giovedì 31 marzo 2022
Il premier chiede che tacciano le armi, ma prima serve una de-escalation del conflitto. Il presidente russo avrebbe ammesso che la neutralità assicurata da Kiev è un passo avanti
Draghi sente Putin: parliamo di pace. Roma tiene duro sul 'ricatto' del gas
COMMENTA E CONDIVIDI

«Presidente Putin, la chiamo per parlare di pace». Decisamente l’esordio della telefonata lasciava presagire molto di meglio circa il suo esito, nelle parole scelte da Mario Draghi. Ma in diplomazia a volte ci si deve accontentare di tenere aperta una strada, che domani magari potrà risultare utile e percorribile. E la strada è stata aperta. Quasi un’ora di colloquio per accreditare anche presso la Russia quel ruolo che dall’Ucraina è stato riconosciuto all’Italia di poter far parte, quando ci saranno le condizioni, di quel ristretto numero di Paesi 'volenterosi' che dovranno agire da garanti (per l’Onu, per la Ue, o per l’Osce, presto per definire la cornice istituzionale internazionale) di un cessate il fuoco che possa essere duraturo e più efficace degli accordi di Minsk. Che avrebbero dovuto prevenire - dopo l’annessione della Crimea - l’esplosione di un nuovo conflitto che invece è deflagrato lo stesso e nel modo più devastante possibile.

All’Osce che fu incaricata di guidare il processo di pace è mancato uno strumento militare di interposizione a garanzia del processo di pace, che è quello che qui invece di vorebbe creare oggi, con l’Italia che assume una iniziativa diplomatica in tal senso. Nel corso della telefonata Draghi «ha ribadito la disponibilità del governo italiano a contribuire al processo di pace », in presenza però «di chiari segni di de-escalation da parte della Russia », fa sapere Palazzo Chigi. Ma è proprio questa premessa indispensabile, che continua a mancare, che frena ogni entusiasmo, anche quello con cui, almeno nei toni, il colloquio si era aperto ieri pomeriggio da parte del nostro premier.

Draghi ha chiesto a Putin la sua valutazione circa l’andamento del negoziato in Turchia tra la Russia e l’Ucraina e i suoi ultimi sviluppi, che purtroppo dopo qualche speranza di troppo sono tornati a complicarsi. Tuttavia, fa sapere Palazzo Chigi, Draghi non ha rinunciato a ribadire con Putin «l’importanza di stabilire quanto prima un cessate il fuoco», nel duplice intento di «proteggere la popolazione civile e sostenere lo sforzo negoziale». Dal Cremlino il resoconto del colloquio si limita invece a sottolineare che Putin avrebbe informato Draghi, «su richiesta del presidente del Consiglio italiano, sull’andamento dei colloqui con Kiev, il giorno dopo il tavolo negoziale di Istanbul». A quanto trapela da parte italiana il leader russo avrebbe espresso a Draghi soddisfazione sia perché l’Ucraina starebbe accettando la questione della neutralità territoriale, di cui l’Italia, insieme ad altri alleati, si candida, come detto, a fare da garante.

Ma resta il nodo, irrinunciabile per l’Ucraina e per tutti i Paesi che la sostengono, di un 'obbligo di difesa' cui legare i Paesi garanti, per non rendere il loro ruolo poco più che simbolico, ma su questo per ora Mosca frena. Un percorso definito ancora allo «stadio preliminare », al quale mancano ancora troppe premesse di base, al di là dei piccoli passi avanti raggiunti, ma vanificati dalle bombe che continuano a esplodere. Ma Mosca tiene a far sapere che si è parlato anche «della richiesta di pagare in rubli per le forniture di gas», argomento non a caso tenuto fuori dal resoconto italiano.

Da Putin, riferiscono da Mosca, «sono stati forniti chiarimenti sulla decisione». In una conversazione col cancelliere tedesco Olaf Scholz, Putin avrebbe assicurato che i pagamenti potranno continuare per il momento ancora in euro. E che in ogni caso che il passaggio alla moneta russa non sarebbe 'peggiorativo'. Draghi sul punto avrebbe ascoltato senza replicare, ma la posizione italiana è nota. La richiesta è ritenuta «illegale», e in «violazione» dei contratti. Il premier quindi si salda alla compattezza del fronte europeo per resistere al 'ricatto' sugli approvigionamenti. Tuttavia dopo i toni pesanti delle scorse settimane fra Russia e Italia, Putin e Draghi, che si erano sentiti l’ultima volta due mesi fa, «hanno concordato sull’opportunità di mantenersi in contatto». E di questi tempi è già un piccolo passo avanti.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI