martedì 20 settembre 2022
Il premier, da ieri, a New York, ha ricevuto il premio "statista dell'anno": collaborare con i governi autoritari ma senza compromettere i nostri valori. Stasera l'intervento all'Assemblea Onu
Mario Draghi con Henry Kissinger

Mario Draghi con Henry Kissinger - Ansa / Palazzo Chigi

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Dialogo ma senza ambiguità. Perché le autocrazie "prosperano" davanti alle "esitazioni". È il monito che Mario Draghi lancia da New York, dinanzi alla platea della 'Appeal of conscience foundation', la fondazione che gli ha conferito il premio 'World statesman' (statista dell'anno).

Joe Biden, in un messaggio alla fondazione, ringrazia il premier per la sua "leadership" e per la "voce potente" che ha avuto nella promozione dei diritti umani. E ancora più lusinghiere sono le parole della laudatio di Henry Kissinger: "Il suo coraggio e la sua visione faranno sì che resterà con noi a lungo", dice l'ex segretario di Stato americano mentre Draghi fa con la mano il gesto di frenare. Davanti al rischio di una nuova Guerra Fredda, di una nuova "polarizzazione" innescata dalla guerra della Russia contro l'Ucraina, scandisce il premier, sarà il modo in cui "trattiamo con le autocrazie" che "definirà la nostra capacità di plasmare il futuro". "Servono quindi - sintetizza - "franchezza, coerenza e impegno". Intanto bisogna essere "chiari ed espliciti sui valori fondanti delle nostre società", la fede nella democrazia e "nello Stato di diritto", il rispetto dei diritti umani, la solidarietà globale. Ideali che dovrebbero "guidare la nostra politica estera in modo chiaro e prevedibile". Se si traccia una "linea rossa", la metafora, bisogna "rispettarla". Se si prende un impegno, ripete spesso peraltro in questi ultimi giorni, "dobbiamo onorarlo". Anche per non "pentirsene dopo". Bisogna essere pronti insomma a "collaborare" anche con i governi autoritari ma senza "compromettere i nostri valori fondamentali".

Vale prima di tutto per la crisi ucraina: Ue, Usa e tutto l'Occidente si sono mostrati "fermi e uniti" nel sostegno a Kiev il cui "eroismo" è "un potente promemoria di ciò per cui lottiamo, di ciò che stiamo per perdere". Nonostante la "tristezza" di questi tempi, Draghi si professa comunque ottimista: che la Russia possa "tornare alle norme che ha sottoscritto nel 1945" e che l'Ucraina possa trovare quella "pace" che non bisogna smettere di cercare. "Solo la cooperazione globale - ha concluso il premier che
ribadirà il concetto stasera nel discorso all'assemblea generale dell'Onu - può aiutare a risolvere i problemi globali, dalla
pandemia ai cambiamenti climatici".

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