mercoledì 13 maggio 2020
Nella villa sequestrata ai boss producono mascherine per la rete nazionale dei centri antiviolenza. Quel rumore del taglia e cuci che significa riscatto
Al lavoro per produrre mascherine

Al lavoro per produrre mascherine - Dal profilo Facebook Cooperativa E.V.A.

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Il piccolo laboratorio si trova a Casal di Principe, in via Bologna 33, la strada del clan dei Casalesi. È dentro una villa confiscata a Francesco Schiavone, “Cicciariello”, cugino di “Sandokan”, ed è vicina a quella di altri membri della famiglia, tra cui i genitori del boss. Da qualche giorno dal piano terra arriva il rumore delle “taglia e cuci” di sei donne un tempo vittime di violenza: producono 500 mascherine al giorno con le stoffe e i materiali forniti del Consorzio San Leucio Textile.

Cotone azzurro idrorepellente, elastico, poi riconsegna all’azienda madre per sanificazione e imbustamento, e infine spedizione a tutte le operatrici della rete nazionale dei centri antiviolenza. «La formazione è avvenuta grazie ad una giovane sarta, figlia di una vittima di femminicidio e un’altra sarta professionista. Tra le donne c’era chi sapeva cucire ma non aveva esperienza, o chi faceva la cuoca. Ci siamo impegnate, ora siamo bravissime».

Parola di Raffaella Palladino della Cooperativa Sociale E.V.A. e già presidente di D.i.Re. “Donne in rete contro la violenza”, che spiega le tre anime del progetto: «Sorellanza e solidarietà con le amiche dei centri, impegno costante contro la violenza sulle donne e i minori, lotta per la legalità meno un bene confiscato».

Il progetto “Mascherine antiviolenza” è la riorganizzazione, a causa dell’emergenza Covid–19, del progetto “Seta e Moda”, finanziato dalla Regione Campania con un bando europeo e destinato alla valorizzazione dei beni confiscati, firmato a gennaio.

L’obiettivo era incrementare l’offerta occupazionale di queste donne: l’indipendenza lavorativa è il tratto di strada più importante e a volte più complicato della loro rinascita, specie per quelle che non hanno mai lavorato o hanno un basso livello di scolarizzazione.

Ed è anche una delle sfide e dei successi di E.V.A, che con cinque centri antiviolenza e tre case rifugio, da 20 anni si impegna nella prevenzione e il contrasto della violenza maschile contro le donne.

Ecco le mascherine appena cucite

Ecco le mascherine appena cucite - Dal profilo Facebook Cooperativa E.V.A.

A Casa Lorena, in un’altro bene confiscato sempre a Casal di Principe, dal 2012 E.V.A gestisce anche un laboratorio di prodotti dolciari, confetture e servizio catering, oltre al centro e alla casa rifugio. L’emergenza sanitaria e la consequente cassa integrazione a cui erano destinate le assistite, è stata trasformata in un’esperienza che si innesta nel progetto che sarebbe dovuto partire a inizio pandemia: creazione di prodotti di alta gamma per i grandi brand. L’idea era produrre foulard e copricapi destinati alle donne con problemi oncologici, in collaborazione con il distretto delle aziende della seta di San Leucio.

«La storia di San Leucio e del gruppo di aziende che producono tessuto per arredo ha una storia che risale ai Borboni e ha da sempre come caratteristica l’aver messo in primo piano la dignità del lavoro, dei lavoratori e il lavoro etico» spiega Gustavo Ascione, presidente di San Leucio Textile, che collabora anche con la Cooperativa New Hope di suor Rita Giarretta, sempre nella produzione di dispositivi di protezione. Il distretto guidato da Ascione, aveva già raccolto l’invito della Regione per produrre e donare mascherine ai cittadini, alle carceri del casertano, a lavoratori e personale sanitario. Con lo spesso principio, ha iniziato a fornire materiali e garantire la certificazione dei prodotti confezionati da queste cooperative.

Nell’edificio di via Bologna c’è anche un “Punto Luce», lo spazio ricreativo per bambini voluto da una campagna nazionale di Save The Children, l’asilo e lo “Spazio Mamme”. Si fanno attività ricreative, dopo scuola e laboratori per minori in situazioni difficili. «Noi già amministriamo il bene confiscato gestito dalla cooperativa, ma stiamo dando supporto anche alla raccolta delle donazioni per garantire l’attività di queste donne» spiega Giovanni Allucci del Consorzio Agrorinasce, che insieme al distretto, il Teatro San Carlo di Napoli, CO2 Crisis Opportunity Onlus, Associazione daSud sostiene l’iniziativa. «Il lavoro – conclude Allucci – è dignità e libertà».




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