sabato 31 luglio 2010
Il giorno dopo la rottura, i parlamentari legati al nuovo raggruppamento "Futuro e libertà" sanciscono la loro uscita dal Pdl. E mettono in difficoltà Berlusconi che avvia contatti per consolidare la sua maggioranza. Ma Casini e Rutelli rifiutano l'offerta.
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È l'ennesimo "day after", nella maggioranza. Quello in cui, dopo il proclama delle "mani libere" di Gianfranco Fini, si ragiona di possibili scenari senza escludere la crisi di governo. E mentre il Cavaliere vanta di aver portato a casa ben quattro provvedimenti «contro tante chiacchiere», iniziano a registrarsi smentite e controsmentite sulla "campagna acquisti" del premier per rinforzare governo e maggioranza dopo la costituzione del nuovo gruppo finiano "Futuro e Liberta".Ci sono deputati dell'Udc e dell'Api di Francesco Rutelli ma anche del gruppo misto - avrebbe detto stanotte durante una cena con le deputate il premier - pronti a sostenerci, vanno intercettati. Ma dai diretti interessati la replica è gelida. «Nessuno pensi di spendere il nome di un movimento politico che è nato in modo coraggioso nuotando controcorrente per operazioni balneari. Detto in cinque parole, non c'è trippa per gatti», fa sapere chi è vicino al leader dell'Api, Francesco Rutelli. «Io sono coniugato stabilmente e non cerco fidanzamenti», ribatte Pier Ferdinando Casini. «Sono sicuro che nessuno dei miei passerà con Silvio, siamo blindati - aggiunge il leader Udc - semmai sono gli altri a bussare alla nostra porta». «Sono una persona seria, rispetto gli impegni presi con gli elettori che mi hanno collocato all'opposizione - dice ancora Casini - Ho chiesto alla luce del sole nelle cene private come in Parlamento a Berlusconi di aprire una fase nuova. Serve all'Italia un governo di responsabilità nazionale che affronti il capitolo delle grandi riforme perchè così si campicchia e noi non possiamo permettercelo».Di fatto, però, parlare di crisi di governo e persino di elezioni anticipate ormai non è un tabù neppure per i ministri stessi. «Se un'eventuale violazione del patto con gli elettori da parte di qualcuno dovesse impedire  al governo di andare avanti - afferma ad esempio il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli - Berlusconi ed il centrodestra vincerebbero le inevitabili elezioni». Intanto, a Palazzo Grazioli il premier incontra tra gli altri l'ex finanana Anna Maria Bernini (che dovrebbe diventare vice ministro dello Sviluppo nel cdm di mercoledì). Per evitare incidenti - riferiscono le deputate che lo hanno visto a cena ieri sera a Tor Crescenza - è lo stesso Cavaliere ad invitare ministri e sottosegretari ad essere più presenti in Parlamento quando si vota, a chiedere maggiore compattezza in Aula ed un maggior monitoraggio delle presenze.I numeri traballano, insomma, e voto di sfiducia sul sottosegretario Giacomo Caliendo, processo breve, Lodo Alfano, riforma della giustizia e federalismo saranno i primi banchi di prova. Ma il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto avverte i finiani: «Vedremo ora come si comporteranno in Parlamento questi nuovi gruppi nati da parlamentari eletti con la maggioranza. Di certo nè il presidente del Consiglio nè il Pdl sono disponibili a farsi cuocere a fuoco lento, facendosi condizionare di volta in volta su ogni provvedimento. Se così fosse, si dovrebbe subito tornare a votare». Dopo il proclama delle "mani libere" di Gianfranco Fini si smarca anche Raffaele Lombardo, leader del Movimento per le Autonomie. «Quasi nulla del programma per il Sud è stato realizzato - dice -. Da ora in poi vogliamo vedere cosa portiamo a casa. Se è nulla, non vedo perchè dobbiamo votare contro gli interessi degli elettori».Il premier - rientrato a Milano dopo una giornata di lavoro a Roma ed intenzionato a trascorrere l'estate riorganizzando il partito - rivendica di avere fatto «contro tante chiacchiere», quattro provvedimenti in sette giorni, rafforzando «il profilo riformatore del Governo contro tante chiacchiere». Nuovo codice della strada, riforma del cinema e della università, ma soprattutto la manovra «che ha messo al riparo l'Italia dalle conseguenze più gravi della crisi economica e ha posto le condizioni dello sviluppo». «Frottole» per l'Idv, per la quale invece «governo e maggioranza sono al capolinea».
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