giovedì 5 aprile 2012
​Un imprenditore si spara al cuore a Pietralata, un autotrasportatore si impicca nella periferia milanese e un uomo si dà fuoco sull’Autobrennero. Debiti e fallimenti alla base dell’estremo gesto.
Di Pietro: «Monti li ha sulla coscienza»
SECONDO NOI Morti tristissime, parole sciaguratissime
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​Morti di crisi. Le ultime tre vittime della pesante situazione economica del nostro Paese sono un imprenditore romano, un autotrasportatore di Milano e un trentanovenne di Bolzano. Storie diverse con un identico epilogo.A Roma, lentamente ma inesorabilmente l’azienda di M. F., 59 anni, è sprofondata nella crisi più nera, fino al dichiarato fallimento, con gli operai in cassa integrazione e i debiti da pagare: sono stati i problemi finanziari ad armare la mano dell’imprenditore romano che si è ucciso ieri, a Roma, in via del Cottanello. Vita e lavoro, abitazione e azienda coincidevano – una sopra e l’altra sotto, a Pietralata, nella periferia capitolina – per il proprietario della C.P.A., azienda specializzata nella costruzione e nella progettazione di serramenti e infissi in alluminio: il suo è solo l’ennesimo gesto disperato, l’ultimo di una lunga catena di suicidi innescati dalla crisi, preceduto pochi giorni fa, il 3 aprile, da quello di un artigiano di Centocelle, un corniciaio che si è impiccato nella sua bottega «a causa – ha lasciato scritto – di problemi economici insormontabili».L’uomo che si è tolto la vita ieri è stato trovato dal figlio diciannovenne  riverso sul pavimento, con un foro nel petto e un vecchio fucile da caccia al fianco. In una lettera chiede scusa per il gesto e fa esplicito riferimento alla precaria situazione finanziaria. A Milano, invece, Giuseppe Polignino aveva perso e il lavoro e si era separato dalla moglie. Per tirare avanti era stato costretto a tornare a vivere con i genitori, in una casa popolare della periferia milanese. Secondo i primi accertamenti della polizia potrebbero essere queste le cause che hanno spinto l’uomo, 51 anni, di professione autotrasportatore, a togliersi la vita, impiccandosi con una cavo elettrico nella cantina della casa dove abitava con i genitori. Una dramma che ha scosso l’intero quartiere: erano stati proprio i genitori, qualche giorno fa a denunciare la scomparsa del figlio. Forse temendo già il peggio visto che la sua macchina era normalmente parcheggiata. È stata la madre, di 69 anni, a scoprire l’altro ieri il cadavere in cantina e a chiamare la polizia. «Aveva perso il lavoro da un pezzo e tutti i giorni andava a cercare uno ma non lo trovava» ha spiegato l’anziana agli inquirenti. Parenti e amici per tutta la giornata di ieri si sono recati a fare visita alla famiglia. Il parroco don Giuseppe, della parrocchia della Beata Vergine Addolorata si è recato dai genitori per pregare insieme a loro. «Mi hanno spiegato che il figlio era depresso perché non trovava lavoro» ha detto. Aggiungendo che in questo periodo di crisi si moltiplicano le richieste di aiuto ai centri della Caritas da parte di operai e impiegati che perdono il lavoro. È arso vivo nella sua macchina sulla corsia d’emergenza dell’autobrennero a sud di Bolzano un trentanovenne nato a Padova che lavorava a Bolzano. Secondo le indagini condotte dalla questura di Bolzano, si sarebbe suicidato per motivi economici, per i tanti debiti contratti. In un primo momento tutto faceva pensare a un tragico incidente: sembrava avesse fermato l’auto in fiamme sulla corsia d’emergenza, senza aver fatto in tempo a scendere. I pompieri, intervenuti sul posto, hanno però trovato nell’abitacolo due taniche di benzina, sebbene il fuoristrada fosse alimentato a gasolio.
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