dell’Ucraina". Quanto alle conseguenze, ovvero alle imminenti sanzioni in discussione a Bruxelles, Draghi assicura l'adesione alle decisioni europee: "Sono in costante contatto con gli alleati per trovare una soluzione pacifica alla crisi ed evitare una guerra nel cuore dell’Europa. La via del dialogo resta essenziale, ma stiamo già definendo nell’ambito dell’Unione Europea misure e sanzioni nei confronti della Russia".

Si tratta di una risposta a chi, anche sulla stampa internazionale, ha parlato di "ambiguità" di Roma (ma anche di Berlino e Parigi) rispetto al tema delle sanzioni. L'Italia vi aderirà, ma, si comprende dalle parole di Draghi, mettendo sul tavolo le preoccupazioni nazionali circa le forniture energetiche. Non è in discussione il se sanzionare Mosca, ma il come. E anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, arrivando a Parigi per il Consiglio informale dei ministri degli Esteri Ue, conferma che la riunione darà "l'ok politico" alle sanzioni.

In particolare è stata la stampa anglosassone, nelle ultime ore, a mettere pressione su Italia, Germania e Francia. Pochi giorni fa, in conferenza stampa, Mario Draghi aveva assunto sulle sanzioni una posizione molto articolate: "Le sanzioni devono essere efficaci e
sostenibili. I punti di vista dell'Italia sono tenuti pienamente in conto". Spiegava, il premier, i timori italiani: "Si sa che certe sanzioni avrebbero più impatto sull'Italia e meno su altri Paesi. E la risposta è abbastanza chiara: tutte le sanzioni che impattano indirettamente sul mercato energetico impattano di più sul paese che importa più gas. E l'Italia ha solo il gas, non ha il nucleare e il carbone ed è più esposta. Si sta anche studiando come l'Italia possa continuare a essera approvigionata da altre fonti se dovessero
venire meno quelle dalla Russia". Insomma, per Roma sarebbe meglio se il sistema sanzionatorio non interferisse con gli approvigionamenti energetici ed è questa una partita ancora aperta.

Al contempo, procede il dibattito tra i partiti, sia dentro la maggioranza sia tra maggioranza e opposizione. Domani potrebbe tenersi una seduta parlamentare straordinaria. Le posizioni non sono omogenee. Il Pd chiede condanne "senza ambiguità" delle iniziative russe, e in particolare si rivolge alla Lega. Il capo M5s Giuseppe Conte, sinora più morbido, ieri ha confermato il "si" del suo partito alle sanzioni. Da verificare anche la posizione di Forza Italia, alla luce del rapporto storico tra Silvo Berlusconi e Vladimir Putin.

La novità di giornata è che sul dossier ucraino-russo ha preso la parola anche la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. E le sue parole danno vita ad un giallo. Sulle agenzie di stampa, infatti, l'ex ministra ricorda che Fdi, "convinto da sempre che il rispetto del diritto internazionale sia alla base della convivenza pacifica tra gli Stati, condanna fermamente il riconoscimento unilaterale da parte della Federazione russa delle repubbliche separatiste del Donbass. Difendiamo il diritto degli Stati sovrani e democratici dell'Est Europa di scegliere liberamente il loro destino occidentale ed europeo". Ma sui social network Meloni rilascia un post che da un lato rinvia alla nota ufficiale di Fratelli d'Italia, dall'altro evidenzia solo i passaggi più morbidi del testo: "Grande preoccupazione per le notizie che arrivano dall’Ucraina e che coinvolgono la stabilità di tutta l’Europa - sintetizza la leader Fdi sui suoi social -. Sosteniamo l’appello lanciato dalla comunità internazionale alle parti in causa per un immediato cessate il fuoco e per la riapertura di un tavolo negoziale che porti ad una immediata de-escalation. Rinnoviamo la richiesta al premier Draghi di riferire immediatamente alle Camere sull’evoluzione della crisi e sulla posizione assunta dal governo, nonché di convocare senza indugio gli organismi preposti alla sicurezza nazionale".

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